XXXVII.ma Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona
Lido di Savio, 6 agosto 2023.
Oggi festa della Trasfigurazione siamo sollecitati a trasfigurare la nostra vita sulle orme di Gesù. Trasfiguriamo la nostra esistenza se sapremo vivere l’amore di Cristo, un amore che si dona a Dio e all’umanità con un amore totale, sino alla morte. È l’amore di Cristo accolto, vissuto con fedeltà che ci renderà luminosi agli occhi dei nostri fratelli. Un tale amore ci farà riconoscere come persone partecipi dell’identità divina del Figlio, Uomo-Dio (cf 2Pt 1. 16-19; Mt 17, 1-9).
Una buona parte dei giovani delle nostre Diocesi sono insieme a Lisbona per imparare dalla Madre di Gesù a dare un nuovo inizio alla nostra umanità ferita da guerre, inimicizie, disastri ambientali, siccità, tradimenti della propria vocazione alla solidarietà. Sono stati, ma anche noi siamo stati convocati da papa Francesco il quale indica in Maria un modello di vita samaritana e missionaria. Invita i giovani a mettersi alla sua scuola, per imparare da Lei la «fretta buona» e così ad andare incontro a Gesù, al bene, alle necessità dei fratelli, senza tentennamenti. Maria, dopo l’annunciazione, appena seppe che la sua anziana cugina Elisabetta stava per avere un figlio, «si alzò e andò in fretta» da lei (Lc 1,39). Piena di gioia per la presenza di Dio in Lei, è sospinta a farsi dono. Si sente interpellata dal bisogno di Elisabetta e non esita ad intraprendere il viaggio. È il fuoco d’amore che abita in Lei, futura Madre di Gesù, che la proietta fuori da sé per essere premuroso servizio alla cugina. Papa Francesco propone ai giovani presenti in Portogallo o rimasti a casa come noi, di far propria l’esperienza di Maria, di imitarla nel suo slancio di compiere il bene, di servire Dio e l’umanità. Ci sono due tipi di fretta. La «fretta buona», la fretta di Maria che, accolto Gesù in sé, fa della sua vita un dono alla cugina, a chi ha bisogno. E c’è la «fretta cattiva» che, anziché sospingere ad aprirci a Dio, ad accoglierLo nella nostra esistenza e ad andare verso gli altri per aiutarli a crescere nel bene e nell’amore a Dio, spinge ad inseguire il proprio tornaconto personale, a ripiegarsi su di sé, a fare le cose superficialmente, per il proprio interesse egoistico. Vivendo con la fretta cattiva si può essere disposti ad abbandonare la scuola, a frequentare amicizie non raccomandabili, ad entrare in giri che consentono guadagni facili. La fretta buona, invece, ci sospinge sempre verso l’alto, Dio, e verso l’altro, il nostro prossimo. Solo così si diventa costruttori di sé stessi e degli altri, della società buona, giusta e pacifica. Diventando amici di Gesù, nostra pace, diventiamo una cosa sola con Lui nell’amore disinteressato. Abbattiamo i muri che ci dividono, formiamo un solo popolo (cf Ef 2,13-14) di fratelli e sorelle.
In definitiva, cosa desidera papa Francesco dai giovani convocati in Portogallo e da noi? Intende far rivivere la chiamata di Gesù, ma anche il messaggio potente e stupendo che la Madonna di Fatima ha lanciato al mondo intero mediante i tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia: il messaggio dell’amore di Dio che chiama alla conversione, alla libertà e alla pace. Dio chiama per nome ciascuno e ciascuna di noi perché ci ama. Ci invia come messaggeri del suo amore.
La Signora «venuta dal cielo» si rivolse ai pastorelli per innamorarli di Dio. Con le sue apparizioni compì un’opera mirabile di educazione. Li porta a incontrare Gesù, li conduce a Lui per farli divenire suoi annunciatori e testimoni coraggiosi. Mediante a dei giovani, la Madre di Gesù desidera far giungere all’umanità un invito alla conversione, al cambiamento, alla pace. Nella giornata della Gioventù che si sta svolgendo in Portogallo ma anche qui sulla spiaggia a Lido di Savio e in ogni parte del mondo, la Chiesa si accinge a compiere un’opera simile a quella di Maria. Desidera anzitutto forgiare nei giovani un cuore colmo d’amore, per fare della loro vita, sull’esempio di Maria, un dono per Dio e per gli altri. Gesù scelse come suoi discepoli persone adulte. Sua Madre a Fatima si affida a dei giovani, al loro cuore pieno di stupore e di incanto per Dio.
