Quando come vescovi dell’Emilia-Romagna siamo arrivati per incontrare papa Francesco era già al lavoro. Mentre attendevamo di entrare da lui uscivano alcuni gruppi che lo avevano salutato. Ci ha accolti con un breve saluto personale. Seduti attorno a lui ci ha spiegato brevemente come dovevamo procedere nei nostri interventi dopo le parole di inizio.
Papa Francesco è parso paterno, famigliare, lucido e preciso in ciò che intendeva proporre a noi vescovi provenienti da una grande Regione in cui si è chiamati a proseguire con una grande passione evangelizzatrice. Mi ha colpito in particolare il suo riferimento al ruolo importante del laicato nella Chiesa e nel mondo. I laici, talvolta, non si sentono identificati con la loro missione evangelizzatrice (cf Evangelii gaudium, n. 79). Finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri, perdendo incisività nel loro compito di evangelizzatori nei vari ambiti della vita. Questo depotenzia il loro ruolo sia nella costruzione della Chiesa sia nel dialogo sociale ove è indispensabile che tutti gli interlocutori mantengano la loro identità mentre rispettano il punto di vista dell’altro, per non scadere in monologhi che non trovano nessun punto di incontro (cf Fratelli tutti n. 203) nella ricerca comune della verità.
Il sottoscritto ha avuto la possibilità di offrire al pontefice l’ultimo volume Chiesa e democrazia (Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2024) scritto in vista della prossima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (Trieste 3-7 luglio), avente come titolo Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro.
+ Mario Toso