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Un dono per il Papa
Messaggio alla diocesi in occasione della Giornata per la Carità del Papa
Messaggi
19-06-2009

Domenica 28 giugno si celebra in tutta la Chiesa cattolica la Giornata della carità del Papa. È l’occasione annuale che ci viene data per essere solidali con il Papa nell’opera che compie a favore di tutte le Chiese del mondo, nella guida pastorale, nell’attività di magistero, nel provvedere i pastori alle varie Chiese particolari e nella carità verso i bisognosi.

Lo scorso anno l’Obolo di S. Pietro dei cattolici italiani ha registrato un calo, dovuto forse alla generale crisi economica, e speriamo non anche ad un calo di affetto verso il Santo Padre, che alla sua età ce la sta mettendo tutta. È bene ricordare ai fedeli l’importanza del carisma del Papa nella Chiesa, e la bellezza di poterlo sostenere anche con il nostro ‘obolo’ nel suo ministero; è una solidarietà che gli attesta stima e collaborazione.

Ricordo pertanto che domenica 28 giugno tutte le offerte che vengono raccolte durante le Messe sono destinate alla Carità del Papa, e vanno pertanto versate all’economato della Curia.

Domenica 28 giugno celebriamo pure in diocesi la conclusione dell’Anno paolino. È bene ricordare ai fedeli il dono dell’indulgenza plenaria concessa in quella giornata. Sebbene le letture siano quelle della XIII Domenica del tempo per annum è opportuno fare menzione della chiusura dell’Anno Paolino; laddove si celebri la Messa festiva vespertina si usi la Messa propria della Solennità dei Ss. Pietro e Paolo, come anche è bene celebrare i Primi Vespri di tale Solennità quale degna chiusura dell’Anno Giubilare.

Il Signore benedica e protegga sempre il nostro Papa Benedetto XVI, e mantenga tutti i fedeli nella comunione cattolica con lui, per una testimonianza di unità e di pace nel mondo intero.

Lettera ai Capi Rioni di Faenza per il Palio del Niballo 2009
Lettere
19-06-2009

Quando si avvicina il momento culminante della fase preparatoria del Palio, viene spontaneo pensare all’impegno che viene richiesto ai Rioni e a tutti i collaboratori; sono alcune settimane durante le quali tutto converge ad un unico scopo, che è quello di partecipare alla gara con la migliore preparazione possibile.

 

Consentitemi di riferire questo pensiero a una frase di S. Paolo: ‘Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre’ (1Cor 9,24).

 

Tra la corsa nello stadio e la corsa della vita non c’è solo una allegoria, ma c’è anche la formazione di una personalità che sa affrontare la fatica, la fedeltà e la collaborazione. L’impegno che viene chiesto oggi non finisce con la conclusione della gara, ma, se è stato vissuto con un certo spirito, continua il suo effetto nella vita.

 

È questo l’auspicio che faccio a tutti voi, pensandovi occupati a fare di tutto per un risultato soddisfacente nella prossima disputa della giostra del Niballo.

Messaggio per la Giornata di sensibilizzazione per l’8 per mille
Messaggi
06-05-2009

È un momento di emergenza anche per l’impegno economico della comunità cristiana, tra la recente raccolta per il terremoto dell’Abruzzo e la prossima raccolta per il fondo di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi economica. La proposta della firma per l’otto per mille alla Chiesa cattolica è un gesto coerente con questi altri, per aiutare la presenza della Chiesa sul territorio.

Le firme sono necessarie per mostrare la partecipazione a questo metodo che lo Stato italiano ha concordato con la Chiesa cattolica in Italia, anche se si tratta di una rilevazione indicativa per stabilire la quota da assegnare ad ogni comunità religiosa. È chiaro che quanto più sono numerosi coloro che partecipano, tanto più si dà forza al sistema stesso.

Senza il contributo dell’otto per mille la Chiesa italiana non avrebbe potuto intervenire subito nel terremoto dell’Abruzzo con la somma di cinque milioni di euro per i primi aiuti, ai quali si dovranno poi aggiungere quelli che la carità degli italiani avrà affidato alla Chiesa a questo scopo.

Così anche per l’altra emergenza dovuta alla crisi economica mondiale è stato possibile fare progetti di aiuto da parte della Cei e delle Diocesi italiane potendo partire con una qualche disponibilità dall’otto per mille per la carità, alla quale si potranno aggiungere altri contributi di enti, di privati e di raccolte programmate da parte delle Chiese locali.

Anche in questi giorni si è sentita la proposta di investire negli aiuti ai terremotati i soldi che lo Stato deve dare alla Chiesa per l’otto per mille. Anche dal solo punto di vista economico i luminari che partoriscono queste genialate non sanno fare un po’ di conti, e non riescono a calcolare quanto rende l’otto per mille attraverso i parroci, le opere educative e caritative, gli interventi al patrimonio artistico con un effetto moltiplicatore che non ha confronti.

Domenica 10 maggio 2009, giornata per la sensibilizzazione alla firma per l’otto per mille alla Chiesa cattolica facciamo capire l’utilità che viene a tutta la comunità italiana da questa solidarietà, che ritorna a vantaggio di tutte le comunità cristiane. Avremo bisogno anche domani di parrocchie vive e attive, di sacerdoti disponibili al loro ministero, che mediante l’annuncio del Vangelo mantengano vivi i valori della fede e della carità, necessari sempre, ma soprattutto nell’emergenza.
 

Pasqua, una certezza che fa bene
Messaggio del vescovo in occasione della Pasqua 2009
Messaggi
09-04-2009

Il ritorno della Pasqua, soprattutto in tempo di difficoltà e di crisi, è una certezza che ci fa bene, perché ci riporta alla realtà delle cose che contano: Cristo è risorto e vivo, e questo fa la differenza.

I cristiani sanno che la fede nel Signore risorto li conduce a ravvivare la vita nuova ricevuta nel battesimo e alimentata continuamente nell’Eucaristia. Non si tratta di vivere la pasqua come una sorta di devozione nel ripetere riti e tradizioni, ma di rivedere nella grazia della pasqua il nostro modo di vivere in famiglia, sul lavoro, nel divertimento, nell’aiutare gli altri ecc. Nessuno contesta la necessità della coerenza tra ciò che si crede e ciò che si vive.

Ebbene una vita rinnovata dalla fede nella risurrezione di Cristo ha inevitabilmente dei riflessi nella società, dove il cristiano vive come cittadino a pieno diritto. Il cristiano, se vuole comunicare ad altri i valori della sua vita, dovrà trovare gli argomenti di ragione che li sostengono, perché è attraverso la retta ragione che si può comunicare con tutti gli uomini, a qualsiasi religione appartengano e anche se non ne hanno nessuna.

A questo punto ha poco senso discriminare i cristiani perché oltre agli argomenti di ragione traggono luce anche dalla fede, perché ciò che essi intendono difendere per il bene di tutti, nell’incontro tra le culture, sono valori umani.

Può sembrare strano, ma ciò che il Cristo risorto porta nel mondo attraverso la testimonianza dei cristiani è la pienezza di ciò che è umano, cioè i valori che l’uomo dovrebbe trovare studiando la propria natura. La rivelazione cristiana è stato un aiuto nel riconoscerli, ma non li ha inventati di nuovo.

Poi la fede cristiana ha portato altre novità, verità e stili di vita per coloro che mediante la fede e i sacramenti aderiscono a Cristo. Ora la mentalità laicista vorrebbe che i cristiani (e per essi il Magistero della Chiesa) si occupassero solo di queste ultime cose. Ma l’incontro con Cristo risorto cambia tutta la vita e non è possibile non considerare anche i valori  umani ‘laici’, come il valore della persona umana, della vita, della famiglia, del lavoro ecc.

Buona Pasqua dunque, con l’augurio che il Signore risorto attraverso la testimonianza dei cristiani arrivi a ridare la gioia della vita a tutti gli uomini di buona volontà.

In preghiera per i terremotati
Messaggio alla diocesi in occasione del terremoto in Abruzzo (06 aprile 2009)
Messaggi
06-04-2009

Il terremoto che ha colpito la provincia dell’Aquila sta riscuotendo la solidarietà di tutto il paese. Vogliamo essere particolarmente partecipi quanti qualche ora prima abbiamo avvertito una scossa che ci lasciato solo un po’ di paura, a fronte del disastro avvenuto invece a L’Aquila. In questo momento invito ad essere vicini ai nostri fratelli colpiti dal terremoto, ai feriti, alle famiglie che hanno perso tutto e a quanti hanno perso la vita, soprattutto con la preghiera. La preghiera arriva dove c’è bisogno, non intralcia il traffico ed è un segno di vera solidarietà se unita ad un gesto di generosità quando ci verrà chiesto.

Chiedo di ricordare le comunità colpite dal terremoto, nelle Viae Crucis di questa settimana di Passione, che molte parrocchie hanno in programma. Per noi saranno celebrazioni più vere, mentre per i nostri fratelli saranno vere vie dolorose, che solo Dio sa quanto saranno lunghe e difficili. Preghiamo perché anche per loro presto arrivi la Pasqua di Risurrezione.

A proposito della lettera del Papa
Lettere
22-03-2009

La lettera del Papa sulla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefevriani ha dato l’occasione per un nuovo attacco alla Chiesa da parte dei laicisti nostrani. Questa lettera è ancora una volta la prova, se ce n’era bisogno, della fortuna di avere il Papa, che alla fine dei conti mette in chiaro come devono essere le cose nella Chiesa di Cristo (la grande Chiesa, come la chiama Benedetto XVI).

Il Papa ha parlato col cuore in mano, per dirci tutta la sua sofferenza nel vedersi non capito, e ‘da alcuni gruppi apertamente accusato’ di voler tornare indietro a prima del Concilio. Prima di chiudere la sua lettera il Papa con le parole di S. Paolo ai Galati ha detto che ‘questo ‘mordere e divorare’ esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata’.

Non è parso vero ai giornali laicisti avere una occasione così ghiotta per mettere gli uni contro gli altri, facendo l’elenco di chi è con il papa e di chi è contro. Non credeteci: non è l’amore alla verità che li spinge a questo, ma l’istinto di dividere per diffondere zizzania (diavolo significa colui che divide).

Il Card. Silvestrini non è il capostipite di nessuna fronda. Un uomo che ha dato tutta la vita per servire la Chiesa e il Papa, sa troppo bene chi è il punto di forza nella Chiesa, come credente, come ecclesiastico e come diplomatico. Anche per lui vale la regola di valutare il presente alla luce del suo passato.

Con questa azione diversiva, la grande stampa laicista ha distolto l’attenzione sulla parte centrale della lettera del Papa, che mette in risalto le priorità del suo pontificato: ‘Nel nostro tempo in cui vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio’ Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più’.

Se questo è il problema più grande oggi, superiamo le divisioni e mettiamoci insieme per il bene della Chiesa e del mondo. La ricerca della riconciliazione con un gruppo di credenti a rischio di scisma dice la passione per l’unità della Chiesa, ed è un invito per tutti a trovare l’unità con il Papa sulle verità importanti spesso negate dai nemici della Chiesa e purtroppo talvolta non accolte pienamente nemmeno dai cristiani.

In conclusione, come risposta a questo gesto paterno del Papa, tutti dobbiamo chiederci se siamo sempre leali con il suo magistero, senza sottintesi o reticenze, indebolendo così la testimonianza che Cristo oggi ci chiede di dare al nostro mondo confuso e disorientato.

Il valore del digiuno quaresimale
Messaggio alla diocesi in occasione della Quaresima 2009
Messaggi
19-02-2009

Il messaggio del Papa per la quaresima di questo anno tratta del digiuno: un bel coraggio! È una delle tre pratiche che il Vangelo ricorda, e che vengono indicate nella liturgia del Mercoledì delle ceneri. Come fare per rendere attuale questa proposta?

 Il valore di questa pratica penitenziale sta indubbiamente nella rinuncia di qualche cosa di buono e di lecito, per una scelta più preziosa, come può essere il dominio di sé stessi, per una purificazione della propria condotta di vita, in modo da essere più aperti alla volontà di Dio. Oltre alle giornate in cui il digiuno è richiesto, vi è sempre la possibilità di muoversi liberamente di fronte alle continue occasioni che abbiamo di essere schiavi di piccole golosità. Il principio del digiuno, cioè del privarci volutamente di qualcosa, si può estendere anche oltre il cibo, per esempio alle bevande (il caffé, il vino, i liquori’), al fumo, alla televisione ecc.

 Il tempo della quaresima è un tempo favorevole per alcune scelte libere di mortificazione, perché tutta la Chiesa è orientata a questo nella sua liturgia, nella disciplina di tanti ordini religiosi, nella scelta di tanti cristiani che cercano di vivere bene questo tempo santo.

