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Messaggio ai Rioni per il Palio del Niballo 2010
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07-06-2010

Da qualche anno il drappo del Palio è dipinto da artisti che mettono nella loro opera qualche riferimento alla figura di S. Pietro, rievocando in questo modo la storia del Palio del Niballo di Faenza che veniva disputato durante la fiera di S. Pietro, un tempo venerato come patrono della città. Nella storia passata erano rare le feste che non avessero una origine religiosa. La festa religiosa sfociava poi nella manifestazione popolare di una sagra, una fiera, una gara, nelle occasioni più varie per intrattenere e divertire. In un contesto di vita assai grama come era quella di una volta, le occasioni di svago non erano tante. Anche la festa religiosa, con la Messa cantata e la processione con l’immagine del Santo, era una esperienza di bellezza e di godimento spirituale; a completare la giornata vi era poi la festa in piazza e in famiglia.

L’edizione moderna del Palio ha avuto altre origini, ma ha voluto ricordare le sue antiche radici riportando da qualche anno la premiazione del rione vincitore sul sagrato del Duomo. In questo modo si è portato nel cuore della città il gesto più esaltante della giostra, che fa vivere un momento bello di aggregazione cittadina.

Mi pare che si possa dire che, poco alla volta, si va ricuperando non solo il contesto folcloristico e storico della gara del Palio, ma anche il suo significato spirituale. L’esito della fatica dei concorrenti, dei vari figuranti e della partecipazione appassionata dei diversi rioni deve essere la crescita di valori spirituali, che arricchiscono la vita personale e sociale, a cominciare da una sana emulazione, per finire al rispetto delle regole del gioco.

Quando tutto questo viene vissuto con impegno e lealtà, merita la dignità di stare di fronte a tutti. Qualcuno a volte si è chiesto perché si è portata la premiazione del Palio sul sagrato del Duomo. Oltre al legame storico che è stato ricuperato, c’è un momento bello di festa popolare, costruito attorno ad una gara che raccoglie l’operato di tanti giovani. L’impegno di quanti fanno del loro meglio per custodire tutto questo credo che debba essere riconosciuto e incoraggiato.

Con l’auspicio che anche quest’anno la festa del Palio sia all’altezza della sua tradizione, porgo il mio cordiale saluto a tutti i Rioni e benedico coloro che si impegnano per la sua migliore riuscita.

EDITTO per l’APERTURA del PROCESSO di BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE di padre DANIELE BADIALI
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19-03-2010

La figura del Presbitero Daniele Badiali (1962 – 1997) è molto presente alla nostra Chiesa diocesana ed è penetrata profondamente nell attenzione delle nostre comunità, soprattutto dei giovani. Con il passare del tempo, invece di attenuarsi, il ricordo e l ammirazione per la vita e la morte di questo sacerdote diocesano “fidei donum” si allargano anche fuori Diocesi, senza dire della fama di santità che il Presbitero Daniele riscuote in Perù, la terra dove ha svolto in gran parte il ministero di presbitero e ha compiuto il sacrificio della sua vita.

Essendo stato formalmente richiesto di dare inizio alla causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, invitiamo tutti e singoli i fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire al nostro Tribunale Diocesano (Piazza XI Febbraio, 10, 48018 Faenza – RA) tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del detto Servo di Dio.

Dovendosi, inoltre, raccogliere, a norma delle disposizioni legali, tutti gli scritti a lui attribuiti, ordiniamo con il presente Editto, a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine al medesimo Tribunale qualsiasi scritto, che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa. Ricordiamo che con il nome di scritti non s intendono soltanto le opere stampate, ma anche i manoscritti, i diari, le lettere e ogni altra scrittura privata del Servo di Dio. Coloro che gradissero conservarne gli originali, potranno presentarne copia debitamente autenticata. Stabiliamo, infine, che il presente Editto rimanga affisso per la durata di due mesi alle porte della Basilica cattedrale di Faenza-Modigliana, nonché della Curia diocesana di Faenza-Modigliana.

