nel giorno della Pentecoste è donato agli apostoli, riuniti nel Cenacolo con Maria, lo Spirito Santo. Spirito d’amore del Padre e del Figlio, il loro abbraccio, prende, così, dimora nel cuore dei discepoli di Cristo. Abita in loro. Li plasma, li cambia nei pensieri e nei sentimenti, nell’affettività. Li fa ardere d’amore per la famiglia di Dio. L’esperienza dell’amore del Padre e del Figlio li rende una cosa sola con la comunione missionaria di Dio Trinità. Li genera come figli nel Figlio; li fa essere missione. È così che essi diventano maggiormente consapevoli di appartenere a Cristo, di essere suoi, e di condividerne il mandato. La comunione con Cristo li rende messaggeri coraggiosi di una vita di libertà e di dono. Per i discepoli non vi è nulla di più vero e di più urgente se non l’abitare nel Padre e nel Figlio, nel loro Amore; se non comunicare il loro essere-per, la loro potenza trasfiguratrice, la loro capacità di unire le persone in un cuor solo e un’anima sola, di vincere l’egoismo che sfigura il volto di Dio in noi, e tutto ciò che fa precipitare gli uomini nella morte, nell’indifferenza reciproca, nella menzogna, nella corruzione della mente, nella schiavitù degli idoli.
Cari giovani, in questo giorno di effusione dello Spirito, Amore pieno di verità, potete, dunque, comprendere meglio ciò che avete vissuto, l’essenza del Sinodo che avete preparato e celebrato con tanto slancio nei mesi scorsi. È senz’altro cresciuto in voi il senso di appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa. Perché di Cristo, siete Chiesa, comunione con il Padre, popolo di Dio. Penso che sia così diventata anche una ferma convinzione che siamo un tutt’uno con Cristo e tra di noi, e che tutti siamo associati al compito del missionario per eccellenza, il Signore Gesù. Non sentite, non sentiamo il bisogno di essere solleciti annunciatori di Cristo per i giovani? In una società impermediatizzata e digitalizzata, pervasa da notizie vere e false, la notizia delle notizie, la buona notizia di cui dobbiamo farci portatori è la persona stessa di Gesù Cristo. Come saranno belli i nostri piedi, le nostre persone, se recheremo ovunque il lieto annunzio di verità, di bene e di pace che, in definitiva, è Gesù. Siamo chiamati a continuare nei vari luoghi di vita la professione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). In tutta la Chiesa, che è in Faenza-Modigliana, siamo chiamati a confessare, con le parole e la vita, il Signore Gesù. Ciò equivale a testimoniare che è vero Dio e vero Uomo, il nuovo Adamo. In Lui siamo chiamati a crescere la nostra libertà, il dono della nostra esistenza. Stando in mezzo agli altri giovani direte che Gesù è necessario a ogni persona, alla Chiesa. Tutti hanno bisogno di essere in comunione con la Vita che colma di ogni bene, che salva. Senza di Lui siamo perduti (cf Mt 8,25).
Ricordate, però, che solo se Gesù è «visto» da noi, da noi può essere «fatto vedere» agli altri. L’evangelizzazione non è un semplice «parlare» di Gesù, della sua persona, del suo messaggio. È propriamente un «comunicare» Gesù stesso, un rendere cioè possibile l’incontro vivo e personale di Gesù con i giovani e dei giovani con Lui. Siate, allora, un «sacramento» vivo di Cristo e della Chiesa. Non preoccupatevi eccessivamente delle cose da fare. Anche di queste bisogna aver cura, certamente. Ma siate soprattutto un «sì» a Gesù, Parola fatta carne. Siate un’ardente ed incontenibile missione. Un sì al comandamento nuovo dell’amore, che serve e si dona senza mai arrendersi. Trovate nei giovani che incontrerete quella «porta» che rende accessibile la loro coscienza a Gesù. È attraverso di essa che riuscirete a far entrare Colui che è Via, Verità e Vita.
Nel vostro impegno di costruttori della Chiesa e della società non anteponete nulla a Cristo! Prima di questa o di quella appartenenza ad un gruppo, ad una associazione, ad un movimento, viene l’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa. Gesù Cristo per il credente è l’assoluto umano di Dio. Solo la piena accoglienza di questo «primato» potrà assicurare il giusto valore etico a tutto il resto: alla famiglia, alla scuola, alla professione, all’economia, alla politica. Se non si riconosce il primo posto a Cristo nella vita e nell’evangelizzazione corriamo il rischio di tradire il Vangelo, le persone. Il dono dello Spirito di verità ci aiuti a vivere facendo memoria del Cristo risorto, della sua redenzione integrale. Solo lo Spirito di verità ci farà giungere alla verità tutta intera su Dio e sull’uomo. E ci consentirà di non essere specialisti in quel «cristianesimo fai da te», che oggi è molto di moda nelle nostre comunità e che, in definitiva, ci pone al di sopra di Dio stesso; come anche di superare la sostanziale dissociazione ed estraneità tra la fede professata nella comunità ecclesiale e la vita quotidiana, condotta in famiglia, al lavoro o a scuola, durante il tempo libero e nel divertimento, come nei rapporti sociali e politici.
Lo Spirito stimola la Chiesa ad uscire dalle mura della paura. È tale la bellezza dell’Uomo Nuovo e la dolcezza del suo Amore, che non possiamo trattenerci dal comunicarli a tutti. Proprio per questo, cari giovani, ripensando alla straordinaria esperienza del Sinodo: a) riproponetevi di essere protagonisti della sinodalità, non tanto come una teoria ecclesiale, bensì come uno stile di vita, di ascolto dei vostri pastori, di collaborazione cordiale, di servizio reciproco, di amore convergente nella cura dei più giovani, vicini e lontani: siate disponibili per Cristo, per la Chiesa intera, oltre che per la società; b) decidete di riunirvi quanto prima per individuare, assieme ai vostri presbiteri, diaconi e religiosi, le comunità senza la presenza residenziale di un sacerdote, senza attività formative con e per i giovani, e così chiedetevi che cosa la pastorale vocazionale e giovanile potrà pensare, progettare e mettere in campo: siate protagonisti di una pastorale che non è di conservazione ma innovazione della presenza ecclesiale tra i giovani, perché diventino cristiani consapevoli, sale della terra e luce del mondo; c) rendetevi disponibili per completare la vostra formazione cristiana, dal punto di vista spirituale e culturale, nella convinzione che la vita in Cristo vi dona più capacità di incarnare le esigenze del Vangelo dentro gli stili di vita odierni. L’essere e l’agire nel mondo non è solo presenza dal punto di vista sociologico ma primariamente presenza con Cristo, in Cristo, per Cristo; d) mettetevi generosamente a disposizione per l’attuazione degli orientamenti approvati da voi stessi nel Sinodo. Non domandatevi che cosa gli altri possono e debbono fare, bensì chiedetevi che cosa voi potete fare per la vostra comunità e per i giovani.
Diventate, dunque, annunciatori e testimoni credibili di Cristo, formatori di formatori, Chiesa giovane per i giovani, ponti tra le varie generazioni di credenti nelle vostra comunità, nella catechesi, nella pastorale integrata, nelle varie istituzioni ecclesiali e civili. Se vi chiedono di entrare a far parte dei Consigli delle varie Istituzioni non esitate ad accettare. Dio vi benedica e la Beata Vergine delle Grazie vi accompagni.
Nell’Eucarestia che celebriamo un grazie a tutti.
+ Mario Toso