 Il digiuno è anche un modo per partecipare al disagio di chi è privo del necessario, o può essere costretto a rinunciare a tante cose per sopraggiunte difficoltà. Può diventare una sensibilità che apre all’aiuto solidale, o per emergenze particolari o per le opere di carità della Chiesa che vengono ricordate in questo tempo. Il digiuno, sostenuto dalla preghiera, apre il cuore alla carità.

 La pratica del digiuno educa alla libertà di fronte alle cose, impedendo di diventarne schiavi e di non poterne fare a meno. Il bisogno di essere continuamente sazi è una predisposizione alla dipendenza dalle sostanze per sentirsi incoraggiati o euforici. È la tentazione della pastiglia contro ogni piccolo disturbo, che si è incapaci di sopportare anche solo per poco tempo. Il digiuno non è quindi una pratica superata, ma risponde a situazioni attuali e a rischi diffusi. Educare al digiuno aiuta a dominare sé stessi, e ad essere più preparati ad affrontare le prove della vita.

 Una quaresima vissuta in questo spirito predispone a celebrare la Pasqua di risurrezione per una vita nuova, nella libertà dei figli di Dio.

La Vita
Messaggio in occasione della Giornata per la Vita
Messaggi
01-02-2009

Nata in occasione della legalizzazione dell’aborto la ‘Giornata per la vita’ deve già interessarsi dei tentativi di legalizzare di fatto l’eutanasia. La riflessione che i Vescovi propongono per la prossima giornata parte dall’esperienza della sofferenza, che raggiunge in vario modo ogni vita umana.

‘La sofferenza, dicono i vescovi, appartiene al mistero dell’uomo e resta in parte imperscrutabile: solo per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte’.

Di fronte all’esperienza del dolore l’uomo può reagire in diversi modi. Il primo e più istintivo è quello di cercare di farlo cessare o con un medicinale che toglie la causa, o con un sedativo che lenisce il dolore stesso. Si può anche reagire cercando di sopportarlo, trovando una ragione e un aiuto umano nella vicinanza di amici e parenti, o, per chi ha fede, cercando conforto nella preghiera.

La nostra riflessione però vuole fare uso di argomenti di ragione, per essere di aiuto anche a chi non ha il dono della fede, perché in questi ultimi tempi si sta introducendo il tentativo di intervenire di fronte al dolore in modo radicale togliendo la vita, con la motivazione della pietà, che intende far cessare la sofferenza di chi soffre e di chi lo assiste.

Dovremmo sinceramente interrogarci su questa evoluzione di mentalità, che forse ha delle ragioni umane nella mancanza di educazione al sacrificio e quindi alla sopportazione di esperienze che fanno parte della vita di ogni giorno, ma ha anche delle ragioni sociali nella evanescenza della famiglia e della conseguente solitudine delle persone. Ci sarebbe poi da chiedersi quanto possa incidere sull’evoluzione di questa mentalità il costo sociale ed economico dell’assistenza affidata sempre di più all’ente pubblico.

Inoltre forse influisce su questo modo di pensare la convinzione che la scienza medica possa rimediare a tutto, per cui l’impossibilità di intervenire in certe situazioni dolorose viene vissuta come una sconfitta, per non accettare la quale si ritiene che sia meglio eliminare il problema alla radice. È tragicamente paradossale che al culmine dei mezzi per aiutare la vita si voglia mettere la morte. Mentre oggi vi sono già tanti mezzi per affrontare il dolore, con le cure palliative.

La sofferenza richiede forza d’animo per essere affrontata, e a sua volta irrobustisce il carattere, la volontà e la capacità di affrontare le difficoltà della vita. È difficile poter dire quando una sofferenza diventa insopportabile, da poter legittimare la soppressione della vita. Proprio mentre da un lato si vuole eliminare la pena di morte per i colpevoli, dall’altro si vuole introdurre la soppressione della vita innocente, mettendo nelle mani dell’uomo la vita di un altro uomo. La morte è l’unica realtà che arriva da sola per tutti.

L’azione dei cristiani è sempre più necessaria per opporsi al diffondersi di una mentalità che cerca di vedere nella morte un rimedio, ieri alla delinquenza oggi alla sofferenza. Mettere nelle mani dell’uomo la possibilità di dare la morte legalmente, per qualsiasi ragione, sarebbe un’altra sconfitta della nostra civiltà, insieme a quella dell’aborto.

