Faenza, cattedrale 8 maggio 2021.
Cari fratelli e sorelle, in questa santa Messa avviene l’offerta dei ceri da parte del Gruppo Municipale e dei Rioni. Sebbene la pandemia costringa a sospendere la disputa del Palio del Niballo, una tale offerta mantiene il suo significato fondamentale. Ciascun cero che verrà presentato alla Patrona sta ad indicare che i singoli Rioni e la municipalità si affidano alla Beata Vergine delle Grazie. Ogni Rione domanda con il proprio cero la grazia dell’amore e della protezione di Colei che è Madre di tutti. Ciò sta anche ad indicare, in un contesto in cui siamo tutti chiamati a contribuire alla rinascita del nostro Paese e della nostra città, l’impegno di tutti i rionali ad onorarLa con una vita degna dei figli di Dio, uniti, grazie a Maria, in una fraternità trascendente. I Rioni non costituiscono solo dei gruppi in competizione tra loro per la conquista dell’ambito Palio. Non formano solo una fraternità semplicemente umana. L’offrire alla Madre di Dio il cero del proprio Rione significa riaffermare che gli appartenenti ad esso si riconoscono uniti nella comune coscienza di una fraternità trascendente, più che umana.
È importante riflettere su questo aspetto della festa patronale, sulla sua anima e sulla sua ispirazione di base. Essa vede coinvolti i Rioni non solo sul piano della loro dignità civile, ma anche sul piano religioso. Così, i faentini percepiscono e celebrano un’unità realizzata tra di loro non solo da una fratellanza immanente, che dice appartenenza delle persone alla stessa specie umana o ad una determinata comunità di destino terreno. Essi, rivolgendosi alla Madre di Dio, riconoscono in Lei l’origine del principio di una fraternità trascendente, che apre tutti alla comune paternità di Dio. I faentini, in ultima analisi, riconoscono una fraternità che viene dall’alto, da Dio che è Padre di tutti. Da questa coscienza deriva l’impegno a collaborare tra di loro nella realizzazione del bene comune, non solo sulla base di una forza di fraternità semplicemente umana. Comprendono che possono fare appello ad una fraternità trascendente, dovuta alla loro dignità di figli di Dio e di fratelli nel Figlio.
Offrire, dunque, un cero alla Madre di Dio, fonte della fraternità trascendente tra di noi, equivale a domandarLe di aiutarci a rendere più fraterno il cuore civile che deve palpitare nella nostra città, nella collaborazione di tutti al bene comune. È chiederLe un’anima di fraternità aperta a tutti, anziché un’anima di semplice fratellanza che, da una parte, unisce gli amici e li rende soci, ma dall’altra li chiude tra loro nei confronti di tutti gli altri. Rivolgendosi alla Madre di Cristo, che è l’universale concreto della fraternità, Le si chiede una fraternità che discende dalla paternità di Dio, che crea tutti fratelli. Tale fraternità trascendente consente di cancellare pregiudizi, confini e muri tra persone ed anche tra Rioni. In tal modo, i rappresentanti degli stessi Rioni che consegnano il cero promettono, a nome dei loro amici di viaggio, di strutturarsi non come mondi chiusi, caratterizzati da una fratellanza immanente e separata dagli altri, bensì come dei «noi» di fraternità, aperti all’universalità e alla solidarietà con tutti, nel bene di tutti, che è il bene comune. Cari fratelli e sorelle, dalla devozione alla Beata Vergine delle Grazie deriva a tutti i Rioni della città, alla comunità intera, una fraternità che apre nei confronti degli altri, specie nei confronti dei più poveri. Per i Rioni essere devoti della Madre di Dio e della Chiesa non vuol dire essere bigotti, fanatici, chiusi in sé stessi, bensì persone più sensibili al bene degli altri, considerati come fratelli, un’unica cosa con sé stessi.
La Beata Vergine delle grazie protegga i Rioni e la nostra città nel segno di una fraternità aperta a tutti.
+ Mario Toso