Faenza, Cattedrale 1 gennaio 2021.
Cari fratelli e sorelle, celebriamo la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Ci ricorda come l’umanità, al pari di Maria, è chiamata a «generare» in sé e nel mondo il Figlio di Dio e, con Lui, una nuova umanità.
In coincidenza del primo gennaio, per iniziativa di san Paolo VI, la Chiesa celebra la Giornata mondiale della pace. Se desideriamo un mondo che viva nella pace, al di là dei molteplici conflitti, delle ingiustizie e delle diseguaglianze, siamo chiamati ad imitare la Madonna che, divenendo Madre del Verbo di Dio che si fa carne, dà inizio ad una nuova umanità. Genera il Nuovo Adamo, l’umanità in piena comunione col Padre. In tal modo, consente a noi di vivere come figli nel Figlio di Dio. Detto in breve, la Madre di Dio, donandoci il Figlio di Dio, ci pone nella condizione di essere un’umanità di figli di Dio, un’umanità fraterna. Per ciò stesso, semina in noi l’anelito ad essere un’unica famiglia che vive, mediante l’amore donato da Gesù e dal suo Spirito d’amore, come una comunità-comunione, aperta a tutti, senza l’esclusione di nessuno.
Sulla stessa scia si colloca il Messaggio del papa Francesco per la celebrazione della Giornata mondiale della pace. Infatti, all’inizio del nuovo anno, il pontefice indirizza ai Capi di Stato e di Governo, ai fedeli della varie religioni, agli uomini e alle donne di buona volontà e, non ultimi, ai cattolici, l’invito di prendersi cura gli uni degli altri e del creato: al fine di costruire una società fondata sulla fraternità e sull’amicizia sociale. Il tema del Messaggio è precisamente questo: La cultura della cura come percorso di pace.
Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scontro e dello scarto! E, quindi, in definitiva, per vivere una storia di fratelli, per custodire e coltivare la fraternità. Nella cultura della cura è la pace. La cultura della cura è la via della pace. Dio Creatore è all’origine della nostra vocazione alla cura dell’umanità e del creato. Ed è modello per essa. Il ministero stesso di Gesù è da considerare un punto di riferimento imprescindibile: Egli pone in atto una cura di tutto l’uomo, di ogni uomo: del corpo e dello spirito. È il Buon Pastore che si prende cura delle pecore. È il Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito e ne cura le piaghe. Sulla Croce suggella in maniera vertice la sua cura dell’uomo intero e di tutti i popoli, offrendosi totalmente in dono al Padre e all’umanità, liberandoci dal peccato e dalla morte.
La cultura della cura l’ha coltivata la comunità cristiana delle prime generazioni, ma anche di quelle successive.
IlMessaggiodella pace per questo nuovo anno indica anche la bussola di navigazione per la cura dell’umanità e del creato. Essa è data dai principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Nel suo Messaggio il pontefice ne indica solo alcuni. Eccoli: la promozione della dignità e dei diritti della persona, la solidarietà, il bene comune, la salvaguardia del creato. Tali importanti principi per divenire punti di riferimento del percorso della cura richiedono un processo educativo, che coinvolge religioni, comunità ecclesiali, famiglie, scuole ed università, istituzioni internazionali.
In conclusione, per papa Francesco non ci può essere pace senza una cultura della cura, quale impegno comune, solidale e condiviso. Tutti dobbiamo porci in marcia seguendo le indicazioni offerte dalle grandi stelle fisse, che sono i principi della Dottrina sociale della Chiesa. Partecipando all’Eucaristia prendiamo coscienza che il memoriale dell’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo è il fondamento della cultura della cura, l’indicazione del percorso della realizzazione della pace. Facciamo il proposito di essere artigiani appassionati della pace, ma anche di essere impegnati nella conoscenza, sperimentazione e nell’annuncio della Dottrina sociale della Chiesa. Maria, Madre di Dio, del Principe della pace, ci accompagni e ci sostenga.
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana