Una serata per riflettere sull’impegno politico dei cattolici e indicare alcuni ambiti sui quali agire concretamente per ritrovare rappresentatività e massa critica per incidere. È stato questo il tema dell’incontro del 6 dicembre scorso in Seminario a Faenza, con il professor Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. La serata, aperta dai saluti del vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, è stata l’occasione per riflettere su diversi aspetti: dal ruolo dei cattolici in Parlamento all’equilibrio tra diritti e doveri dei cittadini fino all’importanza del pensiero cattolico per superare l’estremo individualismo verso cui tende la società contemporanea. L’incontro, moderato da Erika Ercolani (Università di Bologna), è stato promosso dalle Diocesi di Faenza-Modigliana, San Marino Montefeltro, Imola, Cesena-Sarsina, Forlì-Bertinoro e l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia.
L’incontro su cattolici e politica promosso da diverse Diocesi romagnole a Faenza
Il ruolo dei cattolici non può essere limitato ai contesti, pur importanti, della società civile: questa la prima riflessione su cui si è soffermato il professor Zamagni. “Associazioni e movimenti di ispirazione cristiana fanno bene a scendere in piazza per esprimere il proprio pensiero – ha esordito – ma questo non basta per incidere nella società. Chi ha effettivamente in mano le regole del gioco, in una democrazia liberale, è il Parlamento, ed è qui che il pensiero cattolico deve arrivare”. È infatti in questa sede che si approvano e modificano le leggi. “Spesso si dice che i cattolici siano assenti dalla politica – ha proseguito Zamagni -, ma non è vero. Nell’attuale Parlamento il 40% degli eletti si professa cattolico. Eppure non sono capaci di incidere all’interno dei propri partiti politici”. Un apparente paradosso che l’analisi di Zamagni ci aiuta a comprendere attraverso l’analisi storica degli ultimi trent’anni. “Dopo lo scioglimento della Dc – spiega – l’indicazione data ai cattolici è stata quella di distribuirsi nei vari partiti, affinché fossero lievito del pensiero cattolico a destra così come a sinistra. Questo è stato un grande errore, perché non ha fatto altro che disperdere la massa critica cattolica. All’interno dei partiti, i rappresentanti cattolici infatti sono comunque in minoranza e non hanno la forza, o il coraggio, per paura di ripercussioni, di prendere decisioni scomode e coerenti. Eppure perché oggi se un politico che siede in Parlamento si dichiara socialista o liberale viene visto come qualcosa di naturale, mentre se si dichiara cattolico sembra che debba svestirsi di questa identità? In questo modo, pur professandoci cattolici, perdiamo la nostra storia e identità all’interno del Parlamento, che come è detto è il luogo privilegiato nel quale una democrazia prende le proprie decisioni”.
La proposta di un partito laico che non ha paura di dichiararsi di matrice cattolica
In sintesi “nel contesto politico non mancano tanto i cattolici, ma un pensiero cattolico capace di incidere”. La riproposizione di un partito cattolico sul modello della Dc oggi per Zamagni “non avrebbe senso”. Una possibile risposta sarebbe la proposta di un partito laico ma di matrice valoriale cattolica. Su questa base è nato per esempio Insieme, che vede tra i fondatori lo stesso Zamagni e che si candiderà alle regionali di Lombardia e Sardegna. “Dire che i cattolici debbano rinunciare a una propria rappresentatività o alla propria identità è delinquenziale – commenta l’economista -. Bisogna reagire a tutto questo. Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollecitudo rei socialis (1987) approfondisce il concetto già anticipato da Paolo VI delle “Strutture di peccato”. Queste ultime sono le istituzioni, o le regole del gioco, che costringono i buoni a fare il male. Il problema tra cattolici e politica oggi non è tanto nei singoli, ma nel sapere incidere in strutture che vanno cambiate. Su diversi ambiti che hanno una profonda ricaduta sociale – penso per esempio a quelli relativi a speculazioni finanziarie o paradisi fiscali – il Parlamento non è stato in grado di decidere, ed è dunque responsabile”.
