La pandemia prodotta dal COVID-19 non ha solo posto in crisi la sanità, l’economia, la famiglia, le comunità ecclesiali, l’integrazione, lo sviluppo sostenibile ed inclusivo, ma anche la scuola, sia statale sia paritaria. È nota a tutti la disparità a cui erano sottoposte le scuole paritarie cattoliche già prima della crisi da COVID-19. Disparità che sussiste ancora oggi nonostante la legge 62/2000, in forza della quale esse fanno parte dell’unico sistema educativo nazionale, che è formato sia dalle scuole statali che dalle scuole paritarie, non solo di quelle cattoliche. All’interno di questo unico sistema educativo nazionale le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico nell’interesse del bene comune, perché chiunque svolga un servizio educativo svolge un servizio pubblico, indipendentemente dal fatto che il gestore sia lo Stato, un ente locale, un soggetto privato. Tale disparità di trattamento tra scuole statali e scuole paritarie è emersa ancora più prepotentemente durante la pandemia. Inoltre, non sono mancati episodi che hanno mostrato le lacune incredibili, quando non la malafede, di amministratori (non di tutti per fortuna), di politici e di responsabili ultimi del sistema scolastico nazionale, nell’esercizio delle loro responsabilità di servizio alle famiglie e al bene comune. Gli istituti non statali, ma comunque pubblici, sono stati, ad esempio, completamente dimenticati nella prima stesura del c.d. decreto Rilancio. Alla domanda, poi, se alle scuole paritarie cattoliche fossero destinati opportuni sussidi come alla scuola pubblica-statale, la prima risposta è stata sconcertante: alla scuola paritaria cattolica non va dato nemmeno un euro. Affermazione davvero grave che è stata via via attenuata con il riconoscimento e l’assegnazione, a vari scaglioni, di aiuti ancora troppo sperequativi tra scuole statali e scuole paritarie. Ma tale affermazione resta grave, anzitutto, perché rivelativa della ignoranza circa l’appartenenza delle scuole paritarie al sistema nazionale di istruzione, come già detto sopra; grave, in secondo luogo, perché, dal punto di vista della libertà religiosa ed educativa, si misconosce la centralità del principio costituzionale della libertà di scegliere la scuola ove poter educare i propri figli.
Previsioni cupe in vista della riapertura delle scuole nel prossimo settembre
Andando oltre tale pur non secondario problema, che mostra l’impreparazione della classe dirigente – più ideologizzata che formata sui valori costituzionali di una democrazia pluralista, sanamente laica, non laicista – ecco i risultati di una crisi antropologica e culturale, perdurante da troppo tempo nel nostro bel Paese: in questo periodo di pandemia diverse scuole paritarie pubbliche hanno già chiuso i battenti. Senza ombra di dubbio, stanti i loro gravi deficit economici e la necessaria cogenza delle norme di sicurezza che richiederà altre risorse, tante altre scuole non esisteranno più, facendo così venire meno il loro meritorio servizio alla società civile, alle famiglie e alle comunità religiose, ed anche il comprovato risparmio alle casse dello Stato.
Uno sconcerto più grande: l’indifferenza nei confronti della scuola paritaria
Ma ciò che in tutto questo lascia forse ancor di più sconcertati è la indifferenza con cui non pochi nelle nostre parrocchie considerano la questione dell’esistenza della scuola cattolica. Nessuno vuole qui fare discorsi falsamente elogiativi nei confronti delle scuole cattoliche, come anche rispetto alle scuole statali. Si conoscono fin troppo bene i loro pregi e i loro limiti, ben riconoscibili specie in una stagione di crisi antropologica ed educativa, che colpisce tutti. Si desidera solo richiamare, specie per i credenti, l’importanza della scuola nei confronti delle famiglie, della società, della comunità ecclesiale e della sua missione prioritaria, che è l’evangelizzazione. È prendendo viva coscienza del nesso intrinseco che esiste tra scuola cattolica ed evangelizzazione che tra i credenti potrebbe maggiormente crescere la stima e l’impegno nei confronti della prima.
