Il tempo dell’attesa in genere trova il suo significato quando finisce e arriva l’atteso. Non è così per l’avvento cristiano. Non si tratta infatti di un tempo vuoto, perché noi aspettiamo Uno che è già venuto. E non si tratta nemmeno di fare finta che debba ancora venire. Si tratta invece di ravvivare in noi il desiderio del Signore che viene, per poterlo incontrare quando si presenta sia nei segni che ha lasciato di sé nella Chiesa, sia nelle vicende della vita.
C’è bisogno di avvento; c’è bisogno di aspettare con la certezza che l’Atteso viene, perché abbiamo bisogno di una speranza vera.
Il mondo con le sue contraddizioni mostra il bisogno di qualcosa di sicuro e di qualcuno che dia risposte vere. È sintomatico che per un verso si noti una continua avversione a ciò che
Non sarò certo io a meravigliarmi di questo; anzi, ritengo che il bisogno di verità che c’è nel cuore dell’uomo renda attenti verso chiunque si presenti come portatore di una parola vera.
Come sempre l’avvento ci fa guardare al Signore Gesù nato a Betlemme che dobbiamo di nuovo incontrare nel mistero del Natale, e ci fa guardare avanti al secondo ritorno alla fine del tempo quando Cristo verrà nella gloria. Si tratta in ogni caso di preparare il nostro cuore. L’attesa non è un atteggiamento passivo a rischio di noia; l’attesa è fatta con le lampade accese e le maniche rimboccate perché il Signore ci trovi vigilanti.
È tempo dunque di svegliarci dal sonno soprattutto noi cristiani, per mantenere accesa la lampada che deve fare luce a tutti coloro che sono in cammino verso il Signore, anche se qualcuno non lo sa o non ci pensa.