Cari fratelli e sorelle, caro don Francesco Cavina, parroco, è bello trovarsi a festeggiare la Patrona della propria comunità: Santa Maria Maddalena. Colei che è stata definita l’apostola degli apostoli – ha annunciato a loro la Risurrezione di Gesù Cristo – ci sollecita a vivere un’esistenza da testimoni del Signore Gesù, ossia un’esistenza da persone che lo propongono come modello di vita nuova e che condividono esse stesse la sua vita, come co-risorte con Lui. Chiediamoci subito, noi qui presenti, questa sera, per la festa patronale: davvero la nostra vita è trasfigurata dall’amore di Cristo, cosicché essa parla del Figlio di Dio, venuto a portarci la vita del Padre? Operiamo come persone spente, indifferenti, senza entusiasmo, senza gioia, senza mostrare un benché minimo interesse per gli altri? O, al contrario, ci sforziamo, con l’aiuto dello Spirito, a non anteporre nulla all’amore di Dio per correre con un cuore libero ed ardente verso i nostri fratelli e sorelle, per essere buoni samaritani come Cristo? Noi qui presenti ci percepiamo tutti – giovani, adulti, nonni – come missionari del Risorto non solo tra di noi ma anche tra coloro che non credono o che hanno una fede diversa dalla nostra? La nostra parrocchia mostra un volto missionario? Svegliamo i nostri giovani alla fede, li rinvigoriamo aiutandoli a vivere una fede che suscita un pensiero nuovo, stili di vita che vanno con coraggio controcorrente a proposito di matrimonio cristiano, di difesa della vita dal momento del concepimento alla sua fine naturale? Viviamo un’unione fraterna nel segno della comunione e della corresponsabilità? Ci lasciamo plasmare dall’Eucaristia come esistenze a servizio dell’amore e del dono continuo attraverso la missione? L’Eucaristia mentre ci accoglie come discepoli che stanno in ascolto della Parola di Dio, e come commensali, che partecipano alla rinnovazione del sacrificio di Gesù in croce ricevendone il Corpo dato e il Sangue versato, ci invia nel mondo come testimoni e missionari di Cristo risorto.
È importante che noi impariamo a stare con lui, con Gesù Cristo. Non si tratta di uno stare intimistico tra noi, chiusi continuamente nel tempio. Lo stare con Gesù ci obbliga ad uscire dal tempio per animare e trasfigurare le relazioni, il complesso contesto nel quale ci troviamo a vivere, le istituzioni, portando un nuovo stile di vita, quello del Signore Gesù che è venuto tra noi non per essere servito ma per servire. Dall’Eucaristia si è mandati nel mondo e dal mondo si ritorna all’Eucaristia per essere di nuovo mandati. Dall’Eucaristia ha origine una missione permanente, un movimento continuo che non si conclude mai se non con il ritorno glorioso del Signore Gesù. Finché siamo su questa terra come abbiamo bisogno di essere continuamente alimentati così non possiamo non cibarci di Cristo, per viverlo ogni giorno, in ogni situazione. Le condizioni mutano incessantemente. C’è bisogno di una presenza tra le persone e nel mondo che necessita di rinascite, di nuovi approcci, di nuove energie. I cristiani sono chiamati a far nuove tutte le cose, gli ambienti di vita. Non è mai finito l’impegno di incarnarsi e di redimere l’umano, di vivere la carità di Cristo. Sempre c’è bisogno di amare e di sperare perché i giorni non sono sempre uguali, perché le persone hanno sempre bisogno di essere accolte, amate, perché i bambini hanno sempre bisogno di essere presi in braccio con tenerezza. Dobbiamo sempre avere braccia per accogliere e mani capaci di dare, in tempo di alluvioni, di ricostruzione e di ripartenza, in tempo di nuove evangelizzazioni.
La bella esperienza del Cre estivo, molto partecipato, movimentato, che richiede tante attenzioni e tanta generosità nel donarsi da parte del parroco, degli animatori, dei molti collaboratori, è stata una palestra di missionarietà educativa. È stata l’esperienza di una professione di fede continua nella bontà del Signore, presente tra noi, in tutti, specie nei più piccoli. È stato Gesù che vi ha allenati ad avere braccia e mani aperte per accogliere e per donare, e ciò specie nel momento della preghiera e della riflessione mattutine. Se si vuole costruire una comunità che aiuta a crescere umanamente e cristianamente, nel segno della fraternità, col dono della pace, dobbiamo rimanere e vivere nel Signore Gesù, pregandolo, adorandolo, portandolo nel cuore. Solo così riusciremo ad essere sempre testimoni coraggiosi di Lui risorto, sempre presente col suo Spirito che innova e trasfigura. Santa Maria Maddalena, patrona di questa bella e vivace comunità, apostola degli apostoli, sempre vi protegga e vi illumini.
+ Mario Toso