1 Cor 12, 3-8;12-13
Nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune […]. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti, noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
Carissimi fratelli e sorelle,
seguendo le parole dell’Apostolo Paolo, anch’io come successore degli apostoli, che viene fra di voi, vorrei fermarmi su 3 temi prioritari.
1 – COMUNIONE NELLA MISSIONE
Al centro del nostro essere Chiesa c’è una Persona concreta e reale che nella sua opera di salvezza ricapitola in sé tutto l’universo: Gesù Cristo. Dio ha visitato e redento il suo popolo con potenza, attraverso la Pasqua del Signore Gesù, che ci rivela il senso e la profondità dell’amore increato di Dio, al quale siamo tutti chiamati.
La Chiesa continua, nel tempo e nella storia, l’opera di Gesù Cristo: annunciare la buona notizia del Vangelo ad ogni uomo, celebrare la Pasqua mediante l’Eucaristia, vivere nell’amore verso Dio, fra di noi e, soprattutto, verso i più piccoli.
La missione, che Cristo ha inaugurato con la sua vita pubblica e portato a compimento nella sua Pasqua, rimane l’unica missione della Chiesa.
E la Chiesa può prolungarla nella storia efficacemente, con fecondità, solo se sarà incorporata al suo Signore, al suo Sposo, al suo Corpo, nella comunione con Lui, con il Padre e lo Spirito santo. Siamo membra dell’unico Corpo, che è la Chiesa, che ha Cristo come Capo. Il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo.
Paolo ci ricorda che uno solo è Dio che opera tutto in tutti: fratelli e sorelle, a questo siamo chiamati, a questo tende la presenza dello Spirito Santo in noi e nella Chiesa. Siamo chiamati alla pienezza di Cristo, ad annunciare questa pienezza, che si è incarnata nella storia, per celebrare e vivere l’Amore che dà senso alla vita.
Quindi, dobbiamo domandarci: siamo orientati a Cristo, a celebrare e all’annunciare la sua morte e risurrezione che ricapitolano in Lui tutte le cose, per viverle nella sua carità?
In questa missione unica e triplice allo stesso tempo, rientra anche la gestione dei beni materiali. Oggi il paradigma imperante sembra essere l’ansia del possesso e il bisogno dell’acquisto. Ma tutto questo è secondo il Vangelo? Anche la gestione dei beni materiali non può che avere come riferimento e norma il Vangelo, che ci rivela un criterio diverso da quello del possesso: fra voi non sia così, dice Gesù. Il primo criterio rimane la missione dell’annuncio, della celebrazione e della carità. Le nostre strutture e i nostri beni materiali devono essere ministeriali alla missione della Chiesa.
2 – COMUNIONE E SERVIZIO
L’imperativo di Gesù “fra di voi non sia così” ha la sua espressione non solo in campo materiale ma soprattutto nell’ambito delle relazioni. Qui si inserisce il servizio alla Chiesa e nella Chiesa. Noi tutti siamo chiamati a vivere relazioni libere e liberanti, relazioni che sanno incontrare, senza pregiudizi, gli altri e sanno accoglierli ed ascoltarli. Siamo chiamati a fare dell’offerta di noi, che è l’amore insegnato da Gesù, lo stile di ogni nostro legame e relazionarci.
Per questo il ministero e l’autorità nella Chiesa non possono che declinarsi come servizio. Ognuno è chiamato a mettersi in gioco, ad offrire ciò che è e ciò che può fare non per sé stesso, ma per il bene di tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune, scrive Paolo, perché l’azione dello Spirito del Risorto non ci chiama a chiuderci in noi stessi, nei nostri schemi ma ci spinge con forza ad uscire per l’utilità di tutti. Siamo chiamati a scomodarci, a servire. Lo Spirito ci spinge su terreni non conosciuti perché possa essere chiaro che non siamo noi il centro propulsivo, ma Lui, il vivente.
Pertanto, sintetizzando, il servizio nella comunità cristiana ha senso solo se è sequela di Cristo, se risponde non ad un nostro desiderio, ma corrisponde a ciò che ha detto e ha fatto il Signore, e se conduce a Lui.
Il bene di tutti rimane il criterio per ogni autorità nella Chiesa, dal Vescovo a coloro che sono chiamati al decoro degli ambienti.
3 – COMUNIONE E PASTORI
Infine, vorrei aggiungere alcune considerazioni sul criterio dell’apostolicità: Gesù ha chiamato delle persone concrete ad incarnare nel mondo la sua presenza di pastore. Il Vescovo e i presbiteri suoi collaboratori, sono costituiti in autorità per il bene comune dei fedeli. Ciò rende chiaro che è il Signore a fondare le nostre comunità. Non siamo noi che possiamo decidere di costituirle, chiamando chi vogliamo a guidarci. Tutto è ricevuto. Noi ci affidiamo a chi ci convoca e a chi è mandato come pastore nel nome di chi ci costituisce comunità. In questo si struttura la nostra appartenenza alla Chiesa diocesana.
La Chiesa non è un parlamento di eletti dalla base. Nella Chiesa non comanda la maggioranza. Il cammino sinodale ci sta facendo approfondire come non è importante da dove viene la decisione, se dall’alto o dal basso, ma se questa decisione viene dallo Spirito, se è volontà di Dio. Abbiamo bisogno di affidarci ai presbiteri, e i presbiteri al loro Vescovo, successore degli apostoli. In questa comunione nella missione, nella fede, nella speranza comune e nella carità, si compie il nostro essere in comunione con Cristo e tra di noi.
Confido che le nostre comunità possano continuare a sviluppare la sinodalità non come un compito da svolgere perché richiesto dal Papa, ma come uno stile di vita consono alla natura stessa della comunità ecclesiale, che deve saper superare i parlamentarismi e le pretese individualistiche. Si tratta di vivere e di comporre armoniosamente le voci di tutto il Popolo di Dio in cui il carisma proprio dei Pastori e del Vescovo è ricevuto dallo Spirito, segno di unità e garanzia nella fede.
Inoltre, come a tutte le comunità che ho visitato, vorrei ripetere le parole di Gesù: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Non è un mandato del Vescovo, ma un comando del Signore! Pregate! Il bisogno è tanto, ma i sacerdoti sono pochi. Non stanchiamoci di pregare, di accompagnare i giovani a rispondere con gioia e coraggio al Signore che chiama. L’accompagnamento dei ragazzi e dei giovani nella loro vocazione richiede discernimento, dedizione assidua ed illuminata da parte dei presbiteri e degli educatori, perché la disponibilità nel donarsi al Signore cresca in coloro che sono chiamati.
Carissimi, vi invito a fidarvi di Dio, a pregare per il dono dello Spirito, perché ci renda gioiosi nel servizio alla sua Chiesa, gioiosi nell’annuncio, nella celebrazione e nella carità.
Grazie e buon cammino.
+ Mario Toso