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‘Il Piccolo’, uno strumento prezioso
Messaggio alla diocesi in occasione della giornata del settimanale diocesano
Messaggi
10-11-2006

Ho conosciuto al Convegno di Verona il Presidente nazionale della Federazione dei Settimanali cattolici, che con grande convinzione ci ha trasmesso la sua passione per la stampa cattolica. A ben pensarci questi strumenti che sono presenti in quasi tutte le diocesi italiane, raggiungono più lettori una volta alla settimana dei più diffusi quotidiani. Sono quindi una grande opportunità per le nostre Chiese. La loro forza sta proprio nel nascere vicino ai loro lettori, e nell’essere collegati agli altri settimanali cattolici per una linea condivisa. Anche il nostro Il Piccolo ha già avuto varie occasioni di mostrarlo. Nella Giornata dedicata alla stampa cattolica mi preme richiamare l’attenzione ancora una volta su questo strumento piccolo ma prezioso. Ci siamo accorti che se non lo leggono i cattolici come dovrebbero, lo leggono gli altri, e qualche volta vi danno risonanza. Anche questo va bene, perché la presenza del nostro mondo sulla stampa, come pure nella televisione o nella radio, non ha nulla da nascondere, e può fare del bene a tutti. Dispiace constatare che anche coloro che collaborano da vicino nelle nostre parrocchie non sentono il bisogno di conoscere questo strumento di collegamento con l’intera Diocesi, impoverendo così un aspetto non secondario della loro appartenenza. E’ pigrizia? E’ disattenzione? Troppa roba da leggere? Spero solo che non sia per il costo, che è tenuto basso proprio per favorire la diffusione, impegnando di conseguenza un contributo consistente della Diocesi. Il Piccolo è fatto bene, i collaboratori che vi operano (spesso gratis) sono bravi: non perdete l’occasione per ricuperare uno strumento di collegamento e di formazione prezioso. Sarete contenti.

I giorni di vita
Messaggio in occasione delle Festività dei Santi e della Commemorazione dei defunti
Messaggi
29-10-2006

Il mese dei morti, novembre, inizia con la festa di tutti i Santi. Nella sensibilità della gente c’è l’attenzione ai morti con la visita al cimitero e il riordino delle tombe. Però unito a questo gesto c’è spesso una preghiera o un ricordo affettuoso, che in ogni caso ci porta con il pensiero all’altra vita. I nostri morti ci aiutano a pensare anche al Paradiso, popolato dai Santi che vogliamo venerare il primo di novembre. C’è il rischio di pensare a questi misteri in modo astratto, perché non abbiamo le categorie mentali per immaginarne la realtà. Del resto ci ha detto S. Giovanni: ‘Ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è’ (1Gv 3,2). Il fatto di non poter sapere come saremo, non deve annullare la realtà divina che ci attende; per quanto la pensiamo bella, sarà sempre meglio, più soddisfacente e più felice. Celebrare i Santi è un modo realistico di affermare la nostra fede nella realtà invisibile futura, ed è anche un modo per sostenere il nostro cammino per raggiungere il Paradiso. Il ricordo dei nostri morti, soprattutto se hanno sofferto prima di morire, conferma quanto ci ha detto la Parola rivelata nella lettera ai Romani: ‘Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi’ (Rm 8,18). L’esperienza del dolore in questa vita, invece di diventare una difficoltà per credere nella beatitudine eterna, ne diventa un riscontro. Il tentativo di banalizzare anche queste giornate, deve essere contrastato in tutti i modi, non cedendo alla mania asfissiante di trasformare tutto in occasione di mercato. L’impegno con cui i mezzi di comunicazione ci danno per scontate iniziative che non appartengono alla nostra cultura, non ci deve trarre in inganno. Fa bene anche ai nostri bambini una visita al cimitero e una preghiera per i nonni; sapere che siamo destinati, attraverso la morte, ad una vita eterna è il principio della sapienza anche oggi.

