[giu 19] Omelia – Santa messa in memoria di san Josemaria Escrivá

19-06-2024

Faenza, santa Maria Vecchia 19 giugno 2024.

Cari fratelle e sorelle, festeggiamo il vostro fondatore San Josemaria Escrivá. Lo facciamo partecipando all’Eucaristia, memoriale dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Ma lo facciamo anche nel contesto del cammino sinodale, prossimo ad entrare nella fase «profetica». La Chiesa è chiamata ad abitare il mondo e la storia nel segno della prossimità, ossia di relazioni gratuite e della cura reciproca. La Chiesa è missione e concorre all’avvento del Regno di Dio, di cui «costituisce il germe e l’inizio» (cf LG 5). Tutti i credenti sono chiamati a vivere e a servire la comunione del Regno.

È in questo ampio contesto teologico, ecclesiologico e pastorale che poniamo la nostra riflessione in quanto persone che, come ci ha ricordato san Paolo, sono guidate dallo Spirito di Dio e, pertanto, si riconoscono come figli e figlie del Padre (cf Rm 8, 14-17).

I discepoli del Signore ricevono da Lui, come ci ha raccontato il brano del vangelo secondo Luca (cf Lc 5, 1-11), l’invito a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca. Dopo la pesca miracolosa, Simone e i suoi compagni di lavoro accolgono la proposta di Gesù che li vuole «pescatori di uomini». Lasciano prontamente barche e reti per seguirlo e si pongono a servizio del Regno di Dio.

Qual è il tema della nostra riflessione in occasione della festa di san Josemaria Escrivá? È questo: l’importanza del ruolo dei laici per la rinascita delle vocazioni, intese non soltanto come vocazioni alla vita consacrata, ma anche come vocazioni al matrimonio, al lavoro e all’impegno sociale e politico, alla cultura.

Il professor Paolo Bontempi, segnalando il tema citato ha menzionato che nell’Opus Dei ciascun laico è chiamato a cercare di santificarsi e di santificare le realtà in cui vive, rimanendo nello stesso posto e nella stessa condizione che ha nella Chiesa e nella società civile, cercando di essere lievito in tutti gli ambienti per santificare (cioè, avvicinare a Dio, farlo incontrare) le persone con cui viene in contatto.

Il tema indicato è quanto mai significativo e cruciale in un momento in cui la Chiesa, durante il cammino sinodale, riflette sulla sua natura e sulla sua missione. Occorre non dimenticare che tutti i battezzati sono missionari. Nel nostro mondo occidentale la Chiesa appare ormai «piccolo gregge», spesso disorientato, in mezzo ad una cultura fluida, che rende le identità sfuocate e disancorate rispetto ai beni-valori, alla comunione con Gesù Cristo, al proprio essere per Dio e per i fratelli. La separazione tra fede e vita, in particolare, fa correre il rischio di non valorizzare il significato integrale dell’incarnazione di Cristo. La redenzione di Cristo, non dimentichiamolo, ha una valenza sociale. Non redime solamente le anime, la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini (cf Evangelii gaudium n. 178).

Come ha insegnato il vostro Fondatore, la missione della rinascita delle vocazioni si pone, anzitutto, come compito non di semplici laici ma di christifideles, ossia di fedeli laici battezzati in Cristo.  Il Battesimo rigenera alla vita dei figli di Dio, unisce a Gesù Cristo e al suo Corpo che è la Chiesa, unge nello Spirito Santo, costituendo i credenti in templi spirituali. I laici svolgono, pertanto, un compito efficace di rinascita delle vocazioni cristiane solo in quanto persone viventi in Cristo, secondo il suo Spirito d’amore. Grazie al Battesimo e agli altri sacramenti, vivono Cristo, che redime ogni persona, ogni uomo, tutto l’uomo, nel volume totale delle dimensioni costitutive del suo essere. Il Figlio di Dio salva tutto il nostro essere divinizzandolo, trasfigurandolo, ossia donando a noi il suo Amore, che ci consente di agire con un cuore nuovo, di amare come Dio ama l’umanità e il creato.

Un laico e una laica che non vivono Cristo, che non dimorano in Lui, nella fornace ardente del suo Amore, non sono in grado di suscitare vocazioni cristiane al matrimonio e alla famiglia, al lavoro, alla cultura e all’impegno sociale e politico. Saranno capaci, semmai di suscitare e di educare vocazioni semplicemente umane. Solo chi vive costantemente unito a Cristo e alla sua comunità-comunione-in-missione, ossia alla Chiesa, può far nascere, con l’aiuto di Dio, vocazioni cristiane ed ecclesiali, che sono più autenticamente umane perché la vita cristiana non diminuisce ma perfeziona l’umano.

L’attività apostolica dei laici, rammenta san Josemaria Escrivá, non è un’attività pastorale organizzata e comandata dall’alto, dai presbiteri e dai vescovi. Gode di una legittima autonomia apostolica, mantenendo ovviamente una stretta comunione con la Chiesa e i suoi pastori, con le altre componenti ecclesiali.

L’apostolato dei laici, infatti, esiste perché essi sono parte della Chiesa, vivono Cristo, la novità cristiana dei figli nel Figlio. Va superato il pregiudizio, ancora duro a morire, secondo cui i comuni fedeli non possono fare altro che prestare il proprio aiuto al clero nelle attività ecclesiastiche.

Cari fratelli e sorelle, il vostro compito nel suscitare vocazioni cristiane al matrimonio e alla famiglia, al lavoro, all’impegno sociale e politico, alla cultura, all’intelligenza artificiale, alla custodia e alla cura del creato, sarà, dunque, tanto più efficace quanto più vivrete uniti a Cristo, che si incarna per ricapitolare in sé tutte le cose, quelle della terra e quelle del cielo: uniti con la preghiera, l’adorazione, l’annuncio e la testimonianza, aiutati dalla studio della teologia, dell’ecclesiologia, dell’insegnamento sociale della Chiesa. Dopo la creazione e l’incarnazione, Cristo è presente in ogni persona, in ogni famiglia, nelle creature di questo mondo, in ogni attività umana. Ai fedeli laici, per i quali l’indole secolare è propria e peculiare, spetta il compito di annunciarlo e di indicarlo operante nel mondo, nel creato, che va orientato ad un destino di pienezza. Ad essi spetta insegnare che la vocazione umana non si oppone alla vocazione cristiana, ma ne è parte integrante. Sono chiamati a contribuire, quasi dall’interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo, rendendo visibile agli altri Cristo, Uomo Nuovo. San Josemaria Escrivá vi accompagni e vi protegga nella generazione di nuove vocazioni cristiane.

                                                      + Mario Toso