[gen 01] Omelia – Solennità della Madre di Dio

01-01-2024

In questa solennità di Maria, Madre di Dio e della Chiesa, festeggiamo, come ci ha abituati a fare san Paolo VI, la Giornata mondiale della Pace. Quanto abbiamo bisogno di pace per la famiglia umana! Le guerre devastano i popoli, gli arsenali vengono continuamente riempiti di armi sempre più potenti e letali. Poco ascoltate, anche perché troppo deboli, sono le istituzioni internazionali di pace.

La pace è un dono che, mediante Maria, porta il Figlio di Dio all’umanità, quale Dio con noi, Principe della pace (cf Is 9,6). La Chiesa, riflettendo sui cambiamenti sociali e culturali prodotti dal Verbo che si fa carne (cf Gv 1, 14), ha gradualmente compreso che la pace non è solo dono di Dio ma è anche frutto della collaborazione degli uomini con Lui e tra di loro. La preghiera è importante e necessaria. Va, però, integrata da un pensiero pensante e da un’azione architettonica, a cui vanno educati i credenti.

Come ci ha insegnato san Giovanni XXIII, il papa buono, nella sua indimenticabile enciclica Pacem in terris, della quale abbiamo appena finito di celebrare il sessantesimo anniversario di promulgazione, la pace è, in particolare, sia disarmo graduale e concordato degli arsenali sia, soprattutto, conversione degli animi. La pace, in particolare, è costruzione, da parte di tutti i popoli, di un insieme di relazioni e di istituzioni fondate sulla fraternità, sulla libertà, sulla verità, sulla giustizia, sulla solidarietà. La pace non è il risultato della violenza degli eserciti, della loro furia annientatrice che distrugge ed uccide. La pace è, anzitutto, frutto di una convivenza umana ove le persone e i popoli vivono e crescono come soggetti fraterni, liberi e responsabili, solidali, giusti e pacifici.

A questo li sollecita il Figlio di Dio, venuto tra noi per trasfigurarci con il suo amore, salendo sulla croce, ove ha celebrato e annunciato la vera pace, rifiutando la violenza, estendendo le sue braccia in un abbraccio universale. La pace è un’opera comunitaria degli uomini che, uniti alla vita nuova di Cristo, costruiscono insieme nuove relazioni e nuove istituzioni, atte a realizzare il bene comune della famiglia umana. La pace è frutto non della violenza ma dell’amore pieno di verità per le persone, per tutte le persone e i popoli della terra. È essenzialmente un’azione positiva. Trova le sue direttrici di concretizzazione nella promozione della dignità delle persone, dei diritti e dei doveri umani, nella finalizzazione di tutte le attività al compimento umano in Dio.

Proseguendo entro queste prospettive, quelle della non violenza attiva e creatrice, il Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2024 di papa Francesco ci sollecita a gestire eticamente l’intelligenza artificiale, a porla a servizio dello sviluppo integrale delle persone e dei popoli. Con l’aiuto della tecnica gli uomini sono chiamati a far sì che la terra diventi una dimora degna di tutta la famiglia umana. I notevoli progressi delle nuove tecnologie dell’informazione, specie nella sfera digitale, costituiscono senz’altro strumenti preziosi, che però sono ambivalenti. Presentano, dunque, entusiasmanti opportunità e gravi rischi.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sulle persone, sul mondo del lavoro, sulle società, sulle democrazie, sui processi elettorali, dipende non solo dalla progettazione, ma anche dagli obiettivi e dagli interessi di chi la possiede e di chi la sviluppa, nonché dalle situazioni in cui viene impiegata. Per offrire un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli dev’essere usata in modo responsabile, nel rispetto della dignità intrinseca delle persone e dei popoli, della fraternità che lega tutti in un’unica famiglia umana, della giustizia sociale, dell’ecologia integrale, della qualità della vita di tutta l’umanità, del bene comune mondiale, della pace, dei diritti e dei doveri umani dei singoli e dei popoli.

Occorre, pertanto, evitare di cadere in una spirale di dittatura tecnologica, tenendo conto che le persone e il mondo nella sua complessità non potranno mai essere conosciuti e contenuti esaustivamente entro la classificazione degli algoritmi più avanzati. Essi sono strumenti limitati che producono semplificazioni che lasciano da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono. Le persone, le famiglie, i lavoratori, le imprese e i popoli sono di più dei dati con i quali li identifica l’intelligenza artificiale. Tali dati, applicati indiscriminatamente, possono creare controlli sociali arbitrari, vedute distorte della realtà, manipolazioni, diseguaglianze, azioni ingiuste. Un caso attuale di grave preoccupazione etica è rappresentato dalle operazioni militari mediante sistemi di controllo remoto. È senz’altro chiaro che i sistemi d’arma autonomi non potranno mai essere soggetti moralmente responsabili. L’esclusiva capacità umana di giudizio morale e di decisione etica è più di un insieme di algoritmi. La capacità di giudizio morale non può essere ridotta alla programmazione di una macchina che, per quanto «intelligente», è sempre una macchina. In forza di questo è sempre necessaria una supervisione umana attenta che, a sua volta, richiede un’educazione rigorosa all’uso di forme di intelligenza artificiale, in vista del loro discernimento etico e sociale. Ma, oltre a ciò, bisognerà rafforzare o istituire organismi statali ed internazionali, sovranazionali, incaricati di esaminare le questioni etiche emergenti dalla rilevanza globale dell’intelligenza artificiale. In questa Eucaristia preghiamo per la pace mondiale e perché il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale contribuisca a porre fine, anziché ad aumentare, guerre e diseguaglianze. I fedeli cristiani e le loro guide spirituali si impegnino sempre più perché i progressi nello sviluppo di forme di intelligenza artificiale servano la causa della fraternità umana e della pace.

Al termine di questa omelia ci fermeremo alcuni istanti a riflettere sull’urgente dovere della pace, sulla necessaria opera di educazione ad essa, sulla preparazione di nuove generazioni di credenti impegnati nella politica. Perché l’azione dei cattolici sia più incisiva è necessario un nuovo modo di presenza nelle società civili, nei parlamenti, nelle relazioni internazionali e multilaterali, sovranazionali. Il Signore e la Madre di Dio, il Principe della pace, ci aiutino. Sostiamo alcuni istanti a pregare, prima di cantare il Veni creator Spiritus, perché il mondo nel nuovo anno sia inondato dalla grande luce del Figlio di Dio (cf Gv 8, 12) e dalla sua pace (cf Gv 20, 19).

                                        + Mario Toso