Figlio di e della. Una volta era normale l’indicazione della paternità e della maternità per l’identificazione delle persone. La ricerca del padre, delle radici, dell’origine è sempre forte, soprattutto in chi non ne ha le notizie più comuni. Sapere di chi siamo, anche sul piano naturale, è un bisogno che è difficile spegnere del tutto. Per fortuna che la nostra origine di figli di Dio ci è consegnata senza reticenze dal Signore Gesù risorto, che ha meritato per noi il dono del suo Spirito; questi attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio (cfr Rm 8,16). Sapere che abbiamo un Padre che è nei cieli, conoscere la nostra appartenenza alla famiglia dei figli di Dio, è il dono pasquale più bello. Gesù è morto ed è risorto non tanto per rivelarci, quanto per meritarci la figliolanza divina, nel senso che siamo diventati figli a causa del suo sacrificio. E’ un’appartenenza che Lui ha pagato con amore infinito. Per noi sapere che abbiamo un Padre, che abbiamo una nostra famiglia, che è la Chiesa, è la radice della più grande felicità possibile sulla terra. E’ anche la radice della nostra libertà, la libertà dei figli di Dio: ‘Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero’ (Gv 8,36). La Pasqua è la festa della nostra vera liberazione. In ogni tempo c’è stato chi ha cercato di rendere schiavo il popolo di Dio: da Nabucodonosor, a Nerone, a Napoleone, al totalitarismo democratico’ Tutti cercano di sottomettere i figli di Dio, prospettando illusori vantaggi e inderogabili esigenze, da soddisfare a tutti i costi’, a costo cioè di diventare schiavi di quegli idoli, di quei modi di pensare e di vivere. ‘Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù’ (Gal 5,1). Il fatto che ci sia qualcuno che non si adegua, che continua ad avere il pensiero di Cristo (cfr 1Cor 2,16), e cerca perfino, con tutti i limiti del caso, di vivere di conseguenza, non è sopportabile; deve essere per forza contestato, denigrato, combattuto. Niente di nuovo sotto il sole. ‘Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove’ (1Pt 1,6). ‘Ma voi siete di Cristo’ (1Cor 3,23), per questo nonostante tutto anche quest’anno la Chiesa canta: Alleluia, Cristo è risorto, alleluia!
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Nonostante tutto, anche quest’anno ‘Alleluia’
Eterno, o non è amore
Messaggio per la Giornata della Gioventù 2007
Messaggi
01-04-2007
Il magistero di Papa Benedetto XVI è sempre più incentrato sull’amore, sulla carità, e questo tema viene proposto anche per la Giornata della gioventù di quest’anno: ‘Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri’. E’ una delle consegne fatte da Gesù ai suoi nell’ultima cena. Il tema rischia di diventare banale, se non viene preso nella sua profondità e pienezza. Rivolgersi a dei giovani, e dire loro che devono amare può essere una cosa ovvia; e appunto per questo può diventare superficiale, se non si coglie tutta la grandezza della proposta. I nostri giovani, sanno amare? Che idea hanno dell’amore, da quello coniugale a quello per i poveri? Sanno della fatica e della bellezza? Sanno come si impara, e chi può essere maestro affidabile? Sanno dell’aiuto che viene da Dio, che è amore non solo per sé, ma anche per parteciparlo a noi? Sanno come si può avere questo aiuto con la preghiera, il dominio di sé, il sacrificio? Sanno che l’amore o è eterno o non è amore? Il Papa nel messaggio che ha mandato per questa giornata aiuta i giovani a riflettere su tutto questo; è una