Un fondo per la Solidarietà
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18-02-2010

Lo scorso anno, nella prospettiva delle difficoltà che il lavoro incominciava a trovare anche da noi, fu costituito dalla Diocesi il Fondo di solidarietà di vicinato , per aiutare le famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro. In questi mesi il Fondo, gestito dalla Caritas diocesana, ha affrontato 25 casi, intervenendo in appoggio alle parrocchie che avevano preso a cuore le singole situazioni.

L intento del Fondo infatti è quello di sostenere gli interventi che le parrocchie ritengono di dover fare, ma per i quali non hanno le risorse sufficienti. Si è fatta la scelta della solidarietà di vicinato , cioè un aiuto per i vicini, dei quali si viene a conoscenza della situazione di disagio economico.

Si ritiene purtroppo che i casi di bisogno aumenteranno nel prossimo futuro, per cui si è pensato di fare un appello per consentire al Fondo di continuare ad operare.

Domenica 21 febbraio, prima di Quaresima saranno interessate tutte le comunità parrocchiali per ricordare nella preghiera le famiglie colpite dalla perdita del lavoro e per raccogliere offerte per il Fondo di solidarietà; nell occasione l invito viene esteso agli enti e alle persone che vorranno dare il loro contributo.

In questi casi la Chiesa non intende ignorare gli eventuali interventi degli enti pubblici; se sarà il caso si metterà al loro fianco.

La comunità diocesana sente tutta la gravità della situazione, con la prospettiva delle famiglie che rischiano di perdere il lavoro e con esso il proprio onesto sostentamento, in particolare quando ci sono figli a carico e persone ammalate. Il gesto di solidarietà concreto che viene offerto non è certo risolutivo della situazione, ma vuole essere un segno di partecipazione nella sofferenza.

Con questo, la Chiesa non cessa di affermare il diritto al lavoro per tutti, e la necessità degli interventi sociali previsti in questi casi, che rispondono ad un dovere di giustizia da parte della comunità civile.

 

                                                                                                          + Claudio Stagni, vescovo

Messaggio alla Diocesi per la Giornata Mondiale del Malato
Messaggi
04-02-2010

La Chiesa a servizio dell’amore per i sofferenti’ è il tema che il Papa ha assegnato alla giornata mondiale del malato. C’è quindi un contesto ampio in cui si esprime l’amore verso i malati dalla famiglia alle strutture pubbliche. In questo contesto la Chiesa ha un suo ruolo prezioso.

Quando il Signore Gesù inviava i suoi discepoli ad evangelizzare diceva loro: ‘Curate gli infermi e dite loro: si avvicina a voi il Regno di Dio’. Questo nella Chiesa non deve mai venir meno, sia nel senso di essere attenta al mondo della sofferenza, sia nell’avere la premura dell’annuncio della salvezza.

L’invito è quello di curare, non di guarire, perché può essere che la guarigione non sia possibile; non per questo deve venir meno la premura di trattare con affetto il malato, soprattutto evitandogli la solitudine. È la Chiesa nel suo insieme ad essere inviata a servizio dell’amore per i sofferenti, investendo quindi certamente il ministero dei presbiteri, ma coinvolgendo anche l’assistenza volontaria dei laici, dei ministri della comunione, dei diaconi e di quanti sono disposti, con le dovute maniere, a visitare i malati nelle loro case o nelle strutture di accoglienza.

È una bella coincidenza che la presentazione del nuovo Hospice di Villa Agnesina a Faenza venga fatta il prossimo 11 febbraio, nella giornata del malato e nella festa della Madonna di Lourdes. È questa una struttura di accoglienza per seguire i malati di tumore che devono essere sollevati dalla sofferenza con le cure che oggi sono possibili. Siamo grati a quanti nella nostra città si sono presi a cuore questa iniziativa, nel rispetto della vita e della persona del malato, che non deve mai essere lasciato solo.

