[lug 13] Omelia – Madonna di Vecchiazzano (Forlì)

13-07-2023

Vecchiazzano Forlì, 13 luglio 2023.

Carissimi padri, Servi del Cuore Immacolato di Maria, carissimi fedeli, anche quest’anno celebro con voi l’Eucaristia nel ricordo delle apparizioni della Madonna di Fatima. La Signora «venuta dal cielo» si rivolse a tre pastorelli – Giacinto, Francesco e Lucia – per innamorarli di Dio. Con le sue apparizioni introduce i piccoli veggenti nell’amore di Dio. Compie un’opera mirabile di educazione. Li porta a incontrare Gesù come la cosa più bella della loro vita.  Li conduce a Lui per farli divenire messaggeri entusiasti del suo mistero: il mistero del Verbo che si fa carne per redimere il mondo intero. Mediante a dei giovani, la Madre di Gesù desidera far giungere all’umanità un invito alla conversione, al cambiamento. Nella prossima giornata della Gioventù che si terrà in Portogallo, la Chiesa si accinge a compiere un’opera simile a quella di Maria. Desidera anzitutto forgiare nei giovani un cuore colmo d’amore, per fare della loro vita, sull’esempio di Maria, un dono per Dio e per gli altri. Gesù scelse come suoi discepoli persone adulte. Sua Madre a Fatima si affida a dei giovani, al loro cuore pieno di stupore e di incanto per Dio. Ecco chi, secondo Lei, poteva in tempi bui e tristi, aprire una breccia nei cuori più duri, portare una luce alle menti più scettiche, recare un messaggio di amore e di pace ai cuori abitati da desideri di violenza e di guerra, a coloro che sono pieni di sé stessi.

La Madonna di Fatima pensa di poter cambiare la storia dell’umanità, incupita da sentimenti di odio e da propositi bellicosi, addirittura fratricidi, come anche nel caso della guerra odierna tra russi e ucraini, con l’aiuto di tre semplici fanciulli. Come? Trasformandoli in veggenti, dando a loro occhi capaci di visioni penetranti, rendendo i loro piccoli cuori grandi ed infuocati come quelli dei profeti. Riversò in loro il suo amore per Dio e per l’umanità. I tre ragazzi, conquistati dalla dolcezza della Madre, che pure annunciava tragedie per l’umanità e i popoli miscredenti, parlavano ai loro genitori sbigottiti, alla gente stupita che li interrogava. Di che cosa parlavano i tre giovani visionari? Della bellezza di Maria e della luce d’amore che Ella irradiava, della pace che riversava nei loro cuori con il suo dolce messaggio. E così i tre pastorelli di Fatima, come i pastori del Natale, annunciavano bontà, fraternità per tutti, nel nome di Cristo, il Figlio di Dio, il Principe della pace. A sentire Giacinta c’è da rimanere stupiti e incantati per la sua semplicità e profondità. Ella esclamava candidamente: «Mi piace tanto dire a Gesù che lo amo. Quando glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucia». Francesco diceva, a proposito della sua esperienza straordinaria ed estatica: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126). Si tratta di messaggi brevi e intensi allo stesso tempo, capaci di suscitare pensieri nuovi, tanta speranza e amore.

Cari fratelli e sorelle, nell’udire le innocenti confidenze dei Pastorelli, pensiamo a noi, a quanto effettivamente arde il nostro amore per Gesù e per la sua Chiesa. Domandiamoci: nel pensare a Gesù, sperimentiamo una gioiosa tenerezza nel cuore per Lui, per il suo popolo, che è la Chiesa, per l’umanità di oggi, colpita ieri dalla crisi della pandemia e oggi dai problemi di una terza guerra mondiale a pezzi, assieme ai problemi complessi della ricostruzione dei nostri territori colpiti da alluvioni? Sentiamo di appartenere intimamente a Gesù, di essere suoi, di condividerne l’altissima missione di salvezza a servizio dell’umanità e del creato? In una società, che spesso si mostra indifferente, se non ostile, nei confronti di Cristo e della sua Chiesa, noi credenti, che spesso viviamo il complesso del «piccolo gruppo», dovremmo far ardere il nostro cuore di amore per Gesù, per la Chiesa, per il mondo. Come i primi discepoli non possiamo rimanere rinchiusi nel Cenacolo. Ci attendono i confini del mondo, tutti i popoli. Chi ama e vive Cristo, vede in profondità, coglie con sapienza i bisogni più profondi della gente e prende il largo. Solo da cuori ardenti di amore per Dio, da anime candide e pure, può derivare per il mondo un nuovo annuncio di rinascita. Alle volte ci si dimostra scettici nei confronti dei giovani. Eppure, come in occasione della loro mobilitazione di massa verso gli alluvionati qui in Romagna, – si sono mossi come un’«alluvione d’amore», così è stata anche descritta la loro marcia d’amore -, essi ci hanno mostrato che nei loro cuori abita uno slancio di bene. Nei giovani c’è il desidero di essere per gli altri, per Dio, Infinito Amore. Essi hanno l’intuito della solidarietà, che li fa muovere come le rondini che, arrivando, annunciano la primavera.  I nostri giovani hanno bisogno di essere compresi, incoraggiati, sostenuti, accompagnati con simpatia affinché abbiano una tenuta lunga nel bene, nel dono di sé stessi, perché siano virtuosi. Come Maria investiamo, specie in questo tempo di grandi crisi, nell’educazione dei ragazzi e dei giovani. Non lasciamoli soli. Dedichiamo a loro tempo, energie, noi stessi. I ragazzi e i giovani sono il tesoro della società.

Preghiamo la Madonna di Fatima, i santi Giacinta e Francesco, per i Servi e le Serve del Cuore Immacolato di Maria; preghiamo perché i nostri cuori non siano freddi ma innamorati di Dio Padre, del Cuore Immacolato di Maria e di Gesù, pronti a essere protagonisti entusiasti della nuova creazione. Strada facendo predichiamo che il regno dei cieli è vicino (cf Mt 10, 7-15).

                                             + Mario Toso