riflessione che fa bene a tutti, sia perché la giovinezza non è una categoria anagrafica, sia perché non può essere molto diverso ciò che è giusto per i giovani da ciò che è giusto per gli adulti. In questo tempo di confusione sulle nozioni più elementari della vita, che sono alla base anche della vita sociale, pena non riuscire più a capirsi e a sopportarsi, è una fortuna avere ancora qualcuno che non si fa intimorire dai padroni dell’opinione pubblica, che lo vogliono portare dove pare a loro. Non ci si può permettere di sbagliare su una faccenda da cui dipende la vita delle persone, come è quella del legame affettivo tra coniugi, o di un vincolo spirituale nella consacrazione a Cristo e alla Chiesa. Non facciamoci imbrogliare da meschini interessi (di bottega, o di partito poco importa) riguardo alla sostanza della vita: amore, fedeltà, donazione, significato vero delle cose’ Impariamo da coloro che ci amano veramente, e da coloro che hanno veramente amato fino a dare la propria vita, come Cristo e coloro che lo hanno seguito. Scoprire quanto sia bello e giusto, sarà una sorpresa felice per tutti
Messaggio per la Giornata del Malato
11 febbario 2007
Messaggi
09-02-2007
L’undici febbraio, festa della Madonna di Lourdes, è ormai diventata anche la Giornata mondiale del malato. Il Papa quest’anno ci invita a riflettere sulla condizione dei malati incurabili: ‘Nonostante i progressi della scienza, non si può trovare una cura per ogni malattia’. Questa elementare considerazione purtroppo viene vissuta male, a causa della sindrome di onnipotenza che ha invaso la scienza e la medicina, per cui ogni esperienza di limite viene affrontata come una sconfitta. Senza dire poi degli interventi sbagliati che vengono ipotizzati di conseguenza (eutanasia o accanimento terapeutico). Anche nei casi di malati incurabili e spesso in fase terminale, in una concezione umana della malattia si può fare ancora molto, con l’assistenza delle cosiddette cure palliative e con l’accompagnamento umano e spirituale, in molti casi più efficace delle stesse cure. Ancora una volta non si può pensare di poter affidare la situazione di emergenza solo alla struttura pubblica. E’ importante coinvolgere la famiglia, gli amici, il volontariato per togliere anzitutto la condizione di solitudine che in ogni caso aggrava la malattia stessa; poi, quando l’accompagnamento rimane l’unico aiuto possibile, è importante che appaia come una cosa naturale e spontanea. A questo riguardo il Papa parla addirittura di ‘diritto che appartiene a ogni essere umano e che tutti dobbiamo impegnarci a difendere’. È necessario quindi anzitutto avere una giusta informazione sulla possibilità della medicina di fronte alle malattie incurabili, in particolare nella fase terminale, sapendo che la malattia e la morte fanno parte della vita; poi è importante sapere che le sofferenze umane hanno una loro fecondità in ordine alla salvezza del mondo, per liberarlo dal male del peccato insieme alla croce di Cristo; infine ognuno secondo le sue possibilità può fare qualcosa di molto utile anche quando la medicina diventa impotente, per accompagnare i fratelli sofferenti, quando ciò che conta è essere amati e alimentare la speranza nella vita vera. La Giornata del malato 2007 è una occasione per crescere in umanità di fronte ai malati che, anche se incurabili dal punta di vista medico, sono sempre persone da seguire con affetto, soprattutto nel momento difficile e sublime del passaggio all’eternità.
