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Messaggio ai Rioni e al Gruppo Municipale di Faenza in occasione del Niballo 2012
Messaggi
10-06-2012

Il mese di giugno a Faenza è anche il mese del Palio; la preparazione ormai arriva al momento culminante e si raccolgono i frutti dell’impegno messo durante tutto l’anno. Al di là del risultato è già una cosa grande sapere che alcune centinaia di ragazzi e di giovani si stanno impegnando per un obiettivo di prestigio, per l’onore del proprio rione e quindi per un traguardo morale, perché è noto che non si vincono soldi.

Desidero esprimere un saluto con tanta simpatia a tutti coloro che mettono se stessi a servizio della propria comunità, che oggi è il rione e domani sarà il proprio paese. Oggi si può essere stimolati da un premio simbolico, domani potrà essere un aiuto vero per un obiettivo comune. Imparare a fare qualcosa per gli altri è comunque già una cosa grande, in un tempo in cui è più facile servirsi degli altri per i propri interessi, invece di servire il bene di tutti.

L’ultima domenica di giugno sarò anch’io allo stadio per vivere con voi un momento sempre esaltante e una occasione in cui si esprime un bel momento di unità della nostra comunità cittadina; poi sarò sul sagrato del Duomo per consegnare il Palio a chi avrà superato la prova.

Quest’anno su quel drappo tanto ambito è raffigurata un’immagine che ricorda la Madonna della grazie, patrona della città di Faenza e di tutta la Diocesi, di cui si è voluto così celebrare anche nel Palio il VI centenario del culto. Anche questo è un segno di quanto il Palio sia inserito nella vita della nostra città.

Cordialmente.

Faenza, 4 giugno 2012

+ Claudio Stagni, vescovo

Colletta per le comunità terremotate
Messaggi
06-06-2012

La Conferenza episcopale italiana ha indetto una giornata di solidarietà con le popolazioni colpite dal terremoto in Emilia e dintorni per domenica 10 giugno. Si invitano i presbiteri a ricordare nella preghiera dei fedeli di quella domenica con una particolare intenzione le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case, i feriti e i defunti. Queste preghiere sarà bene che continuino anche nelle prossime settimane, insieme ad una invocazione perché il terremoto finisca.

In tutte le messe, comprese le prefestive, si raccoglieranno le offerte che saranno inviate quanto prima alla Caritas diocesana. Le parrocchie si presteranno a fare da tramite con la Caritas anche nei giorni seguenti per offerte date a questo scopo.

Dobbiamo pensare che avremmo potuto trovarci anche noi in quella situazione di disagio in cui si trovano quanti hanno perso tutto, la casa, il lavoro e qualcuno i propri cari. Il nostro contributo sia anche un segno di riconoscenza alla Provvidenza per essere stati risparmiati; se sarà un sacrificio sarà sempre più sopportabile di quello di chi si trova ora sotto una tenda.

Si coglie l occasione per ricordare che nelle chiese si possono raccogliere offerte solo per istituzioni ecclesiastiche o per quelle indicate dai vescovi.

La Beata Vergine delle Grazie protegga sempre le nostre popolazioni e liberi tutti dal flagello del terremoto.

I giovani e la pace
Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace
Messaggi
01-01-2012

‘Educare i giovani alla giustizia e alla pace’. È vero che il tema dei giovani e la pace è già stato affrontato in altre occasioni, ma educare insieme alla giustizia e alla pace può essere molto importante. Si tratta infatti di ricuperare la concretezza della giustizia, sulla quale fondare la pace, purtroppo a volte sbandierata come un diritto che spetta ad altri concedere. Nella enciclica Pacem in terris (del 1963) di papa Giovanni XXIII si afferma che la convivenza pacifica si fonda sulla verità, si attua secondo la giustizia, che è integrata dall’amore, ed è attuata nella libertà (n. 18). Si tratta di evitare il rischio del pacifismo delle manifestazioni contro qualche potere al quale spetterebbe l’obbligo di costruire la pace, dimenticando che è un impegno di tutti, con precise condizioni. Riscoprire il suo diretto legame con la giustizia può essere il primo efficace passo nella direzione di qualcosa che possiamo fare tutti, affrontando anche il costo a nostro carico per crearne le condizioni.