La scuola paritaria comunità di fede, luogo di evangelizzazione
Come si può leggere nel nuovo Direttorio per la catechesi, «la scuola cattolica è una comunità di fede, che ha alla base un progetto educativo caratterizzato dai valori evangelici. […] Questo progetto comporta il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica, compresi i genitori, oltre agli insegnanti, ponendo sempre al centro gli studenti» (cf n. 310). Poco dopo si legge ancora: «La scuola cattolica è soggetto ecclesiale, che rende visibile la missione della Chiesa soprattutto nei campi dell’educazione e della cultura. Essa ha come punto di riferimento la Chiesa particolare, rispetto alla quale non è un corpo estraneo. Non si può, perciò, escludere o emarginare né la sua identità cattolica né il suo ruolo nell’evangelizzazione» (cf n. 311).
Scuola paritaria ed inculturazione del Vangelo
A favore della scuola paritaria parrocchiale, pertanto, vanno profuse le migliori energie, con un chiaro obiettivo: l’inculturazione del Vangelo. Ciò richiede che la scuola sia realizzata primariamente non come un ambiente di rifugio dai pericoli del mondo, bensì come un luogo di educazione alla libertà responsabile, alla fraternità, alla solidarietà e alla giustizia, al senso critico, al gusto dello studio, alla vita, al multiculturalismo, al pluralismo religioso, alla comunicazione del vero, del bello e del buono, al dialogo pubblico, all’ecologia integrale e alla pace, in senso cristiano. Nel tempo della pandemia e, speriamo presto, di post-pandemia, specie le comunità e le Fondazioni, come anche le Congregazioni religiose, che sono provviste di asili nidi, di una scuola materna paritaria, di scuole primarie e secondarie, sono chiamate ad un impegno di straordinaria sensibilizzazione delle famiglie, delle istituzioni, dei docenti.
La comunità parrocchiale non può essere ridotta sempre più ad attività assistenziali
Se in diverse comunità parrocchiali o in varie Fondazioni verranno meno le scuole da esse espresse, la missione delle parrocchie perderà un campo imprescindibile per promuovere una cultura permeata e illuminata dalla fede. Avrà a disposizione un ambiente in meno per educare ad una sintesi tra fede, cultura e vita. La comunità ecclesiale sarà sempre più relegata ai margini della società, al culto, alle opere caritative ed assistenziali, senza poter adeguatamente coltivare la valenza pubblica della fede.
Un supplemento di fede ed operosità
Ebbene, già si sono dovute affrontare, anche da parte della Diocesi, diverse difficoltà di gestione delle scuole paritarie parrocchiali. Con la ripresa di settembre, le difficoltà e gli scossoni non saranno di minore intensità rispetto a prima, anzi, forse cresceranno. È inutile dirlo, ma in tutto questo, ci vorrà un supplemento di fede, un supplemento di impegno morale e civile. Ci vorrà anche una più chiara convinzione dell’indispensabilità della scuola paritaria cattolica per l’inculturazione del Vangelo. Senza una tale inculturazione, la stessa fede avrà radici meno profonde nelle persone e nei giovani. E come il granello, seminato tra le pietre e gli spini, appassirà subito dopo aver germogliato.
Il futuro delle scuole paritarie nella nostra Diocesi: essere in rete
Da tempo si va ripetendo che nella nostra Diocesi il futuro delle scuole paritarie cattoliche dipenderà sia dal crederci sia dal metterle in rete, specie per gli aspetti educativi ed amministrativi. Questo è un tempo decisivo e, forse, ultimo, dal punto di vista della loro stessa esistenza. I credenti, in particolare, non possono essere scettici sull’importanza della scuola cattolica in vista dell’inculturazione della fede, ma anche in vista di un sano e ricco pluralismo religioso e culturale, come anche di un futuro più democratico e civile. Scuole statali e paritarie, col loro specifico apporto, sono funzionali alla crescita del popolo italiano, dell’ethos comunitario.
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana