[ago 13] Omelia – In ricordo delle apparizioni della Madonna di Fatima

Vecchiazzano Forlì, 13 agosto 2020
13-08-2020

Carissimi padri, Servi del Cuore Immacolato di Maria, carissimi fedeli, celebriamo l’Eucaristia nel ricordo delle apparizioni della Madonna di Fatima. La Signora «venuta dal cielo» si rivolge a tre pastorelli – Giacinto, Francesco e Lucia – per innamorarli di Dio. Con le sue apparizioni introduce i piccoli veggenti nell’amore di Dio e li porta ad assaporare Gesù come la cosa più bella della loro vita. La Madre di Gesù, che è stata Lei stessa avvolta dalla dolce luce di Dio, una luce apportatrice di dolci gioie, desidera essere maestra dei tre pastorelli.

In un tempo di gravi difficoltà sociali, di crescita dell’ateismo, di lotta contro la Chiesa, la Madre di Gesù, luce del mondo, si presenta ai piccoli pastori per farne dei messaggeri, per far giungere all’umanità l’invito a convertirsi, vivendo un amore gioioso per Gesù, per Dio. La Madre di Gesù desidera anzitutto suscitare in quei ragazzi, semplici ed umili, un cuore colmo d’amore, per renderli testimoni e discepoli coraggiosi, capaci di infiammare per Dio i cuori più freddi e più tristi del loro tempo. Gesù scelse come suoi discepoli persone adulte. La Madre si affida a dei ragazzi, al loro cuore pieno di candore, come il suo. Ecco chi, secondo Lei, poteva in tempi bui, portare luce alle menti avviluppate in complicati ragionamenti, a coloro che sfidavano Dio, ai cuori abitati da desideri di violenza e di guerra, agli inebriati di autosufficienza.

La Madonna di Fatima pensa di cambiare la storia di un’umanità, incupita da pensieri di odio e da propositi bellicosi, fratricidi, con l’aiuto del candore di tre fanciulli. Li trasforma in veggenti, con occhi pieni di stupore per Lei Madre accorata. Desidera riversare nei loro cuori il suo amore per Dio e per l’umanità. I tre ragazzi, conquistati dalla dolcezza della Madre, che pure annunciava tragedie per l’umanità e i popoli miscredenti, parlavano nelle loro famiglie, alla gente che li interrogava, della bellezza di Maria, della luce d’amore che riversava nei loro petti. Annunciavano bontà, pace per tutti, nel nome di Cristo l’Uomo Nuovo, il Principe della pace. Giacinta esclamava: «Mi piace tanto dire a Gesù che lo amo. Quando glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucia». E Francesco diceva: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126).

Cari fratelli e sorelle, nell’udire queste innocenti e profonde confidenze dei Pastorelli, pensiamo a quanto arde il nostro amore per Gesù e per la sua Chiesa. Domandiamoci: nel pensare a Gesù, sperimentiamo una gioia dolce nel cuore, per Lui, per il suo popolo, che è la Chiesa, per l’umanità di oggi? Sentiamo di appartenere intimamente a Gesù, di condividerne l’altissima missione di salvezza a servizio del mondo? In una società, profondamente secolarizzata, che si mostra indifferente, se non ostile, nei confronti di Cristo e della Chiesa, noi credenti, ridotti sempre più a «piccolo gregge», dovremmo riaccendere il nostro amore per Gesù, per la Chiesa. Chi ama vede in profondità, legge con sapienza i bisogni più struggenti della gente, specie in tempo di pandemia. Solo da cuori ardenti di amore per Dio, da anime candide e pure, può derivare per il mondo un nuovo annuncio di Gesù Risorto e, quindi, speranza e pace, comunione con l’Amore.

Più che analizzare, sino allo sfinimento i tre segreti di Fatima, per fare supposizioni, per diventare fini esegeti dei messaggi consegnati ai Pastorelli, cogliamo il loro contenuto essenziale. L’invito alla conversione e alla penitenza, alla recita del Rosario,  alla consacrazione della Russia al cuore Immacolato di Maria, ad accettare le sofferenze come «dono» per consolare Gesù sono, in definitiva, sollecitazioni ad essere umanità più autenticamente di Cristo e della sua Chiesa, popolo nuovo, pellegrinante, a servizio dell’evangelizzazione, strumento di salvezza nel mondo. Tutti siamo chiamati a tornare dall’esilio di Babilonia, a vivere e a proporre un futuro di comunione con il Risorto, a non essere popolo sterile, bensì ad essere popolo capace di vivere ad imitazione di Maria santissima e, quindi, di vivere una prodigiosa e incessante maternità di Dio. Generare Dio, nel nostro cuore, nelle famiglie, nella società, nella cultura e nelle istituzioni: ecco la missione che ci attende in forza del Battesimo e della Confermazione, ma anche spronati dall’ansia pastorale della Madre, corredentrice col Figlio. Solo così il popolo cristiano sarà una stirpe famosa tra le genti: una famiglia formata da puri di cuore, con occhi che parlano di Dio, come quelli di Giacinta, in un mondo distratto, sempre di corsa, preso da mille attività convulse.

Preghiamo la Madonna di Fatima, i santi Giacinta e Francesco, per i Servi e le Serve del Cuore Immacolato di Maria, perché i nostri cuori non siano freddi nei confronti di Dio Padre, bensì innamorati del Cuore Immacolato di Maria e di Gesù, pronti a divenire protagonisti entusiasti della nuova creazione, inaugurata dall’incarnazione di Cristo.

+ Mario Toso