Faenza, san Francesco 4 dicembre 2021
L’Immacolata nella chiesa dei Francescani in Faenza è un’icona antica, che secondo la tradizione sarebbe stata trovata in una legnaia del convento delle Clarisse. Rappresenta la Madonna che stringe a sé il Bimbo Gesù e accosta la sua guancia a quella di Lui secondo la tipologia bizantina molto diffusa della Vergine Glicofilusa o «della tenerezza», che esprime l’intensità del rapporto affettuoso tra la Madre e il Figlio. La Dott.ssa Luisa Renzi Donati, nel volume che questa sera qui si presenta, si è riproposta di illustrare dal punto di vista artistico, della sua storia e della devozione, l’immagine mariana, tra le più antiche e venerate nella nostra Diocesi. A tale amata immagine il popolo cristiano si è costantemente rivolto nel corso dei secoli, nei momenti di avversità, soprattutto per i bisogni della campagna. La pubblicazione dello studio di Luisa Renzi Donati, che è Autrice di altri studi sulla Beata Vergine delle Grazie, patrona della nostra Diocesi, non è da ritenersi solo un contributo volto a lumeggiare un’opera d’arte insigne della Chiesa di san Francesco, ma vuole senz’altro contribuire a rinnovare la nostra devozione alla Madre di Dio e il nostro amore a Gesù Cristo. L’obiettivo è quello di contribuire – non paia un’esagerazione -, alla ri-evangelizzazione del nostro territorio.
Pertanto, all’Autrice del volume va la mia riconoscenza di vescovo e il sincero ringraziamento dei frati che reggono la chiesa di san Francesco, in cui è situata la Cappella-Santuario dell’Immacolata.
Non possiamo, però, dimenticare il merito e la perizia della Tipografia Faentina Editrice, dell’instancabile direttore Oliviero Casanova, che ha dato una forma elegante ed accattivante al volume.
Quando guardiamo all’Immacolata, la nostra fede ci fa vedere in Lei quell’umanità che ha saputo accogliere il Figlio di Dio. Lei, appartenente al resto di Israele, ossia a quel piccolo gruppo di credenti che pensava ancora possibile la venuta del Messia sulla terra, l’ha generato non solo per il suo popolo, ma per il mondo intero. Il Signore Gesù, che l’Immacolata ci ha donato, si è incarnato nell’umanità per dar vita alla nuova creazione. È morto e risorto, per offrire uno Spirito nuovo ad ogni persona. Da Maria, dunque, è sgorgato, come da fonte purissima, un torrente di vita santa ed immacolata. Da Lei è derivato il popolo di Dio, la Chiesa che cammina sinodalmente nella storia e nel mondo, percorrendo la via di Cristo, quella dell’incarnazione, morte e risurrezione.
Il Figlio di Dio, con l’incarnazione, morte e risurrezione, associa a sé l’umanità, dimora in essa, cammina con essa, trasfigurandola, indirizzandola verso la meta finale. La sollecita a partecipare alla sua missione, perché i figli e le figlie di Dio siano sognatori e costruttori indomiti del Regno di Dio tra le macerie del mondo, instaurando un’era di giustizia (cf Ger 33, 14-16). La nostra vocazione, dunque, è di essere pellegrini e costruttori e, dunque, di essere attivi, vigilanti, oranti, sempre protesi verso le cose di lassù, verso il Figlio dell’uomo che verrà con grande potenza e gloria (cf Lc 21, 25-28). L’incarnazione del Figlio di Dio, che esce dal Padre, e viene ad abitare in mezzo a noi, ha come obiettivo quello di condurci a casa. Durante il tragitto, dal popolo di Dio germogliano sogni, sono suscitate profezie e visioni, vengono fatte fiorire speranze, sono fasciate ferite, sono intrecciate relazioni di fraternità, sono risuscitate molteplici albe di speranza, sono anticipati i tempi messianici. E ciò perché Gesù Cristo, donato al mondo da Maria Immacolata, è origine di un nuovo pensiero, di nuova cultura, di nuova civiltà: la civiltà dell’amore e della fraternità. Se amiamo davvero una nuova umanità, dovrà crescere la nostra opera di educazione nei confronti delle nuove generazioni, affinché siano anch’esse sognatrici e costruttrici del Regno di Dio, sulle orme di Maria Immacolata e di suo Figlio, principio primo di uno sviluppo integrale ed inclusivo.
+ Mario Toso