Vivremo il periodo dell’Avvento in un momento particolare, quello del Covid-19. L’anno scorso non fu così. È l’occasione per pensare alla preparazione della venuta di Gesù Cristo in una umanità travagliata, perché colpita dal coronavirus che mette a repentaglio la vita di molti.La pandemia ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo. C’è bisogno di un più di fraternità, di amicizia sociale, ci ha ricordato papa Francesco con la sua ultima enciclica Fratelli tutti.
Tuttavia, il coronavirus non è l’unica malattia da combattere. La pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie. Una di queste è la visione distorta della persona, uno sguardo che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale e trascendente. A volte guardiamo gli altri come oggetti, da usare e scartare, senza pensare alla loro altissima dignità di figli di Dio. In realtà, questo tipo di sguardo fomenta una cultura dello scarto individualistica e utilitaristica, che trasforma l’essere umano in un bene di consumo. A tutto ciò è da connettere una visione distorta dell’economia, della finanza e della politica. Esse alimentano diseguaglianze crescenti tra le persone, i gruppi, i Paesi. Sono correlate questioni ecologiche di surriscaldamento e di inquinamento del pianeta, con i relativi cambiamenti climatici, la diminuzione della biodiversità, la fame, la povertà, le migrazioni degli animali e delle persone. Vivere l’Avvento a fronte di tutti questi problemi culturali e sociali ci sollecita a pensare la venuta di Cristo e la sua incarnazione entro un contesto bisognoso di nuovi orizzonti, non più chiusi, ma aperti a un nuovo mondo. Ciò richiede di cambiare mentalità, di convertirsi nella mente e nel cuore, di mettersi in marcia per incontrare Colui che viene per redimerci, per portare novità di vita. Dobbiamo, allora, tenere ben fermo il nostro sguardo su Gesù (cf Eb 12,2) e con questa fede abbracciare la speranza del Regno di Dio che Gesù stesso ci porta (cf Mc 1,5; Mt 4,17; CCC, 2816). Un Regno di guarigione e di salvezza, che è già presente in mezzo a noi (cf Lc 10,11), ma che domanda a noi collaborazione per il suo compimento. Un Regno di giustizia e di pace, che si manifesta con opere di carità, di trasfigurazione delle persone, delle relazioni, di realizzazione di una nuova creazione, assieme a Cristo, che è venuto e continua a venire per porre in atto cieli nuovie una terra nuova. Con la prima domenica di Avvento viene affidato alle comunità il nuovo Messale Romano, terza edizione in italiano del Messale di Paolo VI. Esso esige un’adeguata presentazione per essere meglio compreso, perché ci accompagni nelle nostre Assemblee. È un dono prezioso per la Chiesa, perché celebrando l’Eucaristia edifichiamo il Corpo di Cristo (cf 1 Cor 12,27) e contribuiamo alla venuta del Regno di Dio nel nostro tempo. Buon Avvento, dunque, come Chiesa di credenti, tutti missionarie corresponsabili.