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Omelia di Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

Omelia di S.E. Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
in occasione della Festa della B.V. delle Grazie
Faenza, Cattedrale di San Pietro Apostolo, 11 maggio 2024

 

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Pietro e Giovanni.
Come potevano stare insieme ed essere concordi Pietro e Giovanni, cioè il giovane e il vecchio, il carattere impulsivo e rude e il temperamento gentile e sensibile. Come possono stare insieme le generazioni diverse nella stessa comunità. Come possono parlarsi gli adulti e i giovani, i genitori e i figli, i nonni e i nipoti, gli insegnanti e gli studenti. Non sono forse destinati a vivere in mondi separati, in una insuperabile incomunicabilità? Perseveranti e concordi: c’era Maria, la Madre di Gesù e alcune donne. Forse la madre, se non è ansiosa ma ispirata dalla fede; forse la madre, se non è troppo preoccupata di sé, può essere la donna dell’alleanza tra le generazioni. Forse la Madre insegna a pregare. La Beata Vergine della Grazie ha saputo unire la città in tanti momenti della storia. Sapranno i giovani e gli anziani di Faenza vivere uniti e concordi nella preghiera? Maria è ancora qui a convocarci tutti, con l’attrattiva della maternità che genera.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Giacomo e Andrea, cioè quelli che avevano l’ambizione del protagonismo. L’intraprendenza per sedersi alla destra o alla sinistra, per procurare il pane, per essere capaci di fare proseliti. Erano tutti e due protagonisti: come potevano stare insieme, ambiziosi come erano?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la serva dell’altissimo. Forse la prontezza a servire, forse la sensibilità che si accorge del bisogno degli altri, del vino che manca, prima di esibire sé stessa. Ecco a che cosa serve l’intelligenza e l’intraprendenza: non a primeggiare, ma a procurare gioia agli altri, a procurare il vino che manca.

Sapranno gli ambiziosi di Faenza, gli uomini e le donne dotate di grandi qualità inclini a primeggiare, gareggiare nello stimarsi a vicenda e nel servizio? Maria è ancora qui a indicarci la via del servire.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Filippo e Giacomo, cioè quelli delle domande, quelli inclini allo scetticismo, quelli che dicono, come Tommaso: “Se non tocco con le mie mani non credo”, quelli che dopo tanto tempo, ancora domandano, come Filippo: “Mostraci il Padre!”. Quelli che hanno sempre obiezioni e dubbi, gli intellettuali incontentabili, quelli che si accaniscono nelle discussioni, quelli che vogliono sempre avere l’ultima parola. Erano gli amici della polemica: come potevano stare insieme? Perseveranti e concordi: c’era Maria, la sedes sapientiae. Una sapienza più alta, più benevola, una parola più delicata, un modo di parlare più conciliante, una ricerca della verità più fiduciosa. Ecco a che cosa serve la parola: per intendersi. Ecco: l’intelligenza più acuta non è il pensiero critico, ma la disponibilità alla contemplazione.

Sapranno gli intellettuali di Faenza, gli uomini del pensiero e della parola, inclini alla critica e allo scetticismo, accogliere da Maria, la sapienza sorridente e la parola edificante? Maria è ancora qui per rendere possibile l’intesa.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera, Bartolomeo e Matteo, cioè quelli della tradizione e quelli della innovazione, i progressisti e i tradizionalisti, quelli che guardando al patrimonio della tradizione dicono: “Tutte cianfrusaglie, tutte anticaglie da museo” e quelli che considerando le innovazioni dicono: “Tutte banalità, sperimentalismi astrusi, incomprensibili arbitrarie stranezze”. Potevano stare insieme ed essere concordi?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la figlia di Sion e la nuova Eva, l’esito di una gloriosa genealogia e il principio di una comunità nuova. Maria ricordava che in Gesù si celebra la nuova alleanza, solo in lui si compiono le profezie, cioè le tradizioni di Israele e solo in lui risplende la gloria e risuona la parola che indica le vie da percorrere verso il compimento. Maria pregava gli antichi salmi e inneggiava con il cantico nuovo del Magnificat, l’antico e il nuovo, le sfumature della bellezza.

Sapranno i tradizionalisti e i progressisti di Faenza celebrare l’alleanza? Maria è ancora qui, la Madre che offre la stanza al piano superiore per celebrare la fraternità.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo, gli uomini qualsiasi. Gli uomini qualsiasi, quelli che non hanno niente da dire o non riescono a dire niente perché parlano sempre gli altri; quelli che non fanno niente che meriti di essere ricordato; gli uomini qualsiasi, quelli destinati a essere gregari: talora mortificati e invidiosi degli altri che pretendono di sedere alla destra o alla sinistra del Maestro, talora invece restii a farsi avanti, imbarazzati se vengono chiamati, inclini piuttosto a ritirarsi nel privato che a esporsi in pubblico. C’erano anche gli uomini qualsiasi, quelli che hanno difetti qualsiasi, quelli che fanno peccati mediocri, quelli che hanno pensieri banali, quelli che discutono fino a litigare per motivi futili. Possono essere perseveranti e concordi gli uomini qualsiasi?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la donna di Nazaret, la donna di una vita qualsiasi. Maria ascoltava tutti e seminava anche nelle vite mediocri l’invito alla santità, la santità semplice della carità sincera, dei gesti minimi, delle parole semplici, del perdono quotidiano, del bicchiere d’acqua e dell’ascolto paziente che sa riconoscere il desiderio di felicità e la vocazione alla santità scritto anche nelle vite che non fanno notizia, nelle lacrime e nelle fatiche della gente qualsiasi.

Sapranno gli uomini e le donne qualsiasi di Faenza perseverare concordi nello stupore di essere importanti per il Signore, loro che non sono importanti per nessuno? Maria è ancora qui e offre la rivelazione della gloria che avvolge di luce ogni persona.

Celebriamo la patrona di Faenza che ha rivelato d’essere la Beata Vergine delle Grazie così vicina alla gente nei secoli. Nei momenti della peste, del terremoto, della guerra la gente è forse tentata di disperdersi, di gridare: “Si salvi chi può!”, di andare ciascuno per la sua strada, pensando di salvarsi da solo.

La storia di Faenza raccomanda piuttosto di essere concordi e perseveranti nella preghiera per invocare: “Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”
In questo frammento di storia che stiamo vivendo chiediamo l’intercessione di Maria perché aiuti a stare insieme, i giovani e i vecchi, i politici e gli amministratori, gli intellettuali e i ricercatori, i tradizionalisti e i progressisti, gli uomini e le donne qualsiasi. Insieme per invocare: Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”.


In Diocesi con l’8xmille attivata la “Solidarietà di vicinato”

Non un semplice supporto alle famiglie in difficoltà, ma un essere al loro fianco costruendo una rete che rende tutta la comunità più forte.

La Diocesi di Faenza-Modigliana destina parte dei fondi 8xmille al fondo “Solidarietà di vicinato”, nato per sostenere famiglie in grave difficoltà economica

Da alcuni anni la Diocesi di Faenza-Modigliana ha deciso di destinare una parte dei fondi 8xmille per la carità al fondo “Solidarietà di vicinato”, iniziativa nata per sostenere famiglie in grave difficoltà economica, attraverso il pagamento di spese documentate di varia natura (canoni di locazione, bollette di utenze, assicurazioni, spese mediche, scolastiche, ecc.).Ogni richiesta viene fatta tramite colloquio  e gli operatori che seguono il caso la condividono con i Servizi sociali e con la parrocchia; ciò permette di fare interventi sempre più educativi e di sostegnosenza cadere nell’assistenzialismo e chiedendo alla persona di contribuire con la propria parte. Un servizio molto impegnativo perché richiede un lavoro di rete importante.

Chiara Lama, referente del progetto: “L’iniziativa vuole promuovere la solidarietà di prossimità”

«Se ad aiutare è qualcuno che è vicino alla tua realtà, si crea una relazione che va oltre il risolvere la situazione contingente – spiega Chiara Lama, referente del progetto -. L’iniziativa nasce nell’ottica di promuovere la solidarietà di prossimità, valorizzando le realtà locali e le Caritas parrocchiali a cui vogliamo dare sempre più protagonismo. La specificità di questo progetto realizzato con i fondi 8xmille è mettere in campo una relazione forte e autentica tra le famiglie in difficoltà, il parroco e la Caritas che presiede il territorio».

Non semplice assistenza, attraverso la ‘Solidarietà di vicinato’ si dà il via a una reazione a catena virtuosa che consente alle persone in difficoltà di diventare parte attiva della comunità. Dall’incontro col parroco, infatti, possono nascere ulteriori iniziative, come l’iscrizione di un bambino ai centri estivi o la partecipazione più attiva alla vita parrocchiale, facendo sentire le persone all’interno di una rete sulla quale si può sempre contare e nella quale si può essere protagonisti.

Il contributo della “Solidarietà di vicinato” viene erogato solo dopo aver verificato la documentazione attestante la richiesta e lo stato economico della famiglia. Non viene mai consegnato denaro direttamente alla persona, ma è Caritas che paga tramite bonifico o cash.

Maurizio Ghini, economo della diocesi: “Circa 500mila euro ogni anno sono destinati dalla Diocesi ad interventi caritativi”

«Ogni anno la Diocesi destina circa 500mila euro dei fondi 8xmille per interventi caritativi – spiega Maurizio Ghini, economo della Diocesi -. In buona parte sono utilizzati per la gestione del Centro di Ascolto, tramite la Fondazione Pro Solidarietate, e vengono realizzati anche progetti come il fondo per la ‘Solidarietà di vicinato’.

A causa della pandemia, inoltre, la Cei lo scorso anno ha stanziato alla Diocesi ulteriori 500mila euro per interventi sulla povertà».

«Si tratta di risorse importanti, che non dobbiamo dare per scontate, per supportare l’attività caritativa da Marradi a Bagnacavallo, passando per tutte le nostre parrocchie – prosegue Ghini –. E proprio per la loro importanza, siamo chiamati a essere responsabili al massimo nel loro utilizzo, anche per rispetto di chi decide di destinare l’8xmille a questi progetti virtuosi».


La benedizione del nuovo dormitorio Caritas a San Domenico

Una giornata che ha messo in luce pensieri e azioni concrete per sostenere i poveri. Il 15 giugno scorso è stato presentato il Rapporto povertà e risorse 2019-20 a cura dell’Osservatorio della Caritas diocesana, un documento che non vuole semplicemente indicare i dati della nuova povertà sul territorio, ma elaborare un pensiero capace di rispondere ai bisogni del presente. Dal pensiero all’azione: sempre nella stessa giornata è stato benedetto dal vescovo Mario il nuovo dormitorio della parrocchia di San Domenico, nei locali al primo piano sopra il centro diurno La Tenda. Alla benedizione hanno partecipato anche il direttore della Caritas, don Marco Ferrini, il sindaco Massimo Isola, Paolo Bontempi, presidente della Fondazione Banca del Monte e l’assessore al Welfare Davide Agresti.

La necessità di fornire un’accoglienza dignitosa in questo tempo complesso

Nell’ambito dell’accoglienza notturna, a causa della pandemia, è stato necessario dimezzare i posti nel dormitorio maschile di via D’azzo Ubaldini per prevenire i contagi. Inoltre, per togliere dalla strada il più possibile persone senza dimora, si è attivata una collaborazione con i B&B del territorio, grazie anche al sostegno economico straordinaria di Caritas italiana e dell’Unione della Romagna faentina. I pernottamenti incluso il servizio doccia, sono stati 5.636 tra prima e seconda accoglienza maschile e femminile, le accoglienze di emergenza in alcune parrocchie e i B&B (+57% rispetto alla media dei 4 anni precedenti). «Questa situazione di emergenza ci ha portati a capire che l’attuale dormitorio non rispondeva più in modo dignitoso alle esigenze di accoglienza necessarie – spiega don Marco Ferrini – Per questo abbiamo pensato al trasferimento del dormitorio a San Domenico, nei locali al primo piano sopra la Tenda messi a disposizione gratuitamente dalla parrocchia. Il dormitorio apre negli spazi di quella che ai tempi dei domenicani era la foresteria; possiamo dire che riprende la sua vocazione originaria. Gli spazi, di circa 180 mq comprendono un locale adibito a spazio giorno, un locale di servizi/guardaroba per gli ospiti, un bagno comune e cinque camere da letto (di cui una per il volontario e una per emergenza Covid), ciascuna con il proprio bagno. Il totale dei posti letto a disposizione degli ospiti è di 14». Per procedere al trasferimento è stato necessario realizzare lavori di adeguamento realizzati grazie a importanti finanziamenti sia di carattere pubblico (Fondi per le povertà estreme riconosciuti dall’Unione della Romagna Faentina) che privato (8xmille della Cei e Fondazione Banca del Monte di Faenza).