Voglio concludere con le parole del Papa: ‘In questo anno sacerdotale, il mio pensiero si dirige particolarmente a voi, cari sacerdoti, ‘ministri degli infermi’, segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza. Vi invito, cari presbiteri, a non risparmiarvi nel dare cura e conforto. Il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di grazia per tutte le altre dimensioni pastorali. Mi rivolgo infine a voi, cari malati, e vi domando di pregare e di offrire le vostre sofferenze per i sacerdoti, perché possano mantenersi fedeli alla loro vocazione e il loro ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa‘.

+ Claudio Stagni, vescovo

Natale, quando le cose cambiano
Messaggio augurale in occasione delle festività natalizie 2009
Messaggi
18-12-2009

Può sembrare strano mettere ogni anno una data nuova accanto al Natale, perché per definizione la data di nascita è una sola e serve addirittura per identificare la persona interessata. Ma per Gesù non è così. Egli è nato una volta nel tempo, in un giorno e in un luogo ben preciso, ma ora essendo egli nell’eternità, non è più limitato dal tempo e ci è contemporaneo sempre. Per cui è giusto dire che Gesù nasce anche oggi, come anche oggi offre se stesso sulla croce e risorge da morte.

La speranza cristiana nasce da questa verità. Il cristiano non è colui che si illude che le cose vadano meglio perché gli uomini improvvisamente sono diventati bravi. Questo può essere sempre auspicato, e può darsi che sul piano personale possa anche succedere; ma noi siamo nella speranza perché abbiamo il Signore Gesù con noi.

Dicendo questo non intendiamo, come qualcuno potrebbe pensare, affermare che Dio sta dalla nostra parte. Anzi: Dio si è fatto uomo per tirarci dalla Sua parte, per farci diventare come Lui, perché così possiamo cambiare anche il nostro modo di vivere.

Se di fronte al male che dilaga nel mondo qualcuno può pensare di essere a posto e di essere migliore degli altri, il cristiano invece trova una nuova spinta per la propria conversione, per non stare dalla parte del malvagio. La nascita del Signore Gesù ci dà una speranza unica: se nonostante tutto Lui è venuto e rimane in mezzo a noi, qualcosa si può fare, anche perché Lui ha già vinto il mondo.

Per Natale facciamo festa volentieri perché dalla nascita di Cristo sono tante le cose che sono cambiate in meglio in tutto il mondo. Basti pensare che cominciamo perfino a capire che non è la forza (o la lotta, o la violenza) che può migliorare le cose, ma l’amore. Anche questo è un dono che ci viene dal Natale del Signore.

La scuola è di tutti
Messaggio per la Giornata diocesana della Scuola
Messaggi
15-10-2009

Normalmente, quando si dice che la scuola è di tutti, si intende che tutti hanno il diritto e il dovere di andare a scuola. Questa volta, vogliamo intendere che nella scuola ci sono molti responsabili che devono essere coinvolti perché la scuola raggiunga il suo scopo educativo.  Nella scuola ci sono ovviamente gli alunni per i quali la scuola esiste. Ma non potendo affrontare tutti gli aspetti della vita scolastica in una volta sola,  ci soffermiamo sul ruolo della famiglia nei confronti della ‘scuola’ e concretamente dei vari docenti.

Secondo il comune modo di pensare (anche se non da tutti condiviso), la scuola ha lo scopo di preparare i ragazzi alla vita mediante l’istruzione e la formazione, nel più ampio contesto educativo della famiglia e della società in genere. La scuola infatti non può ignorare valori di riferimento fondamentali, che per noi saranno quelli della Costituzione della Repubblica Italiana, entro i quali anche i genitori devono sostanzialmente ritrovarsi (si pensi ai principi fondamentali e ai diritti e doveri della prima parte del testo).