Messaggio per la Giornata della Vita Consacrata
Messaggi
01-02-2007
Il due febbraio, festa della Presentazione del Signore, si celebra l’undicesima Giornata della vita consacrata. Nella nostra tradizione diocesana il momento saliente della giornata è la Concelebrazione eucaristica, alla quale partecipano religiose e religiosi insieme al popolo di Dio. Bisogna infatti ricordare che attorno alla vita consacrata sono chiamati tutti i cristiani a ringraziare il Signore per questo dono prezioso presente nella sua Chiesa, e a pregare perché vi sia sempre una risposta generosa alle varie chiamate dello Spirito. Quest’anno la celebrazione verrà fatta nella chiesa di S. Domenico di Faenza, in comunione con la famiglia domenicana che ricorda gli 800 anni dalla fondazione della prima comunità di monache a la Prouille, nella Francia meridionale. La circostanza è interessante, perché si mette insieme l’attenzione alla vita contemplativa e alla vita attiva, in quanto le prime monache domenicane avevano come scopo il sostegno attraverso la preghiera all’apostolato dei ‘frati predicatori’. E’ importante che in quella giornata si preghi in tutte le comunità, almeno con una invocazione alla preghiera dei fedeli durante la Messa. Nelle parrocchie fortunate che hanno ancora la presenza delle Suore, sarà più facile ricordarsi di loro; ma anche quelle che non le hanno più o non le hanno mai avute devono pregare per i consacrati e le relative vocazioni. E’ di qualche giorno fa la notizia che anche in Italia c’è una ripresa delle vocazioni femminili alla clausura. Si tratta ovviamente di un fenomeno non omogeneo in ogni regione, ma è interessante notare che anche nei giovani di oggi (e in particolare nelle ragazze) non è venuta meno la voglia di aderire ad una proposta che risponde alle vere attese dell’animo, anche se si tratta di proposte esigenti. Quando si dice che i giovani di oggi non sono peggiori di quelli di ieri, si dice anche questo. ‘Luce per illuminare le genti’ è il Signore Gesù che entra nel tempio di Gerusalemme; sia luce anche per il nostro tempo e per quanti sono da Lui chiamati a seguirlo più da vicino.
Amare e desiderare la vita
Messaggio alla Diocesi in occasione della Giornata Nazionale per la Vita
Messaggi
23-01-2007
Iniziata per affermare la non rassegnazione alla legittimazione dell’aborto, la giornata della vita sta diventando l’occasione per riflettere anche su altre situazioni, dalle manipolazioni genetiche all’eutanasia. Purtroppo questi temi vengono portati alla ribalta sull’onda emotiva del caso pietoso, di fronte al quale difficilmente si riesce ad essere lucidi nel capire la differenza che c’è tra il giudicare un fatto personale (di fronte al quale si può anche avere comprensione) e una disposizione che autorizza un comportamento generale (cioè una legge permissiva dello Stato). Perché ormai l’esperienza insegna che ciò che la legge permette, è ritenuto lecito, e viene compiuto pensando di non far niente di male. ‘Amare e desiderare la vita’ è il messaggio dei Vescovi, che usando solo argomenti di ragione, usata senza condizionamenti ideologici, fanno vedere come non sia mai lecito mettere le mani sulla vita umana per disporne a piacimento. La cosa più desolante delle scorse settimane è stata la quasi coincidenza di due uccisioni, una appoggiata da tutta la grancassa mediatica, e l’altra dalla medesima condannata con altrettanta enfasi. Eppure, se si usasse la ragione libera dalle ottusità ideologiche di moda, si capirebbe che gli argomenti per condannare la pena di morte sono gli stessi per condannare l’eutanasia, con l’aggiunta in questo ultimo caso che ci si trova di fronte ad un innocente. Ma, si dice, nel caso dell’eutanasia c’è la volontà dell’interessato, che vuole morire. A questo punto allora bisogna capire bene: la vita umana, può mai essere in potere dell’uomo? Se si è d’accordo che la vita è un bene indisponibile, allora si troverà il modo di affrontare le situazioni difficili senza eutanasia, ma con un aumento di attenzione. Ma se si cominciano a legittimare delle eccezioni, sarà difficile fermarsi di fronte all’handicappato, al diverso, al malato, al delinquente che per qualche verso disturba (e costa), e che è più semplice eliminare. Preghiamo perché l’impegno degli uomini di buona volontà difenda il bene della vita senza cedimenti, e perché nessuno si lasci confondere di fronte ai principi inviolabili che riguardano il bene fondamentale della persona e della società.
