Mentre ringraio Papa Francesco che mi invia a voi come vescovo, desidero salutare nel nome del Signore S.E. Mons. Claudio Stagni,per tanti anni zelante Pastore della nostra Diocesi, i Confratelli della Regione Pastorale dell’Emilia-Romagna, i sacerdoti, i diaconi, le Comunità parrocchiali e le Unità pastorali con i rispettivi Consigli pastorali e gli operatori, le religiose e i religiosi – specialmente in questo Anno della Vita Consacrata -, i seminaristi, le donne e gli uomini della Chiesa che è in Faenza-Modigliana, in particolare gli ammalati, i volontari e i giovani, tanto cari a me Salesiano. Desidero, altresì, rivolgere un particolare saluto alle autorità civili e militari con le quali la comunità ecclesiale condivide la sollecitudine per il bene comune.
Vengo per camminare insieme a tutti voi, mosso dal desiderio di stare con Cristo e di seguirLo, per meglio servire le persone e le comunità.
Come ben evidenzia la Lettera per l’Anno pastorale 2014/2015, le parrocchie, comunità di comunità, possono essere fonte a cui gli assetati si dissetano, centri di generazione alla fede in Gesù Cristo, di incessante invio missionario, solo se prima vivono in uno stato di permanente comunione con Colui che redime e salva. «Chi prega si occupa della cosa più importante di tutte», diceva san Giovanni Bosco, di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita.
Per meglio prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare, occorre essere completamente di Cristo, profondamente uniti a Lui e tra noi, mediante una continua conversione spirituale, pastorale, pedagogica.
«Certo, l’uomo non può riscattare se stesso né pagare a Dio il proprio prezzo. Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita: non sarà mai sufficiente» (Salmo 49,8-9). Solo Cristo può salvarci e liberarci. Mentre si incarna divinizza ed umanizza insieme. Noi tutti siamo chiamati a collaborare con Lui, mediante diversi ministeri, vocazioni e carismi.
Quanto più vivremo la comunione dello Spirito santo, condividendo il suo Amore, portando i pesi gli uni degli altri (cf Gal 6,2), tanto più saremo luce per il mondo e sale della terra. Le nostre comunità saranno ricche di vocazioni forti. Quanto più costruiremo l’edificio della nostra esistenza su Gesù Cristo, vivendo Lui, come dice san Paolo (cf 1Cor 12-26) formando un corpo compatto e ricco di membra vitali, tanto più saremo capaci di far nascere nelle famiglie, nelle relazioni interpersonali, nelle istituzioni sociali e pubbliche, nella cultura un nuovo umanesimo: trinitario, comunitario, relazionale, inclusivo. Tanto più potremo elaborare e coltivare una visione delle cose e del mondo conformi allo sguardo di Dio, commisurata all’altissima vocazione a cui siamo destinati.
Cristo, l’Uomo Nuovo, è principio di ogni rinascimento spirituale, morale, sociale ed educativo. È lui che consente di superare la sclerosi del cuore, l’inerzia intellettuale, la mediocrità dell’azione, il disorientamento.
Guardiamo in avanti, mettiamoci tutti come popolo in movimento verso la pienezza dell’umanità di Cristo. La nostra vita ha un senso e una direzione ben precisa. Mediante un’evangelizzazione, che non dimentica la dimensione sociale della fede, anticipiamo tale pienezza nel tessuto e nell’ethos della nostra società, dell’Europa, per offrire a tutti consolazione e speranza, indicando il fondamento granitico della dignità trascendente della persona, la prospettiva ideale e storica della civiltà dell’amore fraterno.
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono siano le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo (cf Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 1).
I nostri patroni, la Madonna delle Grazie e san Pier Damiani, ci aiutino, mi aiutino.
Pregate per me e beneditemi nel nome del Signore. A mia volta, desideroso di incontrarvi, vi penso e vi benedico.
Roma, 19 gennaio 2015.
+ Mario Toso, SDB