Il Ministero della Pubblica Istruzione volendo venire in aiuto a questa necessaria collaborazione tra famiglia e scuola, ha proposto il ‘Patto educativo di corresponsabilità’, un documento elaborato nelle scuole e da visionare al momento dell’iscrizione, che ha come obiettivo fondamentale quello di impegnare la scuola e le famiglie a condividere l’azione educativa diretta agli studenti, senza dimenticare che nell’educazione la scuola è in aiuto alla famiglia e non può sostituirsi ad essa.

In questo delicato rapporto di collaborazione, in un modo suo proprio si colloca anche la Comunità cristiana, sia nel condividere e sostenere i valori fondamentali di riferimento, sia nell’incoraggiare  le famiglie e i docenti a seguire i principi ricordati, sia nell’operare nell’educazione religiosa secondo gli stessi criteri.

Come comunità cristiana interessata ad una piena educazione dei ragazzi del nostro tempo intendiamo appoggiare una corretta attuazione del Patto educativo di corresponsabilità, auspicandone l’applicazione in tutte le scuole dove è previsto, con l’invito a tutti coloro che vi sono coinvolti a considerare sempre anzitutto il vero bene dei ragazzi.

Come segno di vicinanza a tutte le scuole del nostro territorio, invitiamo le comunità cristiane, nella domenica 11 ottobre, a pregare in modo particolare per gli alunni, i genitori e gli insegnanti.

Sostenere la Chiesa per servire tutti
Messaggio del vescovo per presentare la Lettera sul Sovvenire
Messaggi
15-10-2009

A venti anni dall’entrata in vigore del nuovo sistema del sostegno economico alla Chiesa in Italia, i Vescovi hanno proposto una riflessione che mette in risalto i valori ecclesiali che sono alla base del nuovo sistema.

La riflessione è interessante, perché parte dall’impressione che non sia stato capito il cambiamento sostanziale della cosa. In altri termini non si è capito che è stato messo in mano alla gente (fedeli e non) sia il sostegno al mantenimento dei sacerdoti, sia il contributo alle opere della Chiesa nel culto e pastorale, come pure nell’ambito della carità.

Questa volta, bisogna dirlo, il sistema funziona perché ‘gli italiani, brava gente’ amano la Chiesa cattolica e sono contenti di aiutarla. Che il grande ‘referendum’ annuale con 16 milioni di firme, abbia portato alla Chiesa cattolica nel 2004 l’89,81% dei consensi la dice lunga.

Nello stesso tempo bisogna però dire che in questa vicenda è necessario incrementare l’appoggio delle parrocchie. La gente che firma dice di avere saputo della cosa dagli spot della TV, e non dalla parrocchia. Di qui la preoccupazione dei vescovi nel mettere in rilievo le motivazioni ecclesiali, per convincere i sacerdoti a informare i fedeli che quello che viene chiesto, sia per la firma per l’otto per mille, sia per le offerte liberali per i sacerdoti è in linea con le finalità della Chiesa, e nasce da una precisa idea di Chiesa radicata nell’insegnamento del Concilio vaticano II.

Per questo la lettera dei Vescovi ritorna sulle motivazioni di fondo che devono entrare nei convincimenti dei sacerdoti e dei fedeli per assicurare nel tempo la continuità del sistema. La parte più debole infatti è quella delle offerte liberali, che fa fatica a decollare, proprio perché ha bisogno di motivazioni più forti che non la semplice firma.

Mi auguro intanto che sia accolto con favore l’invio nelle prossime settimane del testo della lettera dei Vescovi allegata a ‘Il Piccolo’, con l’auspicio che sia letta e soprattutto che sia condivisa.

Statuto del Consiglio Presbiterale Diocesano
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01-09-2009

Statuto del Consiglio Presbiterale Diocesano

 

 

  1. Il Consiglio Presbiterale è costituito da sacerdoti che, come senato del Vescovo, rappresentano  il Presbiterio e, a norma di diritto, coadiuvano il Vescovo nel governo della Diocesi per una più efficace promozione del bene pastorale della Chiesa particolare (cfr. 495 § 1 CJC).

