[dic 23] Omelia – Esequie Don Giuseppe Mingazzini

23-12-2023

Rev.ma Ecc. Mons. Claudio Stagni, Sig. Vicesindaco Andrea Fabbri, Sig.ra Consigliera regionale Manuela Rontini, cari presbiteri, caro Giovanni e parenti tutti, cari fratelli e sorelle, presentiamo al Signore il nostro don Giuseppe Mingazzini, amato parroco di questa parrocchia per 26 anni. Lo raccomandiamo alla misericordia del Padre perché possa ricevere pienezza di vita e godere della gioia eterna. Come abbiamo sentito nella prima lettura «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà» (cf Sapienza 3, 1-9): chiediamo che don Giuseppe possa essere annoverato tra i giusti ed entrare in Paradiso a contemplare in eterno il volto di Dio.

Tutta la vita di don Giuseppe è stato un segno dell’amore di Dio nel quale ha sempre creduto e che fin da piccolo, scegliendo di entrare in seminario, ha deciso di servire più da vicino. Nella parrocchia di Pieve Ponte, ove ha ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, ha scoperto la bellezza della fede grazie soprattutto ai suoi genitori. Lui stesso li ha definiti i suoi due più grandi educatori.

Dopo gli studi nel nostro Seminario di Faenza, l’8 giugno 1963, è stato ordinato sacerdote dal Vescovo Giuseppe Battaglia che lo destinò subito Cappellano nella parrocchia di Sant’Agata sul Santerno, che recentemente è stata drammaticamente colpita da due alluvioni. Don Giuseppe era giovane in mezzo ai giovani, padre ed amico. A loro trasmise la buona notizia di Gesù. Infuse nel loro cuore l’amore per Lui. Dal 1970 fu parroco a Villa San Martino, inizialmente come coadiutore dell’anziano parroco don Luigi Ravagli. In quella comunità, per più di vent’anni, spese il meglio delle sue energie per costruire il Corpo di Cristo. Si prodigò, peraltro, nella ristrutturazione della chiesa e della canonica. La Chiesa parrocchiale di Villa san Martino, in particolare, oggi appare adorna di altari lignei dorati. Con la sua illuminazione soffusa dà la sensazione di un grembo che accoglie i credenti nella preghiera, nell’adorazione di Dio. Ma don Giuseppe ha lavorato soprattutto dal punto di vista spirituale e morale, sollecitando sempre più le persone ad accogliere e ad amare il Signore Gesù, ponendolo al centro della loro vita, quale scaturigine di un nuovo mondo di pensare e di atteggiarsi.

Nel 1991 il Vescovo Mons. Bertozzi lo destinò parroco a Santa Maria Maddalena nel Borgo di Faenza, in sostituzione di don Veraldo Fiorini, un santo sacerdote, che per motivi di salute dovette lasciare la parrocchia e del cui ministero la parrocchia ancora oggi gode i buoni frutti. Le sue spoglie, non a caso, sono state trasferite qui in chiesa da poco tempo.

Anche i 26 anni di ministero presbiterale di don Giuseppe Mingazzini in questa parrocchia di Santa Maria Maddalena sono stati incentrati non solo nell’innalzare nuovi ambienti, bensì su un lavoro di rafforzamento della comunità cristiana. Cercò di tenere insieme le tante anime della parrocchia che da piccola comunità di campagna era divenuta nel tempo la parrocchia più popolosa della città.

Alcuni tratti salienti del suo ministero in questa comunità sono stati anzitutto quello della cura pastorale dei bambini e dei ragazzi, grazie alla collaborazione dei sacerdoti coadiutori, di numerosi catechisti, non esclusa quella della sorella Paola Mingazzini. Spesso don Giuseppe raccontava con gioia i tanti momenti vissuti con i suoi ragazzi e in particolare la preparazione ai sacramenti e i tanti campi estivi in montagna o nella casa di San Savino sopra Modigliana. Aveva ben chiaro che, per costruire una vera comunità, bisognava partire dai ragazzi e dai giovani, speranza e futuro della Chiesa, della società. Un altro tratto della sua pastorale è stato quello dell’attenzione agli anziani e agli ammalati, le membra più fragili, ma non per questo meno importanti nella vita di una comunità. Andava spesso a trovare gli ammalati nelle famiglie e nelle strutture sanitarie del territorio (OAMI e Residenza S. Umiltà). Ha organizzato tante volte vari momenti di aggregazione e di formazione. Basti pensare alla nascita del gruppo di preghiera Padre Pio e ai tantissimi pellegrinaggi a Lourdes o a San Giovanni Rotondo. La sua attenzione agli anziani e agli ammalati è testimoniata anche dall’impegno che per vari anni ha profuso come incaricato diocesano della pastorale della salute e assistente dell’Unitalsi.

Possiamo dire senza ombra di dubbio che abbia amato con cuore sincero la Chiesa e, in particolare, questa parrocchia di santa Maria Maddalena, tanto da provare una forte sofferenza al momento di doverla lasciare, poco più di sei anni fa.

Il suo carattere non era sempre accomodante e, quindi, poteva esserci qualche discussione o qualche malinteso con qualche parrocchiano. E, tuttavia, non mostrava di portare rancore. Voleva bene a tutte le persone affidate alla sua cura pastorale e che considerava indistintamente figli e figlie amati.

Oltre ai suoi genitori, colei che più di tutti è stata vicina a Mons. Giuseppe a livello pastorale è stata la già menzionata sorella Paola. Negli ultimi mesi di vita anche lei è stata accolta nella Casa del clero il cui Statuto consente l’ospitalità per i collaboratori più prossimi dei presbiteri. Per la scomparsa della sorella, l’8 dicembre di due anni fa, don Giuseppe patì non poco.

Mentre risiedeva presso la Casa del Clero accoglieva volentieri confratelli ed ex parrocchiani per qualche conversazione amichevole e per mostrare a tutti le sue foto con i vari pontefici e le immagini dei santi a cui era molto devoto.

Nell’ultimo tratto della sua vita ha continuato a seguire da lontano le vicende della sua comunità parrocchiale. Il suo successore don Francesco lo ha sempre invitato ai vari momenti importanti della vita della parrocchia ai quali partecipava volentieri. Abbiamo tutti presente la festa dell’estate scorsa in occasione dei suoi 60 anni di sacerdozio celebrati proprio qui a santa Maria Maddalena. Ai giovani presenti, al termine dell’Eucaristia, chiese: amate davvero il Signore Gesù?

Ringraziamo il Signore per la vita sacerdotale e la pastorale vocazionale di don Giuseppe. Affidiamolo alla misericordia del Padre, perché possa perdonare le sue colpe e accoglierlo con sé nella gloria eterna.

«Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro», ci ha ricordato il Vangelo secondo Matteo (cf Mt 11,25-30). Di qui la nostra fiducia e la nostra speranza.

Il Natale ormai vicino ci ricorda la presenza di Dio nell’umanità, nella nostra storia: apriamogli le porte del cuore e della mente. Rivolgiamoci a Lui, soprattutto nei momenti di fatica e di difficoltà, come nella attuale fase di rinascita dopo le alluvioni, il terremoto, la tromba d’aria. Domandiamogli la pace, tutto l’aiuto di cui abbiamo bisogno, come persone, come Chiesa e come società. Impegniamoci, però, non solo a pregare ma ad essere artigiani solerti nella costruzione del Corpo di Cristo e della pace.

+ Mario Toso, Vescovo