[ott 1] Omelia – Ingresso di don Marco Ferrini a San Pietro in Fognano

01-10-2023

Fognano 1° ottobre 2023.

Cari fratelli e sorelle, oggi ricevete il nuovo parroco nella persona di don Marco Ferrini, che da poco tempo è divenuto parroco a Brisighella. Don Marco ha, inoltre, la cura pastorale di san Rufillo e di san Giovanni Battista in Ottavo località Pieve Thò. È questa, dunque, l’occasione per riflettere sulla realtà della comunione-comunità, che è sia la parrocchia sia l’Unità pastorale. Si tratta di un noi di persone credenti, le quali sono unite tra di loro perché sono prima in comunione con Gesù Cristo. In forza del Battesimo tutti noi siamo uniti a Gesù e perché uniti con Lui siamo in comunione tra di noi.   Formiamo un solo corpo e un solo spirito con il Figlio di Dio, il grande missionario. In forza del battesimo e del dono del suo Spirito d’amore Egli ci compagina e ci invia in tutto il mondo come suoi missionari.

San Paolo nella lettera agli Efesini, in particolare nel capitolo quarto (cf Ef 4,1-7. 11-13), esorta tutti i credenti a comportarsi in maniera degna della chiamata missionaria che hanno ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandosi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Non si tratta, pertanto, di essere missionari in diaspora, divisi, operanti ognuno per conto proprio, proiettati in mille direzioni senza mai convergere. Gesù, ci rammenta sempre san Paolo, ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristofinché tutti arrivino all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. I carismi, i ministeri ci sono dati, dunque, non per noi stessi, per un nostro uso esclusivo, bensì per costruire il Corpo di Cristo, la Chiesa-comunione missionaria, così compaginata perché tutti gli uomini possano raggiungere la pienezza umana nel Signore Gesù.

Cari fratelli e sorelle, non si tratta, dunque, di avere solo i doni del Signore, di avere il suo Amore come una proprietà esclusiva. È, soprattutto, importante che noi siamo e viviamo l’Amore di Gesù, che fa dono della sua vita all’umanità, svuotando sé stesso, assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini (cf Fil 2, 1-11). Non dobbiamo solo pregare e invocare lo Spirito per avere l’Amore di Dio. Dobbiamo essere e vivere l’Amore di Dio, come vita che si fa dono per costruire la Chiesa, per essere a servizio della sua comunione, per lavorare nella vigna del Signore. Ecco la vocazione del cristiano: essere amore ricevuto e donato; essere e vivere nell’Amore per Gesù Cristo, per la Chiesa, per il suo Corpo mistico, per la trasfigurazione del mondo, dell’economia, della politica, della società. Destinatari dell’amore di Cristo, gli uomini vengono costituiti soggetti di amore, soggetti di comunione nella missione. Sono chiamati a farsi essi stessi strumento e portatori dell’amore comunione, della vita trinitaria. Essere e vivere l’amore per la comunità equivale ad avere cura della comunità cristiana nel suo insieme e nelle sue molteplici forme di azione pastorale. Espressione irrinunciabile della carità verso la comunità è l’unione fraterna tra i cristiani, è vivere nella comunione e nella corresponsabilità. In questa prospettiva, si è chiamati a promuovere e a valorizzare, in un quadro di autentica pastorale d’insieme, gli strumenti di partecipazione ecclesiale e gli organismi relativi ai diversi ambiti pastorali, tenendosi aperti nella comunione con le altre comunità cristiane. Occorre curare le varie relazionalità secondo una logica di reciproco sostegno nell’annuncio del Vangelo, nella testimonianza della carità.

Fognano, posto come comunità cristiana in un’Unità pastorale, in un insieme di comunità parrocchiali e di Istituti religiosi, non può pensarsi come una realtà isolata, non solo perché non ha il parroco residente, ma soprattutto perché noi siamo strutturati e chiamati ad essere Chiesa comunione nella missione. Oggi è più necessario che mai mettere insieme le forze per una nuova evangelizzazione, che tenga presente, senz’altro, gli elementi costitutivi della vita ordinaria della Comunità: annuncio/catechesi, liturgia, carità, ma anche nuove forme di ministerialità per la missione! Si pensi, ad esempio, ai Gruppi ministeriali su cui la nostra Diocesi sta riflettendo da tempo e per la costituzione dei quali ha predisposto dei percorsi di formazione.

In tale contesto, i battezzati si devono sempre più pensare, come già accennato, corresponsabili e non solo collaboratori. La corresponsabilità dei laici non significa, però, imparare a fare senza il ministro ordinato, senza il parroco, ma a vivere insieme con lui la responsabilità dell’annuncio, della guida/carità pastorale e della preghiera. Oggi c’è il rischio di cadere in una clericalizzazione del laicato e di una laicizzazione del clero. Infatti, si vedono interpretazioni estreme della corresponsabilità dove gli uni e gli altri imparano semplicemente a fare senza l’altro. La chiave di volta non sta nel semplice “spartirsi i compiti” ma nello svolgerli nella comunione, ossia insieme, secondo le specifiche vocazioni e con le responsabilità che sono proprie di ogni ministero. Non è forse questa la sinodalità su cui siamo chiamati a riflettere soprattutto in questo periodo nella Chiesa italiana, ma non solo?

Come già detto, per un salto di qualità nelle nostre comunità occorre proprio investire nella formazione a riguardo del nostro essere Chiesa comunione nella missione, a riguardo dei ministeri, a riguardo del cammino sinodale, della cura delle nuove generazioni del post-cresima, della sinergia con le altre comunità dell’Unità pastorale. Solo così si potrà essere sempre più comunità evangelizzata ed evangelizzante. Solo così si potrà ritrovare in Cristo Gesù, speranza del mondo e garanzia di una nuova umanità, la forza di rialzarci di fronte ai fallimenti, alle delusioni più cocenti, alle alluvioni e al terremoto. Auguri, caro don Marco Ferrini. Grazie don Mirko Santandrea.

                                                 + Mario Toso