COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
Faenza, Cimitero dell’Osservanza 2 novembre 2024.
Cari fratelli e sorelle, siamo qui per riflettere sulla morte, su ciò che c’è dopo di essa. Siamo qui insieme – è Gesù Cristo che ci ha fatti suoi, con la sua incarnazione e che con la sua risurrezione ci rende partecipi della sua vita immortale – con la coscienza che proprio Lui, il Signore della vita, ci tiene uniti con coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede. Lui è il ponte che unisce, dopo la sua incarnazione e risurrezione, le due sponde, quella della vita terrena e quella della vita eterna. Grazie a Gesù Cristo formiamo un popolo solo, immenso, che in parte è pellegrino su questa terra, un’altra parte è in attesa di entrare nella Gerusalemme celeste e un’altra parte è già entrato nella casa della comunità di Dio.
Cari fratelli e sorelle, è Gesù Cristo, il Risorto, che ci convoca qui e ci consente di essere comunità che spera e vede, oltre il nostro breve tempo, un traguardo sicuro: l’approdo nella sua casa di luce, dimora che dura sempre, oltre il tempo, ed è colma di persone felici, beate. Dopo la morte ci attende una vita in pienezza, la famiglia di Dio, ove tutti i suoi figli saranno con Lui, in un abbraccio e in una comunione eterni.
Qui, in questo piazzale, siamo Chiesa che, come Bartimeo, il cieco di Gerico, grida a Gesù, il redentore: «Figlio di Davide, abbi pietà di me. Fa’ che io veda di nuovo» (Mc 10, 51). Qui domandiamo di avere la fede di Bartimeo, e cioè di vedere e di capire che Egli realmente abita in noi, vive in noi, con il suo Spirito d’amore. Desideriamo sentire, con una maggiore intensità, che noi gli apparteniamo, che siamo uniti a Lui in maniera definitiva, anche se non sempre ne abbiamo una chiara percezione. È solo l’essere distratti da tante vicende, rispetto alla parte più profonda del nostro essere, che ci rende ciechi, lontani dalla familiarità con Gesù, nel quale peraltro noi siamo e viviamo. In questo piazzale, antistante al cimitero – ove ci sono coloro che dormono in attesa della risurrezione -, abbiamo l’opportunità di rendere più profondo il nostro sguardo sul nostro legame con il Figlio di Dio. In questo luogo, ravviviamo la coscienza di essere associati alla sua risurrezione, sicché possiamo dire con Giobbe le parole: «Io so che il mio redentore è vivo. […] Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso. I miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Giobbe 19, 25-27).
È così che coltiviamo una speranza che non delude. È l’amore che è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito santo che ce lo consente. Proprio perché Cristo è morto per noi e il suo potente amore ci è stato donato, guardiamo a Dio Padre con fiducia. È Lui che ci dona pienezza di vita (cf Rm 5, 5-11). Tutto ciò che il Padre dà al Figlio ritornerà a Lui. La volontà del Padre è questa, dice Gesù: che non perda nulla di quanto Dio gli ha dato e che lo risusciti nell’ultimo giorno (cf Gv 6, 37-40). Se crediamo di essere figli nel Figlio, e che apparteniamo in maniera indissolubile a Lui, possiamo sperare con una fiducia fondata, che saremo risuscitati nell’ultimo giorno.
Cari fratelli e sorelle, non siamo soli quaggiù, sia che siamo vivi sia che siamo morti, come i nostri cari. Non siamo popolo abbandonato. Cristo è in mezzo a noi, in noi, nei nostri cuori. Cammina con noi. Riconosciamolo presente specialmente nell’Eucaristia che stiamo celebrando, come fecero i discepoli di Emmaus. Essi l’avevamo vicino mentre camminava con loro, ma non lo riconoscevano.
In questa santa Messa ricordiamo tutti i defunti, i nostri genitori e i nostri nonni che tanto ci hanno voluto bene e ci hanno insegnato ad amare Gesù Cristo, con tutte le nostre forze e il nostro ardore. Preghiamo per i presbiteri, i religiosi e le religiose, per l’arcivescovo di Ravenna Salvatore Baldassarri, nato a Faenza, sepolto in questo cimitero. Preghiamo per i bambini morti prematuramente. Il Signore ricompensi tutti i credenti con la sua vita gloriosa. Viviamo con i nostri defunti un vicendevole dare e ricevere.
+ Mario Toso