 

  1. Il Consiglio Presbiterale gode di voto consultivo. Il Vescovo ascolta il Consiglio Presbiterale negli affari di maggiore importanza e chiede il suo consenso nei casi espressamente previsti dal diritto (cfr. can. 500 § 2 CJC).

 

  1. Sono elettori:

a)      tutti i sacerdoti secolari incardinati nella Diocesi di Faenza ‘ Modigliana;

b)      i sacerdoti secolari non incardinati in Diocesi, come pure gli appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata o a Società di Vita Apostolica i quali, dimoranti nella Diocesi, ricoprono un ufficio a norma del can. 498 § 1, 2°, CJC.

 

  1. Spetta al Vescovo, quale Capo nativo del Presbiterio, convocare e presiedere il Consiglio Presbiterale. E’ altresì competenza del Vescovo stabilire l’ordine del giorno, anche dietro proposta di:

a)      uno o più membri del Consiglio Presbiterale;

b)      almeno cinque presbiteri della Diocesi.

 

  1. Il Consiglio Presbiterale della Diocesi di Faenza ‘ Modigliana è costituito da:

 

1. membri di diritto:

1.1. i membri del Consiglio Episcopale, di cui fanno parte il Vicario Generale, i Vicari Episcopali e il Segretario, Cancelliere della Curia Diocesana, se presbitero;

1.2. l’Economo della Diocesi, se presbitero;

1.3. il Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, se presbitero;

1.4. il Rettore del Seminario;

1.5. il Vicario di Faenza e i Vicari del Forese;

 

2. membri eletti e confermati dal Vescovo:

2.1. dieci presbiteri eletti a collegio unico dai sacerdoti di cui al n. 3 lett. a;

2.2. due sacerdoti eletti a collegio unico dai presbiteri appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata o a Società di Vita Apostolica e residenti in Diocesi (cfr. 498 § 2 CJC);

 

3. membri designati dal Vescovo: il Vescovo si riserva la nomina di altri presbiteri fino ad un massimo di tre.

 

  1. Le sedute del Consiglio Presbiterale sono ordinate da un presbitero costituito stabilmente Moderatore. Il Moderatore viene eletto dai presbiteri componenti lo stesso Consiglio. Ha il compito di vigilare sul retto svolgimento dell’ordine del giorno, elaborato dalla Segreteria, di dare la parola e di moderare tutte le fasi dei lavori attraverso le quali lo stesso Consiglio coadiuva il Vescovo nel governo della Diocesi. Il Moderatore è membro di diritto della Segreteria. In caso di assenza del Moderatore costituito stabilmente spetta al Vescovo indicare fra i presenti alla seduta un presbitero che ne assuma temporaneamente le funzioni.

 

  1. Il Consiglio ha una Segreteria permanente. La Segreteria è composta da cinque membri. Ne fanno parte, oltre al Moderatore, quattro membri eletti dai presbiteri componenti il Consiglio, fra i quali il Vescovo designa il Segretario.

La Segreteria provvede alla convocazione, all’elaborazione dell’ordine del giorno in conformità a quanto stabilito dal Presidente (cfr. art. 4 Statuto), alla stesura dei verbali e alla preparazione dei materiali che possono essere oggetto dell’esame comune o di quello delle commissioni eventualmente costituite. 

 

  1. Il Consiglio può essere articolato in Commissioni di studio in cui le problematiche proposte vengono elaborate e redatte in bozze da sottoporre alla discussione collegiale. In tali Commissioni possono essere cooptati altri presbiteri, esperti nelle materie da sottoporre alla discussione, fino ad un massimo di un terzo dei componenti la Commissione stessa. I lavori delle Commissioni sono coordinati dalla Segreteria.