Visita ad Limina
Messaggio alla diocesi in occasione della visita ad limina (Roma 22-27 gennaio 2007)
Messaggi
19-01-2007
Ogni cinque anni i vescovi sono tenuti a fare visita alla tomba degli Apostoli e, nell’occasione, incontrare il Papa. Nella settimana dal 22 al 27 gennaio i vescovi dell’Emilia-Romagna saranno a Roma per questo adempimento. Questa visita è stata preparata da una lunga relazione che ogni vescovo ha inviato per tempo alla Santa Sede, con una descrizione della situazione e della vita della diocesi, e con la prospettiva dell’impegno per il futuro. è stato questo il risultato di una lunga collaborazione tra i vari uffici e centri diocesani, ed è stata anche l’occasione per una verifica, seppure in modo sintetico, di quanto si sta facendo per la vita della Chiesa diocesana e il suo impegno di evangelizzazione. è in occasioni come queste che ci si accorge come non siamo abituati a raccogliere dati sulla nostra attività di apostolato. Si rischia di valutare le attività e gli impegni sovrapponendo ciò che esiste con ciò che dovrebbe essere, la realtà con il progetto, ciò che facciamo con ciò che dovremmo fare. è vero che nel caso dell’impegno religioso c’è una variabile che nelle altre rilevazioni non esiste, ed è l’azione dello Spirito Santo. Sappiamo che tra quello che noi (preti, religiosi e laici) facciamo e il risultato, c’è l’opera della grazia, che non si riesce a valutare, ma che certamente agisce. Se questo può servire per farci coraggio, non deve però diventare un alibi per non mettere tutte le condizioni come se tutto dipendesse da noi, e aspettarsi poi l’esito come se tutto dipendesse da Dio (come dicevano i santi). Così andremo dal Papa a raccontare un po’ di cose nostre, in un colloquio personale di circa un quarto d’ora per ogni vescovo. Poi vi saranno alcuni incontri con i dicasteri romani, su aspetti particolari della pastorale diocesana. Il Papa farà poi un suo intervento a tutti i vescovi italiani, durante l’assemblea della Cei, alla fine del mese di maggio. Sarà una cosa buona se qualcuno vorrà accompagnare il vescovo con la preghiera, perché anche questo momento così prezioso dia una vera occasione di grazia, per il bene di tutta la Chiesa diocesana.
+ Claudio Stagni, vescovo
In preghiera per l’unità
Messaggio per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2007
Messaggi
12-01-2007
L’ecumenismo vive un momento favorevole, si scrive sui giornali. Può darsi, ma non vorrei che si considerasse realtà ciò che scrive la stampa e soprattutto il modo in cui la stampa lo presenta. Infatti a chi vive sull’onda delle “agenzie di stampa” basta un gesto per scrivere che tutto è perduto, o per scrivere che tutto ormai è a posto. L’ecumenismo dei gesti corre questo rischio. Ma nella nostra età mediatica non se ne può fare a meno. Ciò che recentemente è avvenuto in Turchia tra papa Benedetto XVI e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, è indubbiamente una cosa grande, perché segno di un cammino lungo e diffuso, sia a livello di commissioni di studio, sia nei rapporti tra le varie Chiese; pensiamo solo ai luoghi di culto dati in uso ai greci ortodossi in Italia da parte della Chiesa cattolica. Ma l’impegno che viene chiesto a noi nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un’altra cosa. Anzitutto si tratta di pregare, credendoci, per chiedere il dono dell’unità. Poi si tratta di riflettere anche sulle ragioni e sulle prospettive del cammino verso l’unità. Il tema per quest’anno recita: “Fa sentire i sordi e fa parlare i muti”, e si rifà ad una guarigione di un sordomuto nel vangelo di Marco, dove al termine del racconto la gente ha quella esclamazione. Il tema lo si può prendere, come fa il sussidio interconfessionale preparato per quest’anno, come l’occasione per pregare per l’unità dei cristiani e unirsi per dare una risposta alla sofferenza umana. Ma si potrebbe anche ricordare il gesto dell’Effata che viene compiuto nel battesimo, con l’invito al neo battezzato di poter ascoltare presto la Parola di Dio e cantare le sue lodi. Non sembri questa impostazione troppo intimistica, perché sarà questo il punto di incontro più serio tra le varie Chiese, quando cioè insieme potremo ascoltare la parola di Dio, e trovare una ricchezza nella varietà degli apporti, e celebrare uniti il culto all’unico Dio. Nella preghiera non possiamo trascurare questa meta che potrà anche essere lontana, ma è quella che risponde alla preghiera di Gesù perché tutti siano una cosa sola. Intanto va sempre bene rispettarci e non parlare male gli uni degli altri, e, se c’è l’occasione, fare anche della carità insieme.
