[lug 21] Omelia – Commemorazione dell’Eccidio di Crespino sul Lamone

21-07-2024

Crespino del Lamone, Marradi (Firenze) 21 luglio 2024.

Autorità civili e militari, caro don Bruno Malavolti, nell’80° anniversario dell’Eccidio di Crespino del Lamone e Fantino la celebrazione dell’Eucaristia non è momento secondario bensì centrale. La nostra partecipazione all’Eucaristia è importante perché ci uniamo realmente a Colui che si rende presente nel suo sangue versato e nel suo corpo dato. Il memoriale della morte e risurrezione di Cristo celebra l’attualità nel mondo e in ciascuno di noi della nuova umanità di Cristo che perdona, lotta contro il male, per la pace e per la giustizia sociale, per il bene comune, il bene di tutti.

Senza la presenza di Cristo in noi, senza il suo Spirito d’amore non è possibile credere nella pace. Il Verbo incarnato, mentre instaura un mondo nuovo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Il rifiuto di Dio ci rende insensibili nei confronti della pace, del bene dell’umanità. Come accade purtroppo oggi si diviene popoli assuefatti alle guerre e ai conflitti. Si convive con essi non solo per mesi ma anche per anni, con il protrarsi di tragedie umane, civili, oltre che ambientali. Si giustificano guerre di aggressione senza fine e senza limiti, camuffandole come guerre di legittima difesa. Spesso si è indolenti o tiepidi nei confronti di migliaia di morti, di feriti, di sfollati, di deportati. Si dice di voler la pace ma si investe di più in armamenti costosi e sempre più sofisticati. Ci si impegna di meno in trattative di pace e nella costruzione di istituzioni di pace.

La parola di Dio di questa domenica sollecita, attraverso il monito del profeta Geremia, pastori solerti che non fanno perire e non disperdono il gregge (cf Ger 23, 1-6). Ciò che egli dice a proposito delle comunità religiose vale anche per le società civili e politiche, per i popoli della terra. Se i capi delle comunità religiose hanno il dovere di prendersi cura del popolo di Dio, analogamente le autorità politiche e i responsabili della terra hanno il dovere di adoperarsi per la pace del mondo.

Gesù Cristo, che è venuto per fare di tutti i popoli uno solo, quello di Dio, è la fonte della pace. Il Figlio di Dio si pone come origine della pace, perché mediante l’incarnazione, entra nell’umanità come Colui che aiuta a superare l’odio tra i popoli e, affratellandoli, diviene principio architettonico della pace.

Con la sua venuta in mezzo a noi, e con il dono del suo Spirito d’Amore, rende accessibile a tutti un’umanità che accoglie l’altro e se ne prende cura con tenerezza, in maniera samaritana. L’umanità nuova, a noi donata dal Figlio di Dio, è umanità non con i pugni chiusi di sola protesta, ma è dotata di mani aperte per il dono, per il servizio all’altro sia come singolo, sia come popolo, ricco o povero.

Come credenti, come presbiteri del popolo di Dio, come responsabili delle comunità civili e politiche siamo invitati ad essere persone di pace, che educano ad essa, promuovendo, in particolare, la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro. I giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati spesso a restare ai margini della società, senza tante possibilità di partecipare a progetti per il futuro. Quando, invece, l’educazione si traduce nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni, l’entusiasmo per la vita si diffonde nelle loro coscienze. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire, da parte dei genitori e degli stessi politici, «mi fido di te e credo con te» nella possibilità di condividere la bellezza del bene comune. Cosa c’è di più bello di un’umanità che si abbraccia e offre mani aperte all’aiuto? Le nostre mani sono state volute da Dio per donare e per ricevere. Dio non vuole mani che uccidono e che fanno soffrire. Come Chiesa di Faenza-Modigliana in questi anni abbiamo creduto a questo tipo di umanità con mani aperte, pronte a dare. Per questo abbiamo investito nella costituzione di comunità o centri che possono ospitare giovani che educano altri giovani ad un’umanità con mani e cuori aperti al dono, al servizio. Tra i numerosi esempi che potrei ricordare, cito la comunità-famiglia di Pieve Thò e il Centro per ospitalità, specialmente di gruppi scout, nella ex canonica di San Cassiano. Per educare i giovani alla pace, alcuni Cre estivi, come quello di Santa Maria Maddalena, ha portato i suoi giovani qui a Crespino per riflettere sul male delle guerre e degli eccidi. Come l’anno scorso ho ringraziato da questo luogo tutti coloro che hanno aiutato gli alluvionati dei nostri territori, desidero quest’anno esprimere viva riconoscenza agli educatori e agli uomini e donne di buona volontà, in particolare della valle del Lamone, per l’impegno di formare i giovani a diventare sempre più simili all’uomo Nuovo, che è Gesù Cristo. Oggi, più che mai, le nostre vallate e le nostre città hanno bisogno di «artigiani della pace» che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità di tutti.

                                                          + Mario Toso