In festa per la Vita Consacrata
Messaggio in occasione della Giornata della Vita Consacrata
Messaggi
02-02-2009

L’obiettivo della Festa della vita consacrata era quello di mettere questa forma di vita cristiana al centro dell’attenzione delle nostre comunità. Purtroppo quasi sempre si riduce ad una festa che i consacrati fanno insieme in una celebrazione eucaristica e in un momento conviviale. Sfugge così la riflessione che tutti i cristiani devono fare sull’importanza della vita consacrata, come aiuto all’efficacia della loro vita di credenti.

Nella tradizione della Chiesa la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale, che viene sviluppata e più compiutamente realizzata attraverso i consigli evangelici della povertà, castità e obbedienza (vedi Vita Consecrata n.30).

Non si tratta ovviamente solo di un esempio che i fedeli laici possono trovare nella vita dei religiosi e delle religiose, ma di una condizione di vita arricchita da particolari dono dello Spirito.  La dignità vera del cristiano è la condizione di figlio di Dio ricevuta nel battesimo; la persona consacrata desidera rassomigliare di più a Cristo vivendo la verginità, la povertà e l’obbedienza.

L’elemento che più caratterizza questa conformazione a Cristo è la verginità scelta per il Regno, condizione che non si può raggiungere senza un particolare dono dello Spirito Santo, come ha detto Gesù: ‘Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso’ (Mt 19,11).

La fedeltà a questa grazia è dono del Signore, per cui si preferisce dire che è il Signore che consacra a Sé una persona, piuttosto che una persona faccia donazione della propria vita al Signore. E non si tratta solo di un diverso punto di vista della stessa cosa, se è vero che Gesù ha detto: ‘Senza di me non potete fare nulla’  (Gv 15,7). E come tutte le grazie vanno chieste con la preghiera, che sta ad indicare la fede in Dio che la può concedere e stima di quello che si chiede.

Fare la festa della vita consacrata oltre a tutto questo significa ringraziare i religiosi, le religiose e le persone consacrate degli Istituti secolari e in altre forme, lieti perché con la loro vita rendono più ricca la nostra Chiesa; senza di loro saremmo tutti più poveri, non tanto perché mancherebbero le opere da loro sostenute, ma perché sarebbe meno visibile tra noi il Cristo vergine, povero e obbediente.

Natale, e tutto è diverso
Messaggio in occasione delle festività Natalizie 2008
Messaggi
22-12-2008

Probabilmente Dio non esiste, smettete di pensarci e godetevi la vita‘. Questa boutade ha un autore, che al momento non interessa, mentre rivela un modo di pensare e di vivere diffuso.

Delle tre affermazioni ivi contenute l’ultima riflette l’esigenza reale di felicità che è nella natura dell’uomo. Ma la felicità vera non può essere ridotta al godersi la vita almeno per due ragioni: anzitutto questo non può essere per tutti, basti pensare ai malati, ai poveri, a chi perde il lavoro ecc.; poi in ogni caso anche il godimento finisce non fosse altro con la morte. Può essere questa la felicità?

L’invito a ‘smettere di pensarci’ è insidioso, perché vorrebbe togliere all’uomo ciò che ha di più tipico, cioè la capacità di riflettere. Senza dire che i pensieri a volte vengono anche se non si vuole. Allora c’è la tentazione di ricorrere allo sballo, allo stordimento, all’alcool, alla droga, con quel che segue. Ma è così che si gode la vita?

Resta lo spunto iniziale: ‘Probabilmente Dio non esiste‘. A questo riguardo si potrebbe ricordare il celebre ragionamento di Pascal. Egli sosteneva che sull’esistenza di Dio non si può non scegliere. Se scegli che Dio non esiste e dopo morte scopri che esiste, hai perso la possibilità della vita eterna. Se scegli che Dio esiste, una delle due: o Dio esiste, e allora hai la possibilità della vita eterna; oppure non esiste, e allora non hai perso nulla e non lo saprai mai, se è vero che non c’è nulla dopo questa vita.

Ma i cristiani sanno non solo che Dio esiste, ma che da duemila anni è venuto nel mondo. Come sarebbe la storia se Gesù non fosse nato? Davvero le culture precristiane erano così civili da non aver nulla da cambiare dopo l’insegnamento di Cristo?

A Natale è meglio cambiare la frase iniziale così: ‘Dio esiste e si è fatto uomo per noi; prova a pensarci e tutto sarà diverso‘.

Buon Natale.