[ago 31] Omelia – Festa dei nonni

31-08-2024

Faenza, Seminario 31 agosto 2024.

Nella vecchiaia non abbandonarci (cf Sal 71, 9). Questo è il titolo del Messaggio del santo Padre Francesco in occasione della IV Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani. È l’invocazione che le persone anziane rivolgono al Signore nel timore di essere lasciate sole non solo dalle persone care – figli e nipoti – ma anche da Dio. Eppure, nel Vangelo incontriamo la certezza che Dio è vicino ai suoi figli. Come mai, dunque, nella vecchiaia si giunge a dubitare dell’amore di Dio? Forse, ciò dipende dall’amara esperienza della solitudine. Quando questa viene sperimentata da anziani e nonni crea un senso di sfiducia anche nei confronti di Dio. L’assenza dei propri cari, ancor più dopo una vita passata ad aiutarli e a sostenerli, spesso anche economicamente, genera nelle persone anziane la sensazione di essere abbandonate non solo dai figli ma anche dal Signore. Perché avviene questo? Perché noi, giovani ed anziani, portiamo incarnata, impressa nella nostra vita, nell’intimo, l’esperienza che Dio ci dona il suo paterno amore mediante i nostri genitori, i nostri famigliari. L’interruzione dell’affetto e delle cure da parte dei propri figli e nipoti può ingenerare nei nonni e negli anziani l’idea che Dio Padre smette di amarli. Noi che siamo stati creati come esseri strutturati a tu e per vivere in una famiglia di amore, ossia in un noi ove sussiste un amore circolare, un amore che è dato, ricevuto e ricambiato, non dovremmo avere grandi difficoltà a capirlo. Non solo noi come singoli siamo stati creati per vivere e sperimentare un amore di comunione e di comunicazione ma anche le nostre famiglie. Esse sono costituite come un ambiente di amore reciproco e scambievole, che rende più forti le nostre persone nel dono. Se, perciò, noi non manifestiamo amore e cure ai nostri anziani ecco che Dio può apparire a loro più lontano, quasi disinteressato nei loro confronti.

Da queste riflessioni, cari fratelli e sorelle, cari nipoti e bambini, siamo chiamati a ricavare un importante impegno di amore e di tenerezza nei confronti dei nonni e degli anziani, specie se ammalati e soli. Amandoli, servendoli cresciamo nel dono gioioso di noi stessi, nell’amore di Dio Padre. Si tratta di un impegno che è maggiormente urgente e cogente nella nostra società, in cui le case protette, specie a motivo della popolazione che invecchia, sono in crescita. Con l’evoluzione economica e sociale la condizione dei nostri nonni e degli anziani è mutata profondamente. Se in passato avevano un ruolo determinane nella vita e nella crescita della famiglia, come anche della comunità ecclesiale, non raramente oggi si ritrovano come in parcheggio. Per lasciare ai propri figli maggior libertà, minori pesi, non pochi dei nostri nonni scelgono loro stessi di vivere da soli o in case di riposo. Si auto esiliano. Vi sono certamente situazioni particolari che non consentono la loro permanenza nelle nostre famiglie. Sia in un caso che nell’altro, vengono rarefatti i rapporti con le famiglie dei figli e dei nipoti. Si indeboliscono i legami d’affetto e di cura, come è stato evidente nel tempo della pandemia. Vengono sospese le relazioni tra le generazioni, con grave danno sia per i nonni sia per i giovani. Le famiglie e le nuove generazioni diventano più povere di relazioni generose, sotto il profilo umano, sociale e religioso.

L’assistenza sociale e solidale, garantita nelle varie strutture (case protette, social housing, co housing, ecc.), può essere considerata una conquista sociale, un grande passo in avanti per superare la solitudine e l’abbandono. Ma dobbiamo anche riconoscere che ciò, umanamente parlando, non è sempre sufficiente per la loro felicità. Rimane sempre valido l’ideale – sebbene arduo da realizzare – della loro permanenza nelle nostre famiglie, ove possono, secondo le loro forze, anche in caso di fragilità e di malattia, essere motivo di servizio per i più grandi e di tenerezza per i più piccoli. Nonostante inevitabili difficoltà si può realizzare un’integrazione arricchente per tutti i componenti della famiglia, sul piano dell’empatia e della solidarietà fraterna.

È anche grazie ai nonni e agli anziani che Dio trasmette alle generazioni successive il suo futuro, il suo sogno, la sua misericordia. È anche grazie a loro, alla loro fede che è comunicata con gioiosa mitezza la salvezza di Dio. I nonni e gli anziani consegnano alle nuove generazioni una ricchezza di fede che è necessaria per costruire la storia, la giustizia e la pace. Bisogna riconoscere che tra nonni e giovani si stabilisce un feeling unico e decisivo a cui dobbiamo porre attenzione. Di qui anche la celebrazione della festa odierna. Essa intende evidenziare come la trasmissione dell’amore del Signore deve valorizzare il grande tesoro dei nonni e degli anziani, il loro essere alla radice del nostro credere, della nostra civilizzazione. Essi hanno un ruolo decisivo, oltre che nella conoscenza del passato, nell’educazione cristiana. Come ho già sottolineato l’anno scorso è bello ricordare che nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità parrocchiali abbiamo dei nonni meravigliosi che non rinunciano al loro compito di educatori della fede. Sebbene ricchi di lunga esperienza continuano ad aggiornarsi, a partecipare ai corsi di approfondimento per poter essere sempre più in grado di trasmettere il fuoco d’amore per il Signore Gesù che arde potentemente nei loro cuori. Benedetti questi nonni! Fortunate le nostre comunità, che possono contare sull’opera missionaria dei nonni e sulla loro splendida testimonianza. Li possiamo chiamare, come abbiamo fatto per i giovani che si sono recati ad aiutare gli alluvionati, angeli. I nonni sono angeli che il Signore ci affida assieme agli angeli custodi che preghiamo ogni giorno.

La Chiesa e le varie associazioni ecclesiali sono chiamate ad avere stima e cura per i nonni e gli anziani anche quando il tempo li rende fragili ed ammalati. Non dimentichiamo che i nostri nonni possono offrire meglio i loro corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (cf Rm 12, 1-2), quando si trovano con i loro famigliari e i loro nipoti, circondati e sorretti dal loro affetto e dal loro sostegno di cura.

In questa celebrazione eucaristica in cui preghiamo per i nostri nonni e gli anziani non dimentichiamo che, con la loro vita e il loro esempio, ci sono di grande aiuto nel discernere la nostra vocazione nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Rendiamo grazie a Dio per i nostri nonni e per gli anziani.

                                                      + Mario Toso