 

  1. Il Consiglio Presbiterale resta in carica per un quinquennio, ma può cessare per la vacanza della Diocesi a norma del can. 501 § 2 CJC.

 

  1. Dopo tre assenze ingiustificate il membro eletto (cfr. art. 5.2 Statuto) decade dalla funzione e viene sostituito dal primo dei non eletti fino al termine del mandato del Consiglio.

 

 

 

Appendice

 

Norme per la convocazione del Consiglio Presbiterale Diocesano e per il funzionamento delle Commissioni

 

  1. Convocazione

Con un preavviso di almeno una settimana, la Segreteria convoca il Consiglio Presbiterale Diocesano. La convocazione deve contenere;

a)      l’ordine del giorno;

b)      il luogo, la data e l’ora della convocazione;

c)      le relazioni o i materiali utili per la discussione.

Inoltre, è cura della Segreteria presentare i singoli argomenti all’assemblea consiliare.

 

  1. Commissioni

2.1. Di regola le Commissioni sono presiedute da un sacerdote designato dal Consiglio Presbiterale, qualora a tale funzione non sia stato delegato il Vicario Generale o un Vicario Episcopale.

 

2.2. Sarà cura del Presidente, di concerto con la Segreteria, stabilire il luogo, la data e l’ora della convocazione della Commissione e sovrintendere l’ordinato svolgimento dei lavori.

 

2.3. Qualora si ritenga opportuno acquisire i pareri delle diverse zone pastorali costituenti la Diocesi, sarà cura del Vicario di Faenza e dei Vicari del Forese raccogliere il materiale e trasmetterlo alla Segreteria.

Vacanze per arricchirsi
Messaggio alla diocesi in occasione delle vacanze estive 2009
Messaggi
16-07-2009

La tradizione di un saluto a chi andava in vacanza ha spesso rappresentato il bisogno di accompagnare chi si allontanava da casa per qualche tempo con alcune raccomandazioni. Erano quasi sempre gli stessi inviti, che avevano l’intento di mostrare una protezione ritenuta più necessaria durante l’assenza. Il contesto oggi è decisamente diverso, e lo spirito con cui si saluta chi parte, per periodi sempre più corti, non è più quello di una volta, forse perché la comunicazione tramite cellulare praticamente continua, toglie l’impressione della distanza.

La vacanza, se non un vero e proprio diritto, è una opportunità favorevole che consente la variazione sul ritmo spesso frenetico delle nostre giornate, l’interruzione di uno standard ripetitivo e l’occasione di un maggiore riposo. Poi non sarà così per tutti.

Dal punto di vista pastorale cambiano i programmi delle parrocchie e si introducono delle opportunità nuove soprattutto per i ragazzi e i giovani con i campi scuola. Anche l’estate è un tempo favorevole per lo spirito e per la propria formazione.

La considerazione che quest’anno mi pare opportuno rivolgere a chi ha la possibilità di lasciare la propria casa e fare una vacanza in un luogo di villeggiatura, è l’invito a fare tesoro dei valori spirituali e culturali dei luoghi raggiunti. Normalmente le comunità di accoglienza si premurano di offrire occasioni di festa, di divertimento, di tradizioni alimentari ecc. Ma non mancano anche le offerte di interesse culturale e perfino di formazione spirituale, soprattutto nei luoghi più frequentati dai turisti.

Il tempo di vacanza può essere l’occasione per una vera ricreazione dello spirito; può essere bello per sé e incoraggiante per chi le ha predisposte approfittare delle proposte più significative. Il tempo libero non è un tempo necessariamente vuoto, ma è quello che liberamente occupiamo di ciò che abbiamo sempre desiderato.

Quindi insieme all’augurio sincero di buone vacanze, rivolgo l’invito a far tesoro di tutto ciò che di bello potete trovare dove andate, o anche vicino a casa per chi rimane.

 

 + Claudio Stagni, vescovo