Faenza, Chiesa dei Cappuccini, 8 giugno 2023.
L’Eucaristia è cibo di vita eterna. Cosa vuol dire? L’Eucaristia, presenza reale di Cristo incarnato, morto e risorto, nel pane e nel vino consacrati, è nutrimento per il nostro spirito e per la nostra vita. Celebrando l’Eucaristia partecipiamo a quell’energia di divinizzazione e di trasformazione della realtà umana, storica e cosmica, che Cristo ha immesso in essa facendosi uomo come noi. Cibandoci di Cristo, riceviamo da Lui la vita di comunione della Trinità. Mangiando il pane consacrato non solo ci uniamo a Cristo ma, attraverso di Lui, che è in comunione con il Padre, entriamo nella vita di Dio. La famiglia di Dio viene ad abitare in noi, e noi abitiamo in Essa, nel suo Amore, che fluisce e rifluisce eternamente tra le Persone divine. Come dice sant’Agostino, non siamo noi, mangiando il Corpo di Cristo, a trasformare Lui in noi, piccole creature, bensì è Lui a trasformarci in Lui (Conf VII, 10,18), eterno Amore. Noi, dunque, partecipiamo della vita di Cristo. Diventiamo membra del corpo di Cristo. Formiamo una cosa sola con Lui e con i nostri fratelli e sorelle.
Quali le conseguenze per noi, per la nostra esistenza, immersa in una cultura che ci incapsula nell’individualismo e nell’utilitarismo?
In Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità viene tenuta aperta all’altro, a Dio, alla Trascendenza. Viene così aiutata a liberarsi dal suo egocentrismo. È inserita nella Persona di Gesù che ci immette nell’oceano della comunione trinitaria. L’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più separati, ma una cosa sola in Lui e tra di noi. I nostri «io» divengono un «noi» in Lui. E in un simile «noi comunitario», fatto di relazioni interpersonali, il nostro «io» cresce come un essere per gli altri, per Dio Trinità. La comunione eucaristica ci unisce alla persona che ho accanto. Ci unisce ai fratelli lontani, sparsi in ogni parte del mondo. Il Santissimo Sacramento, presenza viva e reale di Dio nelle persone e nella storia, presenza adorata e venerata è principio di una vita diffusiva di amore incandescente. Ci aiuta a cogliere il senso trinitario del mondo. Siamo fatti per la comunione, per essere un «noi per gli altri». Questo ci aiuta a comprendere la missione sociale della Chiesa, come ci hanno testimoniato i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, è forestiero, nudo, malato, carcerato, immigrato, alluvionato. Si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono nel bisogno, senza lasciare nessuno indietro, come sono stati sollecitati a fare gli «angeli del fango» che partivano con badili e pale verso i luoghi della grande devastazione, per liberare e ripristinare ambienti di vita domestica e civile. Dal dono di amore di Cristo, dalla tenerezza di Dio che ci è comunicata con il suo Spirito di amore e di verità, proviene la nostra forte ed acuta responsabilità di cristiani chiamati alla costruzione di una società solidale, giusta, fraterna (cf Benedetto XVI, Omelia 23 giugno 2011), rispettosa della natura e dell’ambiente. Da Cristo impariamo, soprattutto, a donare il pane che è Lui, Pane vivo disceso dal cielo (cf Gv 6, 51) che ci sollecita a moltiplicare i beni della terra perché servano a tutti.
Forse potrà sembrare banale e poco felice il confronto che farò ora tra gli «angeli del fango» e la figura dei ministri straordinari dell’Eucaristia che questa sera verranno istituiti. Come gli angeli del fango hanno testimoniato la tenerezza di Dio aiutando gli alluvionati con la loro vicinanza fattiva, liberando le case dall’acqua e dal fango, confortando le persone, così i ministri straordinari dell’Eucaristia si faranno strumenti dell’amore di tenerezza di Cristo e della Chiesa per i fedeli, gli anziani e gli infermi. I ministri straordinari dell’Eucaristia aiuteranno i loro fratelli e le loro sorelle testimoniando sempre la tenerezza di Dio, ma su un piano più alto rispetto agli «angeli del fango»: quello della fede. Non la mostreranno semplicemente, ma la offriranno esponendo l’Eucaristia, portandola, distribuendola. Con il loro ministero e il loro atteggiamento aiuteranno a cogliere il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza reale, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» delle comunità parrocchiali, delle città, del paese, del territorio, con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo permeerà tutta la vita quotidiana. Favorirà il cammino solidale. Cristo nel Santissimo Sacramento che noi porteremo in processione passando per le strade ci ricorderà la presenza quotidiana di Dio. È sempre con noi, tra noi, cammina con noi, soffre con noi, ama con noi. Con noi e attraverso di noi toglie il fango, ripristina gli argini dei fiumi, li cura, progetta il futuro sostenibile. Egli è con noi per aiutarci a camminare insieme, uniti, per elaborare nuovi modi di presenza e di testimonianza, mediante un discernimento comunitario che si traduce naturalmente in discernimento operativo, teso a individuare le condizioni di possibilità della Chiesa di domani. È Cristo presente in mezzo a noi e in noi con il suo Spirito che ci sollecita alla corresponsabilità nella pastorale comunitaria: corresponsabilità non solo affettiva, ma anche effettiva. Non bastano collaboratori, occorrono corresponsabili: uomini e donne, giovani e anziani. Camminare insieme col Santissimo Sacramento presente tra noi vuol dire impegnarsi a diffondere nella nostra vita, nelle famiglie, nelle istituzioni una vita di dono per gli altri, uno stile di vita samaritana. Resta con noi, Signore, perché si fa sera. Tu pane eucaristico, che ti fai cibo per tutti, aiutaci a farci pane, ad essere pane spezzato e condiviso.
+ Mario Toso