[gen 01] Omelia – Maria Santissima Madre di Dio

01-01-2022

Modigliana, san Domenico 1 gennaio 2022.

Carissime autorità civili, cari alpini ed associazioni, cari fratelli e sorelle, la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, ci ricorda come l’umanità, al pari di Maria, è chiamata a «generare» in sé e nel mondo il Figlio di Dio e, con Lui, una nuova umanità. Si tratta di un’umanità unità alla divinità, alla vita di Dio e al suo Amore trinitario. Proprio a fronte di una simile comunione tra la persona e Dio è possibile immaginare e sperare un mondo nuovo, più giusto e pacifico. Non a caso Paolo VI, ora santo, ha voluto che si celebrasse la Giornata mondiale per la Pace, nel nome di quella fraternità universaleche Cristo ha seminato nell’umanità in cui si è incarnato. Una tale fraternità non richiede di omogeneizzare tutti. Al contrario, permette di lavorare insieme, mantenendo le legittime differenze, senza perdere l’identità di ciascuno. Nella costruzione della pace sociale di un Paese e del mondo non c’è un punto finale, bensì si tratta di un compito che non dà tregua e che esige l’impegno di tutti. Il quadro della costruzione della pace vede congiunti un’architettura generale e un artigianato minuto ma prezioso. L’architettura riguarda il lavoro delle istituzioni. L’artigianato della pace ricorda il lavoro di tutti i cittadini. Papa Francesco indica in particolare tre vie della pace: il dialogo tra le generazioni, l’educazionee il lavoro. Le consideriamo una ad una. Il dialogo tra le generazioni, in vista della costruzione della pace, ossia di un mondo poggiante sui pilastri della verità, della fraternità, della libertà, della solidarietà e della giustizia, appare fondamentale. Quando una generazione ostracizzi l’altra si priva di un valido apporto che integra la vita della società. La società diventa un’anatra zoppa, con gravi difficoltà di movimento e di sviluppo.  Se le generazioni dei giovani sono emarginate, tenute sempre in panchina, anzi costrette ad emigrare – non si dimentichi, poi, che i giovani nel mondo occidentale sono una minoranza – la società, nonché l’economia e la politica, come anche il sistema di sicurezza sociale, il sistema delle pensioni, non possono avvalersi della loro creatività e della loro generatività, del loro dinamismo e del loro prezioso contributo. Gli anziani, da una parte, non possono usufruire del sostegno, dell’affetto dei giovani e, dall’altra parte, non possono comunicare la loro esperienza di vita e i grandi valori della tradizione, che l’attuale sistema culturale, impregnato da un relativismo assoluto, sta abbattendo, lasciando per tutti un grande vuoto di significato, un futuro privo di riferimenti certi e, quindi, di una chiara direzione per il cammino. E, così, i giovani, non possono avvantaggiarsi dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani. Peraltro, il dialogo e l’alleanza tra anziani e giovani sono messi in difficoltà da una cultura informatica e telematica che favorisce una vita da corsa, incontri fugaci, per cui le persone si sfiorano appena. Al dialogo viene a mancare l’ascolto, il confronto, l’accordo, il camminare insieme. L’intelligenza artificiale rende prigionieri della virtualità e si perde il contatto concreto con le persone, nonché il sapore della realtà. In sostanza, le generazioni, ma anche i cittadini, che debbono convergere su una piattaforma di valori condivisi, diventano distanti fra loro, non riescono a incontrarsi e a comunicare in profondità. Vengono così meno precondizioni necessarie alla costruzione della pace.

Non a caso, la seconda via che indica papa Francesco, in vista della pace, è l’educazione, su cui si dovrebbe realizzare un patto globale. Tutti debbono cooperare affinché l’educazione non sia deficitaria. Senza un’educazione, avente come perno una visione integrale di persona, la costruzione della pace perde consistenza e valenza. Proprio per questo, in un mondo che vede prioritaria la spesa per le armi, rispetto a quella per l’istruzione e l’educazione, il pontefice insiste nel dire che occorre ritenere i soldi, impiegati a potenziare l’istruzione e l’educazione, un investimento, non uno spreco. La terza via della pace, per papa Francesco, è il lavoro. Poiché il lavoro è unzione di dignità, ossia consente di accrescere la propria dignità e la propria umanità, dev’essere un bene disponibile per tutti. Il lavoro, che l’Evangelii gaudiumdefinì antidoto alla povertà e titolo di partecipazione, trasforma il mondo, lo umanizza. In tal maniera, il lavoro è strumento di pace. In breve, in vista della pace: meno vite di corsa, più incontri veri, più dialogo tra le generazioni, meno artificialità nelle relazioni e più senso della realtà; meno eserciti e più educatori; meno armi e più lavoro per tutti.

In questa prima celebrazione eucaristica dell’anno nuovo chiediamo alla Madre di Dio di aiutarci a donare al mondo Gesù Cristo, ad accoglierlo con tutto noi stessi. Senza la fraternità che Egli ci dona è più difficile il dialogo, l’educazione al bene e alla pace, l’impegno a collaborare perché tutti abbiano un lavoro.

                                          + Mario Toso