I giovani sono molto sensibili ai temi della giustizia. Un percorso educativo che riesca a mostrare lo stretto rapporto che intercorre tra la giustizia e la pace, darebbe una reale concretezza a ciò che anche i giovani possono fare, mostrerebbe un ideale alto ma non impossibile, eviterebbe di riconoscere solo negli altri i responsabili della pace da costruire.

Verità, giustizia, amore e libertà sono quattro pilastri che in un cammino educativo possono essere valorizzati da molti punti di vista. Il papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata mondiale darà delle indicazioni che potranno stimolare un impegno nei giovani e negli educatori, in modo da non mettersi davanti al problema della pace passivamente, ma riconoscendo ciò che è possibile fare subito. La giustizia diventa un tema molto attuale nelle difficoltà economiche in cui si trova oggi il mondo, e va perseguita senza compromettere il bene comune della pace. ‘Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno’ (Salmo 85,11): questo auspicio può diventare una realtà, con l’aiuto di Dio e la collaborazione degli uomini di buona volontà.

Sosteniamo i nostri sacerdoti
Messaggio in occasione della Giornata nazionale per il Sostentamento Clero
Messaggi
12-11-2011

Dei due canali che il sistema di sostegno economico alle attività della Chiesa ha previsto, quello delle offerte per i sacerdoti è il più disgraziato.

Anzitutto, mentre con la firma per l’otto per mille si può dire che non costa nulla, le offerte invece sono un sacrificio personale. Poi il canale delle offerte è stato presentato a suo tempo come ‘offerte deducibili’, mettendo in evidenza ciò che la legge effettivamente prevede, che cioè queste offerte possano essere dedotte nella denuncia dei redditi. È quindi passata l’idea che si trattava di offerte significative, tant’è vero che la media delle singole offerte superava i 100 euro. In seguito si è corso ai ripari parlando di ‘offerte liberali’, ma non si è ottenuto l’effetto sperato.

Domenica 20 novembre sarà l’occasione per comprendere ancora meglio questa opportunità

Recentemente si è capito che nella Chiesa il sostegno economico è fatto anche di tante offerte piccole, oltre a poche offerte grandi. Si è allora sperimentato un ‘raccoglitore’ (chiamato ‘bussolotto’ dai genovesi, gli inventori dell’oggetto) da collocare nelle chiese, con l’invito a dare un euro al mese per i sacerdoti. (Per saperne di più, vedi la rivista Sovvenire, settembre 2010, pag. 6). L’esperimento ha funzionato e si sta diffondendo.

Sono convinto che questa sia una nuova strada da percorrere, ottenendo due risultati: il primo è quello di ricordare in modo stabile, che i sacerdoti sono sostenuti dalle offerte dei fedeli, anche dalla ‘offerta della vedova’; secondo: si supera la difficoltà che hanno i sacerdoti a parlare ai fedeli per illustrare in particolare il meccanismo delle offerte.

Mi auguro che questa ulteriore modalità per raccogliere le offerte per il clero, che non annulla le altre, sia particolarmente curata dagli incaricati parrocchiali, che possono prendere a cuore la gestione del raccoglitore collocato in chiesa, per liberare da una ulteriore incombenza il rettore della chiesa stessa.

Attualmente questi raccoglitori, che hanno un certo costo all’origine, non sono ancora tanti, ma se ci sarà un aumento della loro richiesta, anche chi li deve fornire sarà incoraggiato.

Il meccanismo delle offerte per i sacerdoti deve essere sostenuto principalmente presso il nostro popolo, con una capillare opera di informazione. Preso atto che i sacerdoti non la fanno, diamo in mano agli incaricati parrocchiali un modo concreto per potere curare la diffusione di materiale informativo e documentare l’andamento delle offerte nel raccoglitore.

L’informazione corretta e diffusa, il modo semplice e comodo per fare l’offerta potranno riavvicinare il nostro popolo al modo consueto di aiutare la Chiesa e i suoi sacerdoti con una offerta.

 

Un Natale nella realtà
Messaggio per le festività natalize del vescovo Claudio
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22-12-2011

L’istinto ci porterebbe a scavalcare il momento attuale, per entrare in una atmosfera natalizia solita, come siamo stati abituati da un po’ di tempo. Invece una celebrazione vera del Natale richiede di stare nella realtà, anche la più difficile, perché il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio è proprio la condivisione da parte di Dio della nostra situazione umana in modo pieno.

