Faenza, cattedrale 14 febbraio 2024.
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, iniziamo il cammino quaresimale, che si snoda per quaranta giorni e ci conduce alla gioia della Pasqua del Signore, alla vittoria della Vita sulla morte, sul peccato. Questo è il traguardo verso cui dobbiamo guardare. Questo è lo sbocco del nostro percorso. La Quaresima è per la Pasqua. Mediante il digiuno, la preghiera, la conversione e l’elemosina non mortifichiamo la nostra vita, la nostra libertà, la nostra capacità di amare. Al contrario, le purifichiamo, le potenziamo. Conquistiamo una vita più piena, quella che Cristo ci ha guadagnato e ci dona con la sua morte e risurrezione.
Le Letture che sono state proclamate ci offrono spunti che siamo chiamati a far diventare comportamenti concreti in questa Quaresima. La Chiesa ci ripropone, anzitutto, il forte richiamo che il profeta Gioele rivolge al popolo di Israele: «Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti» (2,12). Va sottolineata l’espressione «con tutto il cuore», che significa cambiare vita, coltivare nuove visioni, muovendo dal centro dei nostri pensieri e sentimenti, attingendo alle radici delle nostre decisioni, scelte e azioni, che è la nostra libertà, creata da Dio come libertà non indifferente nei confronti del vero, del bene e di Lui stesso. Noi siamo fatti per Dio. Il nostro ritorno a Dio è possibile perché Egli ci ha già predisposti all’incontro con Lui. Ma soprattutto perché c’è una forza che si sprigiona dal cuore stesso di Dio! È la forza della sua misericordia che ci chiama e ci attira. Dice ancora il profeta: «Ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male» (v.13). Il ritorno al Signore è possibile perché è opera di Dio e frutto della fede che noi riponiamo nella sua misericordia. Questo ritornare a Dio diventa realtà concreta nella nostra vita solo quando la grazia del Signore penetra nell’intimo e lo scuote donandoci la forza di «lacerare il cuore»: «Laceratevi il cuore e non le vesti» (v.13). In effetti, anche ai nostri giorni, osservava Benedetto XVI predicando nel Mercoledì delle Ceneri, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, sulla propria condotta personale, consentendo al Signore di trasformare, rinnovare e convertire. Sono gli altri a doversi convertire non noi. E, invece, tutti siamo sollecitati a convertirci, ad andare incontro all’amore di Dio che si abbassa sino a noi.
E, poi, teniamo presente che quel «ritornate a me con tutto il cuore» è un richiamo che coinvolge non solo me come singolo, ma la comunità intera. Abbiamo ascoltato sempre nella prima Lettura: «Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo» (vv.15-16). La dimensione comunitaria è un elemento essenziale nella fede e nella vita cristiana. Cristo è venuto «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (cf Gv 11,52). Il “Noi” della Chiesa è la comunità in cui Gesù ci riunisce (cf Gv 12,32). La fede è necessariamente ecclesiale. La Quaresima è un cammino fatto insieme. Questo è importante ricordarlo e viverlo in un tempo in cui siamo posti in marcia entro un cammino sinodale: ognuno dev’essere consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo, ma insieme con tanti fratelli e sorelle, nella Chiesa, per annunciare la salvezza a tutti. E così è un percorso di comune ascesa spirituale e di immedesimazione a Cristo, nella sua passione, morte e risurrezione. Ci aiutiamo nella fede non solo con le buone pratiche della solidarietà ma soprattutto coltivando una crescita spirituale condivisa, che ci fa tutti immergere nella stessa incarnazione di Cristo, venuto per far nuove tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra.
Vivere la Quaresima non è un mero percorso da un rito all’altro. È unirci alla stessa incarnazione, morte e risurrezione del Figlio di Dio, che sottopone ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità, ogni associazione ad un processo di trasfigurazione del proprio essere in quello del Signore Gesù. Vivere autenticamente la Quaresima conduce a dire basta alle guerre, alla violenza, come ha fatto il Signore Gesù che è salito sulla croce rifiutandola, perdonando i suoi carnefici. Significa essere buoni samaritani che aiutano gli emarginati, gli sfruttati, pronti a moltiplicare i pani per dar da mangiare agli affamati, senza però dimenticare di donare ad essi soprattutto il pane vivo e vero, disceso dal cielo, cioè Gesù Cristo. Solo un tale pane accolto, celebrato e testimoniato dona la vita in pienezza, la salvezza. Vivere la Quaresima vuol dire impegnarsi a scorgere nel creato la presenza luminosa del Risorto che lo avvolge misteriosamente e lo orienta ad un destino di pienezza. Se l’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto, con il lavoro nei campi, nelle imprese, con la contemplazione e la preghiera, le nostre attività sono chiamate ad accompagnare e a favorire una tale ascesa. Venendo, poi, agli impegni che ci tengono occupati in questo periodo di post-alluvioni e di ricostruzione, dopo anche un terremoto, come non pensare al periodo quaresimale come ad un tempo propizio di crescita nell’aiuto reciproco, di educazione ulteriore delle nuove generazioni ad una solidarietà lunga? Come non pensare al ricominciamento di una nuova evangelizzazione del sociale, con riferimento alla vita, alla famiglia, al lavoro, all’intelligenza artificiale, ad una cultura che supera decisamente il transumanesimo? Come non intensificare la catechesi dei ragazzi e dei giovani sino ad innamorarli di Gesù Cristo? Ma, soprattutto, come non pensare a rinnovare il nostro slancio missionario, allorché abbiamo la fortuna di accogliere tra noi nuove comunità di sorelle consacrate che giungono a darci man forte nell’annuncio e nella carità, provenendo dall’estero? Non tralasciamo, poi, un’intensa preghiera perché il Signore mandi vocazioni forti e sante sia tra i laici sia nell’ambito dei presbiteri.
«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6,2). Le parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto risuonano anche per noi con un’urgenza che non ammette assenze o inerzie. Il termine “ora” ripetuto più volte dice che questo momento non può essere lasciato sfuggire, esso viene offerto a noi come un’occasione unica e irripetibile.
Cari fratelli e sorelle, iniziamo fiduciosi e gioiosi l’itinerario quaresimale. Risuoni forte in noi l’invito alla conversione, a «ritornare a Dio con tutto il cuore», accogliendo la sua grazia che ci fa persone nuove. Nessuno di noi, dunque, sia sordo a questo appello, che ci viene rivolto anche nell’austero rito, così semplice e insieme così suggestivo, dell’imposizione delle ceneri, che tra poco compiremo.
+ Mario Toso