[ago 11] Omelia – Santa Chiara

11-08-2023

Faenza, Seminario vescovile 11 agosto 2023.

Cari fratelli e sorelle, in un tempo di gravi eventi che colpiscono le nostre popolazioni, come anche la Chiesa – basti pensare alla recente pandemia, alla guerra tra Russia e Ucraina, alle due alluvioni che hanno colpito i nostri territori della Romagna e, in particolare, l’amata, bella e fragile Faenza –, celebriamo la solennità di santa Chiara. La comunità delle Clarisse, assieme alla nostra Chiesa faentina, fa memoria, in particolare, della loro presenza gloriosa nella nostra storia. Ossia degli 800 anni di fondazione del loro monastero in questo territorio. Una ricorrenza importante. Il Signore ha seminato in questa terra e in questo popolo la forza spirituale e la testimonianza trasformante del carisma di santa Chiara d’Assisi. La memoria degli Ottocento anni di presenza a Faenza delle nostre sorelle avviene in un modo singolare: dopo aver lasciato questa città quattro anni fa ed essersi trasferite a Montepaolo in provincia di Forlì. Nessuna delle nostre suore poteva anche solo immaginare che per fare memoria degli Ottocento anni sarebbero ritornate qui dove sono state per secoli. La Provvidenza si è avvalsa dell’alluvione scorsa, per farle ritornare inaspettatamente tra noi, qui nel Seminario diocesano. Sul Piccolo di giovedì 27 luglio scorso, leggiamo la loro testimonianza: «Abbiamo trovato un ambiente aperto, ma anche riservato, nel quale custodire la vita interiore e testimoniare la nostra attesa del Regno. Un mondo giovanile, dinamico e impegnato, che ha saputo dare ospitalità anche ad altri alluvionati, e soccorrere fattivamente le persone in preda all’acqua e al fango». Potremmo dire: il Signore dà. Il Signore toglie. Il Signore ridona. Le nostre sorelle clarisse hanno sperimentato un susseguirsi di emozioni e di spostamenti entro un percorso di fedeltà al loro carisma. Ciò che ci ha colpito durante la loro rinnovata presenza tra noi è stata la serenità profonda del loro spirito, il loro sorriso. È stato il ritrovarsi di fratelli e sorelle, gioiosi di camminare ancora insieme. Il tempo trascorso lontani gli uni dalle altre non ha modificato la comunione, la conoscenza reciproca, gli obiettivi di ciascuno. Semmai li ha riconfermati, mediante una consapevolezza più convinta e profonda, com’è nell’essenza della spiritualità francescana. Nulla ci è dovuto, tutto può essere tolto, nulla ci appartiene in modo esclusivo. Noi siamo pellegrini e forestieri in questo mondo, senza una fissa dimora. Solo la vita in Dio e per Dio è permanente. Ciò che non passa e non è perduto è il tesoro che portiamo nel cuore, ossia la presenza dello Spirito di Dio e l’amore che ci lega gli uni agli altri, le une alle altre. Da qui si può sempre ripartire!

La strada per Montepaolo è ora di nuovo percorribile. Si può riprendere la vita lassù. Sicuramente: senza dimenticarci, senza interrompere la comunione con Dio, nella Chiesa che ci alimenta di Cristo e ci invia sempre. Non saremo nella stessa città, ma saremo uniti spiritualmente e misticamente nel Corpo di Cristo. Ci aiuteremo ad essere protagonisti della nuova creazione che il Verbo incarnato ha inaugurato e che il Risorto ha definitivamente portato a compimento.

Chiara capì che per essere di aiuto ai suoi contemporanei doveva spogliarsi di tutto ed essere di Cristo. Poteva donarlo agli altri, se prima era totalmente sua. E questo non da sola. Sin dall’inizio della sua vocazione intendeva vivere la missionarietà non singolarmente, ma in maniera comunitaria. Assieme a Chiara, altre giovani si consacrarono a Dio e trovarono un luogo di incontro presso la Chiesa di san Damiano, ad Assisi. Qui la comunità crebbe, aiutata da quella dei frati che si era formata attorno a Francesco. Accolse anche le sorelle di Chiara, Agnese e Beatrice, nonché la loro stessa madre. Erano donne che non intendevano fuggire dal mondo, sebbene vivessero ritirate. Non volevano evadere dalle difficoltà quotidiane della gente. Immerse nella preghiera, si sostenevano col proprio lavoro, senza rifiutare l’aiuto di coloro che le accompagnavano con simpatia.

Chiara fu la “pianticella” di Francesco, fedele seguace del suo maestro, ma anche consigliera nelle scelte importanti della vita del Santo. Portò avanti un nuovo umanesimo affrancandosi dalla mentalità medievale che vedeva nella donna l’incarnazione della fragilità spirituale, dell’irresponsabilità, dell’incapacità di fortezza morale.

Contrariamente a tutto ciò Chiara combatté tutta la vita per comunicare profeticamente un modello di vita nuovo. Fino al letto di morte difese e ottenne il “privilegio della povertà” ritenuto impossibile nel suo tempo per un monastero femminile. Così fu fedele a Francesco che, nelle sue ultime volontà, le lasciò il compito di perseverare nella sua scelta di vita povera.

Lo sappiamo bene: Francesco prima, Chiara poi, con altri fratelli e sorelle, abbracciarono «madonna» povertà e con la loro vita di innamorati di Dio resero più giovane e più bella la Chiesa. Francesco e i suoi frati minori, Chiara e le sue sorelle minori, non solo ricostruirono le chiese con pietre materiali, ma specialmente con pietre vive, spirituali. Concorsero nel dare una nuova giovinezza al popolo di Dio.

In un momento storico in cui la Chiesa odierna sembra avere scarsa incisività culturale e in cui cresce l’analfabetismo religioso prepariamo giovani generazioni, come quelle che hanno partecipato con entusiasmo alla Giornata Mondiale della Gioventù in Portogallo, affinché facciano propria la causa del Vangelo. Li aiuteremo a trovare l’ardire di consegnare la vita a Dio per rinnovare la propria comunità, la cultura, il mondo. Le nostre sorelle Clarisse, con il loro amore indiviso ci testimoniano ciò che le rende più forti e decise nella vita. Si mostrano a noi come un drappello di sorelle che indicano chiaramente, tra le vicende della vita, la meta che tutti ci attende. Buon cammino sorelle. Grazie per la vostra testimonianza, ovunque voi siate nel nome del Signore, di santa Chiara e di san Francesco d’Assisi.

                                                    + Mario Toso