La pace ha un cuore: il tuo
Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
Messaggi
22-12-2006
Giustamente la giornata mondiale della pace è stata fissata in una festa civile, il primo giorno dell’anno. La pace infatti è un bene di tutti, che deve stare a cuore a tutti, e che tutti devono costruire. Non sarebbe stata la stessa cosa se si fosse scelto per esempio il giorno di Natale, nonostante ora siano in tanti a volerlo ridurre alla festa della pace, dell’amore, della bontà, ecc. Il Natale è la festa del Principe della Pace, di colui che ha dato le coordinate essenziali per costruire la pace, e cioè la verità, la giustizia, l’amore e la libertà. E dire che fu il papa Paolo VI a istituire la Giornata mondiale della pace, e con scelta veramente “laica” indicò il primo gennaio, quando all’inizio del nuovo anno gli uomini si fanno reciprocamente auguri di serenità, si benessere e di pace. E’ pure necessario che la pace non diventi una prerogativa esclusiva di qualcuno, che vi mette il proprio copyright, e se non si manifesta, non si protesta, non si grida con lui o come vuole lui non si è per la pace. E’ chiaro che la pace è un bene che tutti intendono perseguire (anche coloro che per assurdo fanno la guerra). Dove ci si differenzia invece potranno essere i diversi modi per raggiungere la pace. E questo fa parte di un pluralismo che va rispettato, e che può far bene all’esito finale, in ordine al quale ci possono essere percorsi fatti insieme, collaborazioni parziali e soprattutto il rispetto l’uno dell’altro, cioè di ogni persona umana. Nel messaggio per la giornata mondiale 2007, che ha per tema: “La persona umana, cuore della pace”, il Papa dopo aver affermato che la pace è nel disegno di Dio creatore, dice: “L’insieme di regole dell’agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio’ La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una risposta personale coerente col piano divino”. E’ pertanto fuori luogo l’affermazione di quanti ritengono che siano le religioni a fomentare le guerre. Caso mai sono le ideologie (anche quelle che pretendono di ispirarsi a motivi religiosi) ad alimentare “l’irrazionalità” che porta allo scontro tra le persone e tra i popoli. E’ infatti la ragione a rendere possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli. Per questo è importante la riflessione che il Papa sta proponendo ripetutamente sulla ragione, fondamento per una intesa e una pace vera tra tutti gli uomini.