La missione, atto di amore per l’umanità
Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale
Messaggi
24-10-2006

La Giornata missionaria mondiale è l’occasione per riflettere sul significato e il valore della missione nella Chiesa, perché a volte la si confonde con l’aiuto di promozione umana o con una attività di proselitismo. La missione della Chiesa è sostanzialmente un atto di amore verso l’umanità, sia per quanto riguarda l’annuncio evangelico, perché risponde ad un diritto che gli uomini hanno di conoscere un eventuale loro salvatore, sia per i gesti di carità che vengono fatti per sollevare le principali sofferenze. “La carità, anima della missione” è il messaggio per la giornata di quest’anno che il Papa ha indirizzato ai fedeli, dopo la sua enciclica sulla carità, per applicarne i principi all’attività missionaria. E’ infatti diffondendo l’amore come fondamento del rapporto con Dio e tra tutti gli uomini che si mette il seme per un cambiamento radicale della vita umana. Infatti il vero disastro che rovina il mondo è il peccato, l’egoismo, la violenza; tutte cose che devono essere vinte con il messaggio dell’amore e con l’aiuto della grazia attraverso la vita della Chiesa. A volte si è tentati di vedere la necessità di aiutare le missioni partendo dalla miseria della gente, per risolvere situazioni di evidente ingiustizia. Questo è piuttosto il compito della politica, che ci vuole, ma non è proprio della Chiesa. L’annuncio del Vangelo invece arriva alle coscienze, cambia il modo di pensare e influisce sull’agire; e l’opera di carità è anzitutto condivisione della situazione degli uomini perché sono tutti fratelli. E’ proprio partendo da questi principi che l’opera dei missionari continua, a cambiare il mondo, come quella dei nostri padri Giovanni Querzani e Giuliano Gorini, che vogliamo ricordare anche in questa occasione. Il padre Giovanni Querzani il 21 ottobre a Brescia riceve il premio “Cuore amico”, perché, dice la motivazione, “nei 36 anni di vita missionaria nella repubblica democratica del Congo egli ha unito all’intensa attività sacerdotale un costante impegno umanitario, soprattutto nell’assistenza sanitaria e nell’azione sociale a favore dei più poveri”. E’ un riconoscimento che premia anche la generosità di quanti gli hanno aiutato a fare tanto bene, e attesta che senza una motivazione profonda non è possibile fare tutto questo. Anche padre Gorini con le sue scuole sta facendo un’opera meravigliosa, soprattutto in questo tempo che la sua missione è insidiata e aggredita. La conoscenza di alcune missionari ci deve però far pensare anche a coloro che non hanno nessuno che li sostiene, e possono confidare solo negli aiuti della Santa Sede. La Giornata missionaria vuole pensare a tutti, e le offerte raccolte devono essere versate all’Ufficio missionario della Diocesi per essere inoltrate a Roma; anche in questo modo si vive la Chiesa cattolica, che significa universale, perché si ricorda di tutti.

A dieci anni dalla scomparsa del vescovo mons. Tarcisio Bertozzi
Messaggi
16-05-2006

A dieci anni dalla scomparsa del vescovo Francesco Tarcisio Bertozzi, dopo aver vissuto con viva partecipazione la sua fine prematura nella sofferenza portata con lucida consapevolezza, la nostra Chiesa diocesana comincia a riflettere sul dono che è stato il vescovo Tarcisio. Lo aveva capito subito il Card. Biffi, che durante l omelia della Messa esequiale ebbe a dire che a suo tempo si dovrà mettere in luce la rilevanza che hanno avuto nella storia di questa diocesi i quasi quattordici anni dell episcopato di Monsignor Bertozzi, anni pervasi dal desiderio di rinnovare tutto nell autenticità, e di ringiovanire in ogni struttura e in ogni cuore la vita ecclesiale .Come succede spesso, subito si è portati a ricordare un particolare, un gesto, una parola soprattutto se c è stata una conoscenza personale; poi con il tempo ci si rende conto che c è un lavoro ampio e profondo che ha gettato dei semi che vanno coltivati e fatti fruttificare. Se il libro del Sinodo diocesano può essere il monumento più organico del desiderio di rinnovare la vita della Chiesa di Faenza-Modigliana, c è anche una partecipazione diffusa alla vita delle comunità parrocchiali per condividere, sostenere, favorire un cammino nuovo, che non va dimenticata. E può essere proprio la carità, che ispirò alcune scelte importanti del vescovo Tarcisio, la forza che può ringiovanire ancora la vita ecclesiale in ogni struttura e in ogni cuore. Mentre preghiamo ancora per lui in questo decimo anniversario, chiediamoci che cosa ancora egli direbbe nella situazione concreta personale e comunitaria in cui ognuno si può trovare, per non trascurare le opportunità di rinnovare noi nella Chiesa, per rinnovare il mondo.