L’obiettivo della Festa della vita consacrata era quello di mettere questa forma di vita cristiana al centro dell’attenzione delle nostre comunità. Purtroppo quasi sempre si riduce ad una festa che i consacrati fanno insieme in una celebrazione eucaristica e in un momento conviviale. Sfugge così la riflessione che tutti i cristiani devono fare sull’importanza della vita consacrata, come aiuto all’efficacia della loro vita di credenti.
Nella tradizione della Chiesa la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale, che viene sviluppata e più compiutamente realizzata attraverso i consigli evangelici della povertà, castità e obbedienza (vedi Vita Consecrata n.30).
Non si tratta ovviamente solo di un esempio che i fedeli laici possono trovare nella vita dei religiosi e delle religiose, ma di una condizione di vita arricchita da particolari dono dello Spirito. La dignità vera del cristiano è la condizione di figlio di Dio ricevuta nel battesimo; la persona consacrata desidera rassomigliare di più a Cristo vivendo la verginità, la povertà e l’obbedienza.
L’elemento che più caratterizza questa conformazione a Cristo è la verginità scelta per il Regno, condizione che non si può raggiungere senza un particolare dono dello Spirito Santo, come ha detto Gesù: ‘Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso’ (Mt 19,11).
La fedeltà a questa grazia è dono del Signore, per cui si preferisce dire che è il Signore che consacra a Sé una persona, piuttosto che una persona faccia donazione della propria vita al Signore. E non si tratta solo di un diverso punto di vista della stessa cosa, se è vero che Gesù ha detto: ‘Senza di me non potete fare nulla’ (Gv 15,7). E come tutte le grazie vanno chieste con la preghiera, che sta ad indicare la fede in Dio che la può concedere e stima di quello che si chiede.
Fare la festa della vita consacrata oltre a tutto questo significa ringraziare i religiosi, le religiose e le persone consacrate degli Istituti secolari e in altre forme, lieti perché con la loro vita rendono più ricca la nostra Chiesa; senza di loro saremmo tutti più poveri, non tanto perché mancherebbero le opere da loro sostenute, ma perché sarebbe meno visibile tra noi il Cristo vergine, povero e obbediente.