È significativo che la Madonna di Fatima pensa di poter cambiare la storia dell’umanità, incupita da sentimenti di odio e da propositi bellicosi, addirittura fratricidi, come anche nel caso della guerra odierna tra russi e ucraini, con l’aiuto di tre semplici fanciulli. Come? Trasformandoli in veggenti, dando a loro occhi capaci di visioni penetranti, rendendo i loro piccoli cuori grandi ed infuocati come quelli dei profeti.
Cari fratelli e sorelle, cari giovani, domandiamoci: nel nostro cuore sperimentiamo una gioiosa tenerezza per il Signore Gesù, per il suo popolo, che è la Chiesa, per l’umanità di oggi, colpita ieri dalla crisi della pandemia e oggi dai problemi di una terza guerra mondiale a pezzi, assieme ai problemi complessi della ricostruzione dei nostri territori colpiti da alluvioni? Sentiamo di appartenere intimamente a Gesù, di essere suoi, di condividerne l’altissima missione di salvezza a servizio dell’umanità e del creato? In una società, che spesso si mostra indifferente, se non ostile, nei confronti di Cristo e della sua Chiesa, dovremmo far ardere il nostro cuore di amore per Gesù, per la Chiesa, per il mondo. Dopo aver ricevuto lo Spirito d’amore del Padre e del Figlio, come i primi discepoli non possiamo rimanere rinchiusi nel Cenacolo. Ci attendono i confini del mondo, tutti i popoli. Chi ama e vive Cristo, coglie i bisogni più profondi della gente e prende il largo. Solo da cuori ardenti di amore per Dio, da anime candide e forti, può derivare per il mondo un nuovo annuncio di rinascita. Alle volte, noi adulti siamo scettici nei confronti dei giovani. Eppure, come in occasione della vostra mobilitazione di massa verso gli alluvionati qui in Romagna, – vi siete mossi come un’«alluvione d’amore», così è stata anche descritta la vostra marcia solidale -, ci avete mostrato che nei vostri cuori abita uno slancio di bene. Nei giovani c’è il desidero di essere per gli altri, per Dio, Infinito Amore. Voi avete l’intuito della solidarietà, che vi fa muovere come le rondini che, arrivando, annunciano la primavera. Occorre, però, trasformare i momenti straordinari di solidarietà in atteggiamenti duraturi, in cammini lunghi. In altre parole, il dono di sé stessi non può essere uno spot, una storia di Instagram che fra 24 ore è già scomparsa: l’amore, la fede e la speranza che animano l’uomo hanno bisogno di radici profonde e di una cura costante. Come Maria vogliamo investire, specie in questo tempo di grandi crisi, nella vostra educazione, senza lasciarvi soli. Voi siete il tesoro della società.
Preghiamo la Madre di Gesù, preghiamo perché i nostri cuori non siano freddi ma innamorati di Dio Padre, pronti a essere protagonisti entusiasti della nuova creazione. Strada facendo predichiamo che il regno dei cieli è vicino (cf Mt 10, 7-15). Trasfiguriamo la nostra vita quotidiana mediante l’amore del Risorto. Il Signore mi parla, ci parla, mi chiama, ci chiama. Rispondiamogli: eccomi, ecco noi, tutti insieme, come tuo popolo.
L’essere in riva al mare ci ricorda le sponde del mare di Galilea là ove Gesù incontrò e chiamò Simone ed Andrea, Giacomo e Giovanni perché lo seguissero (cf Mc 1,16-20). Venite dietro a me, vi farò divenire pescatori di uomini. Un tale invito il Signore continua a rivolgerlo anche a noi. Accogliamolo con slancio e generosità. Come vescovo, successore degli apostoli, ripeto a voi l’invito di Gesù, a nome dei vostri vescovi.
I discepoli di Gesù Cristo sono uomini e donne che “si alzano”, perché il Signore per primo si è alzato. È risorto, perché noi risorgessimo con Lui a vita nuova. Nel guardare il sole che sorge, vittorioso sulla notte, il nostro cuore torni al mattino di Pasqua di cui facciamo memoria nella nostra Eucaristia in questa domenica della Trasfigurazione. Cari giovani, con il vostro cuore ardente d’amore, sognate un mondo nuovo, un’Europa e un mondo che mettano a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza.
+ Mario Toso