La Vita

Messaggio in occasione della Giornata per la Vita


Nata in occasione della legalizzazione dell’aborto la ‘Giornata per la vita’ deve già interessarsi dei tentativi di legalizzare di fatto l’eutanasia. La riflessione che i Vescovi propongono per la prossima giornata parte dall’esperienza della sofferenza, che raggiunge in vario modo ogni vita umana.


‘La sofferenza, dicono i vescovi, appartiene al mistero dell’uomo e resta in parte imperscrutabile: solo per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte’.


Di fronte all’esperienza del dolore l’uomo può reagire in diversi modi. Il primo e più istintivo è quello di cercare di farlo cessare o con un medicinale che toglie la causa, o con un sedativo che lenisce il dolore stesso. Si può anche reagire cercando di sopportarlo, trovando una ragione e un aiuto umano nella vicinanza di amici e parenti, o, per chi ha fede, cercando conforto nella preghiera.


La nostra riflessione però vuole fare uso di argomenti di ragione, per essere di aiuto anche a chi non ha il dono della fede, perché in questi ultimi tempi si sta introducendo il tentativo di intervenire di fronte al dolore in modo radicale togliendo la vita, con la motivazione della pietà, che intende far cessare la sofferenza di chi soffre e di chi lo assiste.


Dovremmo sinceramente interrogarci su questa evoluzione di mentalità, che forse ha delle ragioni umane nella mancanza di educazione al sacrificio e quindi alla sopportazione di esperienze che fanno parte della vita di ogni giorno, ma ha anche delle ragioni sociali nella evanescenza della famiglia e della conseguente solitudine delle persone. Ci sarebbe poi da chiedersi quanto possa incidere sull’evoluzione di questa mentalità il costo sociale ed economico dell’assistenza affidata sempre di più all’ente pubblico.


Inoltre forse influisce su questo modo di pensare la convinzione che la scienza medica possa rimediare a tutto, per cui l’impossibilità di intervenire in certe situazioni dolorose viene vissuta come una sconfitta, per non accettare la quale si ritiene che sia meglio eliminare il problema alla radice. È tragicamente paradossale che al culmine dei mezzi per aiutare la vita si voglia mettere la morte. Mentre oggi vi sono già tanti mezzi per affrontare il dolore, con le cure palliative.


La sofferenza richiede forza d’animo per essere affrontata, e a sua volta irrobustisce il carattere, la volontà e la capacità di affrontare le difficoltà della vita. È difficile poter dire quando una sofferenza diventa insopportabile, da poter legittimare la soppressione della vita. Proprio mentre da un lato si vuole eliminare la pena di morte per i colpevoli, dall’altro si vuole introdurre la soppressione della vita innocente, mettendo nelle mani dell’uomo la vita di un altro uomo. La morte è l’unica realtà che arriva da sola per tutti.


L’azione dei cristiani è sempre più necessaria per opporsi al diffondersi di una mentalità che cerca di vedere nella morte un rimedio, ieri alla delinquenza oggi alla sofferenza. Mettere nelle mani dell’uomo la possibilità di dare la morte legalmente, per qualsiasi ragione, sarebbe un’altra sconfitta della nostra civiltà, insieme a quella dell’aborto.

01-02-2009