Il pensiero cattolico come antidoto al “singolarismo”
Eppure, nonostante queste criticità, Zamagni vede diversi “segni di speranza” per il futuro. Il pensiero cattolico può e deve giocare ancora un ruolo di primo piano nel contesto italiano ed europeo. “I partiti politici senza una reale identità si riducono a forme di meccanismo di consenso fine a se stesse. Sono questi, per esempio, i partiti populisti, mentre un partito che si richiami ai valori e all’identità del cattolicesimo tiene saldo il concetto di bene comune e offre risposte reali alle persone in un mondo che lascia sempre più gli individui soli”. La grande sfida oggi, nella società del pluralismo – sottolinea Zamagni -, è “riuscire a creare una reale comunanza etica. Nessuna società infatti, è capace di durare nel tempo se non ha un sistema comune di principi e di valori nei quali tutti concordano. Il pluralismo, se non tende verso la comunanza etica, trasforma la società nel caos. Non è un caso la disaffezione alla politica degli ultimi anni. Ecco allora che qui devono avere un ruolo i cattolici: altri pensieri politici non possono o non vogliono proporre questa comunanza etica. Il cattolico ha questa visione di convergenza legata al bene comune. Mentre invece nel mondo contemporaneo domina un’altra corrente, quella del singolarismo”.
Quest’ultima è una visione dell’uomo transumanista, nata negli Stati Uniti, che va addirittura oltre all’individualismo che ha caratterizzato gli ultimi decenni. “Secondo questa visione – spiega Zamagni – il singolo per esprimersi al massimo deve recidere qualsiasi legame con gli altri, persino la famiglia. È il modello di società che ci viene promosso da grandi aziende come Google, Amazon, Facebook. Loro incentivano questa visione per motivi economici, ma ciò ha ricadute sociali, culturali e antropologiche profonde, che formano sempre più individui soli e disperati. E per rispondere a questo bisogno di solitudine, queste aziende offrono, come soluzione effimera, i propri prodotti”.
Proprio a causa del singolarismo oggi tanti giovani non si riconoscono più nell’associazionismo o in legami duraturi. E da qui anche una società nei quali i diritti civili prevalgono incondizionatamente sui diritti sociali, senza alcun tipo di riflessione critica. “È questa la grande contraddizione – ha detto Zamagni – che caratterizza per esempio i partiti di sinistra, che hanno dimenticato l’equilibrio necessario che c’è tra diritti e doveri, e appoggiano invece la corrente singolarista”. Il cattolicesimo invece può offrire un’alternativa concreta, nel segno di un Neo-umanesimo, e non deve essere relegato “solo agli aspetti di aiuto sociale e delle Caritas”.
Ambiti su cui incidere
Tra gli ambiti nei quali per Zamagni è necessario cambiare fin da subito la rotta: in primis la scuola. “Deve tornare a essere luogo di educazione e non solo di istruzione o trapasso di nozioni – ha detto l’economista -. Oggi un docente che educa in classe, ossia che aiuta gli studenti a formarsi un pensiero critico, può essere infatti tranquillamente denunciato. Chi si assume dunque questo rischio? In pochi. Anche qui il Parlamento ha le sue responsabilità…”.
E poi l’economia, su cui la Chiesa sta facendo una grande operazione di cambio culturale e di giustizia sociale grazie a Economy of Francesco.
Un altro grande tema è quello del lavoro, che non solo deve essere giusto e ben retribuito, ma anche decente. Il professore ha spiegato nel dettaglio il significato di quest’ultimo termine. “Deve dare all’uomo la possibilità di esprimere i propri talenti: è questa infatti la dimensione espressiva del lavoro che troppe volte viene sottovalutata e che già san Giovanni Paolo II aveva evidenziato nell’enciclica Laborem exercens (1981). Non è un caso che negli ultimi anni solo in Italia un milione di persone con un lavoro sicuro abbiano deciso di licenziarsi, perché non si sentivano appagate dal proprio contesto lavorativo, se non addirittura umiliate. Per non parlare poi dell’umiliazione a cui tante donne sono costrette perché non viene consentita loro la giusta armonia casa e lavoro”. In questo è necessaria una vera rivoluzione culturale ed economica, che metta al centro la persona.