Avvento: tempo di speranza
Messaggio in occasione dell'Avvento 2006
Messaggi
03-12-2006
Introdotto nell’anno liturgico come tempo di preparazione al Natale, l’Avvento è diventato anche il tempo dell’attesa del Regno di Dio, un tempo caratterizzato dalla virtù della speranza. A Verona il Rabbino capo ha ricordato ai convegnisti con la profezia di Zaccaria (9,12) che siamo ‘prigionieri della speranza’. Siamo costretti a sperare, non con senso di angoscia, ma con grande senso di liberazione. E la nostra speranza è in quel Bambino che ci apprestiamo ad accogliere ancora una volta nel prossimo Natale. Vivere l’Avvento come tempo di preparazione, di purificazione e di attesa. Fare l’esperienza di avere bisogno di qualcosa, di non avere sempre tutto, di sapere che anche noi siamo attesi (forse da qualcuno che aspetta da noi un gesto o una parola); superare la pesantezza della assidua sazietà per cui finiamo per non desiderare più nulla; può essere che una qualche rinuncia possa aiutarci; ma soprattutto dobbiamo rifare il cuore puro, per vedere Dio. L’Avvento non è però una attesa infinita di qualcosa che arriverà chissà quando; c’è una venuta quotidiana di Dio nella nostra vita, che va colta con la semplicità del piccoli, che si meravigliano di fronte a tutto. E hanno ragione loro. Ci accompagnano in queste settimane le figure-modello dell’attesa: il profeta Isaia, San Giovanni Battista, la Vergine Maria, San Giuseppe. La Liturgia ce li presenta nelle domeniche che precedono il Natale perché ci lasciamo guidare dal loro esempio, dalla loro fede, dal loro coraggio, dalla loro pazienza. Può essere più facile aspettare quando la stessa attesa si fa presenza, presenza di Colui che stiamo cercando, presenza di Colui che sta cercando noi: chi cerca il Signore lo ha già trovato. Con questo spirito ci incamminiamo nel tempo dell’Avvento, lasciandoci condurre dalla luce che la speranza ci fa intravedere in fondo al tunnel, dove brilla luminosa la stella di Natale
Avvenire, un’occasione da non perdere
Messaggio alla diocesi in occasione della giornata diocesana di Avvenire
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12-11-2006
Sono stato al Convegno di Verona, e mi è dispiaciuto vedere che tanti delegati compravano La Repubblica (Avvenire veniva distribuito gratis!), e rimanevano male perché del convegno si parlava solo in una colonna, mentre si sprecava spazio per altri discorsi sciocchi sulla Chiesa. Mi pareva di vedere in piccolo lo spettacolo che avviene ogni giorno: si va a bere il brodo d’oca sui giornali laici (cioè laicisti), e non ci si interessa del giornale dei cattolici. Proprio sul convegno di Verona si è vista la differenza di Avvenire nel trattare le cose della Chiesa, con ampi resoconti, con i testi più importanti riportati integralmente, dando importanza alle cose che la meritavano (anche episodi particolari, piccole interviste per riprodurre il contesto di quelle giornate). La lettura della stampa laicista finisce per trasmettere non tanto il pensiero ‘della gente’, come si vuol dare ad intendere, ma la visione distorta di chi ha interesse a mettere in cattiva luce l’operato dei cattolici. Anche la mancata diffusione di Avvenire nella nostra Diocesi, è segno di una inerzia dei cattolici, che sono più portati a lamentarsi, che a fare qualcosa per cambiare il mondo. Tutti si lamentano che la Televisione fa schifo, ma non danno il minimo appoggio al giornale dei cattolici che puntualmente stigmatizza le cose che non vanno; se invece di avere 100.000 copie ne avesse il doppio, certamente avrebbe un altro peso di fronte ai responsabili dei programmi televisivi. Senza dire delle belle firme di cui è fatto il nostro quotidiano, che sanno dare una visione dei fatti e della politica tenendo conto della dottrina sociale cristiana, pur nella libertà di espressione che va riconosciuta anche ai giornalisti cattolici. La lettura di un giornale come Avvenire diventa una occasione anche di formazione personale, non solo per la visione degli eventi alla luce della dottrina sociale della Chiesa, ma anche per altri aspetti culturali. La formazione dei laici ha certamente bisogno anche di altri strumenti per impostare i fondamenti spirituali, teologici, biblici, morali, ecc. della vita di un cristiano, ma non può fare a meno di un aiuto così utile per una visione corretta del rapporto tra fede e vita. La giornata del 12 novembre per la stampa cattolica è il livello minimo di interessamento che viene promosso, per mantenere viva una sensibilità che merita molto di più. E’ importante che il piccolo fuoco non si spenga, ma è anche necessario che si propaghi ancora.