Il Natale è vero anche se siamo incerti del futuro, perché le nostre certezze non possono essere fondate su ciò che passa o su ciò che si paga: non sarebbe nemmeno giusto.

Il Natale è vero anche se disponiamo di meno ricchezza di qualche tempo addietro, perché abbiamo altri beni e ricchezze che non ci possono essere tolti, come l’amarci, il far festa insieme, il contentarci di quello che siamo.

Il Natale è vero perché il Signore ci viene incontro senza aspettare che lo chiamiamo, perché Lui sa che forse non è in cima ai nostri pensieri; eppure in ogni caso ci è vicino.

Il Natale è vero anche se non lo viviamo nella confusione, nel chiasso e negli eccessi, ma nella pace con Dio e con gli uomini, nell’intimità e nell’amicizia.

Il Dio in mezzo a noi vuole aiutarci ad affrontare i momenti difficili (quando le cose sono facili tutti le sanno condurre): con l’aiuto di Dio sapremo affrontare il futuro senza nostalgie del passato, e ci stupiremo di ciò che potrà germogliare, se cercheremo di accogliere quel Bambino che nessuna situazione al mondo può togliere dal Natale vero.

Messaggio per la giornata diocesana della scuola (9 ottobre 2011)
Messaggi
23-09-2011

La comunicazione è diventata un problema da quando è troppa, nel senso che vi sono tanti strumenti, che normalmente sfuggono al nostro controllo e sembrano avere un grande potere.

Il problema della comunicazione non è la quantità, ma la qualità.

Comunicare significa essere in relazione e risponde alla natura sociale dell’uomo. Si può comunicare con i gesti, le immagini e le parole. La comunicazione è vita.

Attraverso la comunicazione si trasmettono eventi, emozioni, sentimenti che influiscono sugli altri e in qualche modo li cambiano; si può usare per vincolare o per favorire la libertà personale. Si comunica anche se non si vuole, e ci può essere la sorpresa di un evento o di una parola.

Imparare a governare i mezzi della comunicazione, prima che essi governino noi. Subire il contatto con lo strumento; prolungare la bocca e l’orecchio con protesi stabili; dipendere dalla notizia come da una droga: ecco il rischio della bulimia nella comunicazione.

Tutto ciò con cui entriamo in comunicazione, in qualche modo educa, nel bene e nel male. Ovviamente ci sono modi più o meno efficaci; per esempio un conto è una relazione interpersonale e un conto è una trasmissione televisiva; un conto è avere migliaia di contatti tramite un social network e un conto è avere alcuni amici veri.

Essenziale alla relazione educativa è la reciprocità, nel senso di una relazione in­terpersonale in cui chi educa e chi viene educato sono entram­bi presi all’interno di un processo che li comprende e li costi­tuisce. In questo senso l’ideale di umanità, di personalità com­piuta che si pone come fine dell’educazione, non è uno schema o una definizione che il genitore impone al figlio o il maestro all’allievo, ma è un tendere comune che coinvolge l’educatore non meno di colui che viene educato.

La comunicazione a lunga gittata non deve farci trascurare l’importanza della relazione interpersonale, anche per educare all’uso corretto dei media.

Se il problema chiave resta quello della credibilità dell’inse­gnante, della sua capacità di trasmettere efficacemente la cono­scenza, di sapersi immedesimare nelle attese e nei problemi dei suoi ragazzi, di essere profondamente attento e coinvolto nella relazione educativa, uno strumento (tra gli altri) che la scuola può mettere a disposizione degli studenti è la costruzione di una competenza comunicativa quale parte integrante del loro bagaglio culturale.

Si tratta di inserire tra i saperi previsti dai programmi della scuola dell’obbligo la media education, intesa non solo come alfabetizzazione ai linguaggi dei media, ma an­che come promozione della autonomia critica e della capacità di utilizzare i media per formarsi una propria opinione sugli eventi, i problemi, i processi sociali e per poter decidere auto­nomamente.

Le famiglie restano però l’ambito primario della relazione educativa. Per questo occorre attrezzare le famiglie affinché siano in grado di estendere la loro funzione educativa anche a un uso positivo e critico dei media, come supporti e non anta­gonisti del loro compito educativo.

                        + Claudio Stagni, vescovo