Faenza, cattedrale 27 marzo 2021.
Cara Eccellenza, cari presbiteri, diaconi, fratelli e sorelle, alle porte della Settimana santa, don Giacomo Minelli ci ha lasciati con una celerità impensata. L’abbiamo visto, si può dire sino a ieri l’altro, sempre sorridente, scherzoso. Eppure, eccoci qui presso le sue spoglie mortali a pregare per lui, come spesso ci chiedeva di fare, dopo averci colmati di doni. In questi giorni ci stanno lasciando in tanti, anziani e adulti, ed anche giovani, per una recrudescenza insospettata del virus. Con don Giacomo se n’è andato un altro sacerdote della nostra Diocesi. Oltre a don Antonio Savorani (12.12.2020) della Diocesi di Imola ma amministratore parrocchiale a Biancanigo, quasi due mesi fa ci ha lasciati anche Mons. Vittorio Santandrea (02.02.2021). Il Signore ci ha visitati, ricordandoci la nostra fragilità, ma anche che il nostro presbiterio si sta assottigliando. Sono, però, di conforto le prossime due ordinazioni presbiterali, quelledi don Emanuele Casadio e P. Michel Arsène Bom dell’Opera Santa Maria della Luce nei primi giorni di settembre prossimo. Il 4 luglio saranno ordinati diaconi transeunti Marco Fusini e fratel Jean Romain NGOA dell’Opera Santa Maria della Luce.
Don Giacomo, chiamato comunemente don Giacomino nonostante la sua robusta costituzione, è morto, come accennavo, quasi alla vigilia della Settimana santa. Con la sua partenza abbastanza repentina ci ricorda che dobbiamo essere sempre preparati per l’incontro con il Signore: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese», ci ha ricordato il vangelo di Luca (Lc 12,35). Il sacerdozio di don Giacomo, ricco di impegno apostolico, caratterizzato da un’esistenza che ha mostrato aspetti originali e creativi nel dono di sé agli altri, specie per i giovani e i più bisognosi, ci rammenta che il presbitero è una persona consacrata a Dio per gli altri. Così è stato ed è ricordato don Giacomo da tutti coloro che l’hanno conosciuto (cito qui coloro che si sono fatti presenti con un loro scritto: don Otello Galassi, don Pellegrino Montuschi, don Marco Farolfi, padre Giovanni Querzani, Angela Teston, diacono Fabrizio Liverani). Egli è stato tra noi un presbitero che non si è appartenuto, ma si è speso, con tutte le sue forze, a servizio della gente. E sempre con quell’ottimismo che, nonostante le sofferenze e le croci, la fede nel Cristo risorto dona ai suoi.
Il suo ministero pastorale è, grosso modo, suddivisibile in due momenti. Il primo, che va dal 1° settembre 1968, allorché fu nominato cappellano di Villanova di Bagnacavallo, sino al 1° novembre 1977, quando venne nominato parroco di Albereto. Da questo momento si dipana il secondo, conclusosi poco fa, il 24 marzo 2021. A quest’ultimo tratto, piuttosto lungo, di vita da parroco si è aggiunto nel 1994 l’incarico di amministratore parrocchiale di Prada.
Quando don Giacomo arrivò a Villanova di Bagnacavallo, la vita parrocchiale era in piena espansione per il forte impulso pastorale impresso da don Domenico Monti. Don Giacomo si inserì di slancio in quella comunità e in quella casa-canonica, che era un via e vai continuo di persone. Lì la gente e i giovani potevano trovare un cuore pulsante di fede e di amore, impersonato dall’anziano e saggio Arciprete don Melandri, da don Domenico, dalla mitica Pia, dall’Angela. Don Giacomo, con tempra e fisico di grande lavoratore, con il suo animo generoso ed instancabile, dava concretezza al genio pastorale del parroco. Lo ampliava nel catalizzare le persone e nel creare amicizia. Le attività svolte dal cappellano don Giacomo, con zelo e solida tenacia, erano molteplici e travolgenti. Ne citiamo solo alcune: il trasporto dei ragazzi a scuola con pulmini, sino ad avere l’assegnazione dell’appalto del trasporto di tutti i ragazzi di Villanova; i campi estivi in montagna a Marradi, le gite al mare, il trasporto delle persone anziane alle terme di Brisighella. Insomma, la comunità parrocchiale ed educativa di Villanova giungeva a movimentare l’intero paese. La fede era concreta, semplice, autentica, gioiosa.
Il secondo periodo del suo servizio pastorale, che si svolge ad Albereto e a Prada è caratterizzato dall’accentuazione dell’impegno nell’aiuto ai più fragili, sospinto dall’esempio di don Oreste Benzi, che ebbe modo di incontrare e di sentire durante un corso di Esercizi spirituali, predicato agli alunni dei vari corsi del Seminario diocesano Pio XII. A partire da quell’incontro, sostenuto dalla lungimiranza educativa di Mons. Alfredo Zini, il futuro don Giacomo si confermò nell’indirizzo che stava dando al suo incipiente apostolato: incontrare persone e famiglie nelle loro difficoltà, nei loro bisogni materiali. Don Giacomo Minelli fu uno dei primi sacerdoti a fare il cammino della Comunità Papa Giovanni XXIII, fin dagli anni ‘70 con don Oreste Benzi. Primo membro della Comunità nella diocesi di Faenza-Modigliana si mostrava uomo pratico, sensibile, schietto, a volte un po’ burbero Fu tra i primi responsabili di zona della Comunità, a partire dal 1981. Per diversi anni è stato anche figura paterna della Casa famiglia, accogliendo e accompagnando diverse persone svantaggiate. Ha amato Gesù povero e servo nella condivisione con alcune famiglie Rom, suoi “vicini di casa”, così li chiamava. «L’ho incontrato più volte in questo anno come attuale responsabile di Zona Romagna – scrive Elisabetta Cimatti in una sua testimonianza -, per riflettere, ancora una volta insieme, sulle progettualità future della comunità ad Albereto. Mi ha chiamata il giorno prima del ricovero, dicendomi che aveva il Covid e che non ce l’avrebbe fatta, chiedendomi di affidarlo a don Oreste». Don Giacomino era, dunque, conscio che aveva dato tutto ciò che poteva e che non gli restavano tante altre energie. Un po’, come Gesù, che sulla croce esclamò: «Tutto è compiuto». Don Giacomino ricordiamolo così: come sacerdote che si è dato tutto, amando Gesù Cristo, incontrato nelle sue comunità e nelle persone povere e fragili. Il suo sacrificio ci aiuti a vivere intensamente la settimana santa ormai imminente, a prepararci all’incontro con il Signore che muore e risorge.
Caro don Giacomo, chiedevi sempre di pregare per te. Eccoci qua attorno alle tue spoglie mortali. Ti affidiamo in particolare alla Madonna Bianca che tu prediligevi. Sono a pregare con noi molti di quelli che tu hai aiutato. Sono qui anche i tuoi parrocchiani, i tuoi parenti, Pierino tuo fratello e la signora Farfalla, il diacono Fabrizio Liverani, che ti hanno accompagnato e sostenuto nel tuo servizio sacerdotale. Il Signore ti accolga in paradiso.
Profitto di questa triste occasione per comunicare che ho provveduto a nominare il Rev.do Don Alberto Luccaroni amministratore parrocchiale del Ss. Salvatore in Albereto e di S. Maria in Prada.
+ Mario Toso