OMELIA per la MESSA CRISMALE 2008

Basilica Cattedrale di Faenza, 20 marzo 2008
20-03-2008


Carissimi sacerdoti, desidero rivolgermi anzitutto a voi in questo giorno in cui Gesù amò i suoi sino alla fine con il dono dell’Eucaristia, e così facendo istituì il sacerdozio ministeriale. Viviamo questa giornata con sincera trepidazione, perché ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli di fronte al grande dono che ci è stato fatto, davvero un tesoro portato in vasi di creta.


Ma sappiamo pure che attorno al sacerdozio cattolico c’è tanta attesa, se volete espressa anche nella pretesa della sua integrità di vita nei casi penosi che la comunicazione di massa si premura di enfatizzare, ma soprattutto manifestata dalla sincera aspettativa del popolo cristiano.


Dobbiamo tuttavia riconoscere che la reale dignità della nostra missione viene dall’essere stati scelti dal Signore, e mandati a suo nome per la santificazione del suo popolo. Per tutto questo vogliamo essere sempre riconoscenti a Dio che ci ha chiamati soprattutto con la fedeltà della nostra vita, che desideriamo sempre più conforme al modello del Cristo buon pastore.


In questa celebrazione vogliamo pregare per alcuni nostri confratelli che ricordano ricorrenze significative del loro sacerdozio: i settant’anni di ordinazione presbiterale di don Giulio Donati e di don Giuseppe Minghetti, ancora entrambi nel ministero; i sessantacinque anni di ordinazione di don Domenico Perfetti, ospite della casa di riposo di Tredozio. Vogliamo pure ricordare il venticinquesimo dell’ordinazione episcopale di Mons. Franco Gualdrini, ancora tanto legato al nostro presbiterio.


Oggi faremo memoria anche dei confratelli che ci hanno preceduto nella casa del Padre nell’anno passato: Mons. Fiore Scarzani, sacerdote già del clero di Modigliana che ha svolto il suo ministero per tanti anni a Roma, e Mons. Pietro Rotondi passato alla vita eterna dopo una intensa vita sacerdotale nella nostra Chiesa. Quando ci saremo ripresi dallo sconcerto della sua improvvisa scomparsa, dovremo fare tesoro della sua generosa testimonianza.


Avremo poi un pensiero anche per i nostri missionari, cioè tutti coloro che sono inviati ad annunciare il Vangelo, laici e persone consacrate, e in particolare i religiosi originari della nostra Diocesi.


Oggi i nostri sacerdoti li vogliamo tutti presenti nella preghiera attorno a questo altare, anche coloro che per la sofferenza della malattia o della vecchiaia sono più vicini alla croce di Cristo.


Nell’Eucaristia viviamo un legame profondo e misterioso con il sacramento dell’Ordine sacro perché il prete è colui che dice Messa. Sappiamo bene che non è solo questo, ma ciò manifesta la radice profonda del rapporto in cui si trovano i due sacramenti. Di conseguenza il presbitero diventa servo e segno di Cristo.


Scrive il Papa nella Sacramentum caritatis: ‘Il sacerdote è più che mai servo e deve impegnarsi continuamente ad essere segno che, come strumento docile nelle mani di Cristo, rimanda a Lui. Ciò si esprime particolarmente nell’umiltà con la quale il sacerdote guida l’azione liturgica, in obbedienza al rito, corrispondendovi con il cuore e la mente, evitando tutto ciò che possa dare la sensazione di un proprio inopportuno protagonismo‘.


Servo, per essere segno; ma non in proprio, bensì nelle mani di Cristo, che rende efficace i segni, i ‘santi segni’. Non sembri piccola cosa poter disporre, attraverso i riti e le preghiere della Chiesa, di una forza che agisce direttamente nei cuori e nei punti nevralgici della vita del mondo. Là dove l’uomo non ha più risorse, può arrivare la forza della grazia.


Nella celebrazione eucaristica vi sono dei momenti in cui è chiesto al presbitero di esprimersi in modo personale; ma c’è anche il rispetto per ciò che la Chiesa ritiene essere proprio, da non doversi modificare in modo arbitrario pensando di poter fare meglio della Chiesa stessa.


Tutti coloro che concorrono alla celebrazione eucaristica sono anch’essi partecipi in questa fedeltà.


Saluto e ringrazio i ministranti che sono qui presenti, che con il loro servizio rendono più viva e dignitosa la celebrazione eucaristica; sono il segno di una comunità che crede nell’educazione dei ragazzi e dei giovani attraverso il contatto consapevole con l’Eucaristia celebrata e vissuta.


L’obbedienza a Cristo non è solo nelle preghiere e nei riti; l’Eucaristia è per la vita del mondo, e bisogna essere fedeli a Cristo anche in questa sua volontà. Sarebbero molto contenti i nostri laicisti se ci limitassimo a trattare le cose di Dio, senza interessarci dell’uomo, al quale essi vorrebbero pensare a modo loro. Certo ci sono modalità proprie di ambiti laicali che vanno rispettate; ma guai se ci dimenticassimo dei valori fondamentali da promuovere e difendere nell’uomo, dal momento che Dio si è incarnato per elevare la dignità di ogni uomo e farlo diventare veramente figlio di Dio.


Una volta si accusavano i preti di fare politica se parlavano in difesa dei poveri e degli sfruttati; oggi li si accusa di ingerenza se difendono la famiglia fondata sul matrimonio, la vita umana, la libertà di educazione. Il tentativo di impedire alla Chiesa di interessarsi dell’uomo è lo stesso.


Scrive a questo riguardo il Papa nella Sacramentum caritatis: ‘Il cibo della verità (cioè l’Eucaristia) ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per lavorare senza sosta all’edificazione della civiltà dell’amore‘ (n. 90).


La Messa crismale mette in evidenza il legame dell’Eucaristia con tutti i sacramenti, reso più forte dalla significativa presenza a questo rito della Chiesa diocesana nella sua unità visibile.


La benedizione degli Oli santi e la consacrazione del Crisma ci richiamano in particolare alcuni sacramenti, che raggiungono gli uomini in momenti importanti della loro vita. E’ il caso delle famiglie che accolgono i figli e li portano al battesimo per introdurli nella Chiesa; sono i ragazzi e i giovani che stanno crescendo con il dono dello Spirito santo ricevuto nella Confermazione; sono coloro che saranno consacrati presbiteri per la vita cristiana della nostra gente; sono gli ammalati bisognosi del conforto del sacramento dell’Unzione.


Carissimi fedeli tutti, nel rivolgermi ai sacerdoti in questo giorno anniversario della istituzione del sacramento dell’Ordine, ho di fatto coinvolto anche voi, per i quali il ministero e la vita dei presbiteri vengono spesi. I sacerdoti non hanno altro interesse che il vostro bene spirituale. Sappiate accoglierli sempre e collaborare con loro in una vera corresponsabilità, per il bene delle nostre comunità cristiane. Ce lo chiede il Signore Gesù, e ce lo chiede anche il nostro mondo, che nella sua confusione mostra quanto mai di avere bisogno della vera luce e dell’amore di Cristo.