[mag 27] Intervento – Presentazione analisi questionario Caritas

27-05-2024

Faenza, 27 maggio 2024.

 

Cosa abbiamo perso, cosa abbiamo ritrovato: indagine sulla situazione del nostro territorio ad un anno dall’alluvione

Le grandi acque non hanno spento l’amore né i fiumi l’hanno travolto, né i terremoti e le trombe d’aria l’hanno frantumato. Gli eventi drammatici che hanno colpito la nostra Diocesi di Faenza-Modigliana, ma non solo, anche la grande parte della Romagna, ci hanno sì squassati e sconvolti – l’acqua, i turbini, le scosse del terremoto sono stati violenti e inarrestabili – ci hanno indotti a guardarci in faccia, a riconoscerci più attentamente, a prenderci cura gli uni degli altri.

Mediante le lettere inviate dal Vescovo si può cogliere l’esperienza di una comunità ecclesiale, intrecciata con la comunità civile, che si è trovata, assieme ad altre istituzioni, a vivere in modo urgente e febbrile la cura anzitutto delle persone, delle loro case devastate, dei servizi danneggiati, degli edifici pubblici inagibili, del territorio, delle imprese, delle colture, delle numerose infrastrutture. Non potrò mai dimenticare l’incontro con gli sfollati nelle palestre, in particolare dei nonni, delle persone, sane o ammalate, strappate dal loro ambiente domestico, dai loro ricordi più cari. Rammento i loro volti, le loro persone, gli animali domestici che li hanno seguiti nei rifugi provvisori. Più che le case, più che le strade sconvolte e piene di mobili e suppellettili ammonticchiati, più che il fango che faceva sprofondare ed inzaccherava i vestiti, ho impresse nella memoria e nel cuore le parole della gente che aiutava, ma soprattutto gli abbracci ricevuti. Ho stampate nella mente la dignità e la contentezza di chi vedendo il proprio vescovo mostrava un po’ di letizia e di conforto.

Credo che anche i miei collaboratori, a cominciare dal Vicario generale e dai vari incaricati degli uffici della Curia, abbiamo intuito l’importanza della visita pastorale che è stata programmata nelle varie Unità pastorali già prima delle due alluvioni e del terremoto e che è ancora in corso di svolgimento. Di nuovo: l’incontro con le persone, le famiglie, i giovani, i nonni, gli ammalati è stata ed è per il vescovo l’occasione di portare alle comunità religiose e civili la Parola e la benedizione del Signore Gesù. È stato ed è il momento di guardarsi negli occhi, di darsi l’abbraccio della pace in momenti di difficoltà e di sofferenza.

Mi sono davvero commosso nel constatare come alcune persone, nonostante fossero state colpite gravemente dalle alluvioni, con gli occhi pieni di lacrime, mi consegnavano la loro offerta per aiutare i terremotati della parte Sud della nostra Diocesi.

Da scenari drammatici è emersa la forza della vera fraternità, del dono di sé stessi per gli altri. Abbiamo sperimentato che Dio è sempre all’opera e con il suo Spirito d’amore suscita prodigi di bene che rendono il cammino della ripresa e della ricostruzione meno faticoso, più ricco di speranza.

L’aiuto di tante persone generose, di tante Chiese sorelle, di tante istituzioni civili e pubbliche, di volontari, della Protezione civile, delle varie forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco, di giovani, di associazioni, di vari Ordini, compreso l’Ordine Teutonico Militare, hanno reso i nostri giorni meno amari, più colmi di prossimità rincuorante.

Ringrazio da ultimo – pensando anche all’aiuto assegnato proprio in questi giorni per la realizzazione della Sala di comunità di Tredozio in cui le chiese inagibili e le strutture danneggiate dal terremoto non sono poche – il Direttore della Caritas Italiana, don Marco Pagniello, che oggi è presente tra noi. L’aiuto della Caritas è costante, è erogato ogni anno. È stato intensificato e diversificato in questi ultimi tempi. Grazie alla Conferenza Episcopale Italiana nella tua persona don Marco! Grazie a tutti.

                                              + Mario Toso