Faenza, Chiesa di san Francesco, 23 gennaio 2022.
Cari fratelli e sorelle, in questa Domenica dedicata alla Parola di Dio, ci troviamo a pregare per l’unità dei cristiani. Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (17-25) è: «Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2). Pertanto, la nostra celebrazione eucaristica e la nostra preghiera sono sotto il segno dell’Epifania, la manifestazione di Gesù come Redentore di tutti i popoli. I magi che rappresentano i popoli della terra, al termine del loro viaggio, giunti davanti a Gesù Bambino, si prostrarono e lo adorarono. Tutti conosciamo il significato di simili atteggiamenti. Non solo riconobbero nel Bambino il Messia, atteso da tutte le genti, ma adorandolo consegnarono la loro vita a Lui, per esserne messaggeri nel mondo. Anche per noi cristiani, che professiamo Lui, è richiesto un dono totale della nostra vita e l’impegno gioioso, incomprimibile, di annunciarlo. Se non l’annunciamo la nostra fede è morta. E, inoltre, è come se la nostra comunione con Lui non ci fosse. Questo è vero per ciascuno di noi, per ciascuna delle nostre Chiese. Se non viviamo uniti con Gesù Cristo non saremo uniti tra noi. Sarebbe inutile essere qui a pregare per l’unità dei cristiani e per la nostra unità. L’unità nel Figlio di Dio porta unità nella vita e nella missione. Lo Spirito del Signore, donato a tutti noi, ci consacra e ci manda a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore.
Siamo chiamati, in particolare, ad annunciare la presenza di Cristo in noi, nelle nostre famiglie e nelle attività umane, nelle nostre città e nel creato, a motivo della sua incarnazione. Incarnandosi, Gesù Cristo ha fatto sorgere una nuova aurora nel mondo. Noi siamo chiamati a collaborare perché questa nuova aurora si diffonda, cresca. E questo può avvenire solo se tutti insieme annunciamo il Verbo che si fa carne. Egli, dopo la sua risurrezione e il dono del suo Spirito, è presente nella storia e nel mondo per divinizzarli, per ricapitolarli nel suo impegno di redenzione e di trasfigurazione. Grazie al dono del suo Spirito tutti formiamo un unico corpo, composto da molte membra. Tutti insieme formiamo il suo popolo, a servizio del Regno.
Cari fratelli e sorelle, formare un unico corpo, animato dalla potenza di uno stesso Spirito, vuol dire immedesimarsi con entusiasmo nella vita di Cristo, nella sua stessa missione di incarnazione, toccando l’anima e la vita della gente. Tutti siamo invitati ad incarnarci, come ha fatto Lui, nelle realtà del mondo – famiglia, lavoro, economia, cultura, politica, educazione – per renderle partecipi della vita nuova portata da Cristo e per finalizzarle alla costruzione del Regno di Dio. Un compito particolare che ci attende oggi è quello di evangelizzare quella cultura che tende a dominarci con un pensiero unico, che vorrebbe distruggere le nostre radici cristiane, le nostre identità religiose. È senza dubbio importante la preghiera, ma è anche importante che uniamo le nostre forze in vista di una nuova evangelizzazione della cultura, con momenti di formazione, con azioni comuni. Non sarebbe male promuovere, ad esempio, qualche incontro interreligioso per riflettere insieme e per elaborare una progettualità condivisa a proposito di disegni di legge che aggrediscono e distruggono i pilastri antropologici e morali dell’umanità e del cristianesimo. In vista di questo, se l’hanno scorso ho omaggiato ai concelebranti e ai responsabili delle comunità religiose il volume La dimensione sociale della fede, quest’anno penso di offrire un volumetto recante il titolo Fine vita. In tale scritto si fa il punto tra dottrina della fede, legislazione ed esperienza medica. Non dimentichiamo, poi, che se dobbiamo formare un fronte compatto per la pace, per l’ecologia integrale, per la realizzazione dei diritti e dei doveri umani, nondimeno dobbiamo anche formare un fronte unico per contrastare i falsi diritti, le persecuzioni dei cristiani nel mondo. Pochi giorni fa a Strasburgo il presidente francese Emmanuel Macron, a sorpresa, ha proposto che l’aborto venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Da ultimo, non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che i cristiani perseguitati nel mondo sono saliti in questi tempi a 360 milioni. L’unità dei cristiani, per i quali siamo chiamati a pregare, si coniuga su più piani. Ma non ignoriamo che c’è anche un’unità dei cristiani da realizzare nelle proprie comunità. Spesso anziché unione si incontrano divisione, contrapposizione. Sono aspetti che non fanno onore a nessuno. Il Corpo di Cristo viene dilaniato.
Ma perché l’azione sia ben orientata occorre attingere alla Parola di Dio, occorre pregare e discernere. Concludo, allora, con la preghiera che è stata preparata per la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani 2022: «Possano le nostre chiese intraprendere quella via, la sola che può farci ritrovare il “nostro paese”, il paese della comunione che il Signore ci ha chiamato a vivere e attraverso la quale ci condurrà alla vita piena». È la vita di Cristo, il Lógos che si è fatto carne, la verità che apre e unisce le nostre intelligenze nel lógos dell’amore. Come ha scritto papa Benedetto nella sua enciclica Caritas in veritate: «è, questo, l’annuncio e la testimonianza cristiana della carità» (n. 4). Si tratta di un cristianesimo pieno di amore nella verità, la cui fonte sta nella memoria dell’Eucaristia.
+ Mario Toso