Sintesi II° anno

 

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1 – Rilettura di questi due anni

 

La Chiesa di Faenza – Modigliana ha intrapreso il cammino sinodale seguendo in questi due anni gli orientamenti nazionali, declinati a livello locale. Ne sono stati segni visibili gli incontri formativi, le assemblee, le celebrazioni e i gruppi sinodali coinvolti nel biennio.

Al termine del primo anno i gruppi hanno chiesto che l’ascolto sinodale diventasse lo stile del nostro stare insieme. Hanno sentito la bellezza di una Chiesa che “mi viene a cercare, che vuole ascoltarmi”: una Chiesa che mette al centro le relazioni, perché “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).

Dai gruppi sono emerse 11 tematiche principali che hanno costituito la sintesi del primo anno: relazioni, frammentazione, Gesù, liturgia, ferialità, catechesi, linguaggio, giovani, preti, formazione, guide. A queste si è aggiunta una dodicesima tematica, quella dell’annuncio, inserita dall’equipe perché la sua assenza nei riscontri offerti dai gruppi è stata considerata “eloquente”.

Nel secondo anno, in sintonia con la proposta nazionale, le 12 tematiche sono confluite nei quattro “cantieri”:

– il cantiere della strada e del villaggio che ha raccolto il tema dell’annuncio;

– il cantiere della casa e dell’ospitalità che ha raccolto il tema delle relazioni;

– il cantiere dei ministeri;

– il cantiere liturgia proposto dalla Diocesi.

Il primo anno il coinvolgimento è stato ampio e ha raggiunto persone oltre la cerchia di quelle che frequentano la comunità. Il secondo anno è stato caratterizzato dal desiderio dell’approfondimento di quanto emerso nel primo anno e dell’allargamento del numero delle persone coinvolte.

Per questo scopo sono stati elaborati:

– uno “Strumento” pensato per i gruppi di ascolto già costituiti nel primo anno;

– le “cartoline” diffuse in ambienti di ritrovo e di passaggio delle persone (mense, banche, biblioteche, ambulatori, …);

– un questionario online, raggiungibile attraverso il sito diocesano.

Cartoline e questionario online avevano l’obiettivo di ampliare il raggio di consultazione per offrire a chiunque la possibilità di esprimersi.

Il lancio di questo secondo anno del cammino sinodale è avvenuto contemporaneamente alla ripresa di tante iniziative dopo il lungo periodo di limitazioni causato dal Covid e quindi mentre le persone erano già molto impegnate nel sostenere la ripartenza delle normali attività di vita e pastorali. Si è perciò subito colta una certa fatica poiché risultava difficile progettare le esperienze specifiche dei “cantieri” in una quotidianità già piena. Molte realtà erano preoccupate dei “compiti” che il percorso sinodale aggiungeva piuttosto che interessate alla possibilità di incontro e di ascolto dello Spirito che la proposta offriva.

Nel dialogo intrapreso per riavviare il lavoro dei gruppi, l’equipe diocesana ha presentato il cammino sinodale non come ulteriore carico di cose da fare, ma come l’opportunità di riflettere su cosa è importante ed essenziale, nella riscoperta del bello che già esiste lì dove siamo.

Un’occasione significativa è stata l’Assemblea Diocesana del 12 marzo 2023 in cui abbiamo messo al centro la celebrazione della Parola e ascoltato l’intervento del Card. Zuppi che ha rilanciato la fase di ascolto e incoraggiato tutti a vivere come popolo il cammino sinodale.

A differenza delle aspettative iniziali, sono stati numerosi i gruppi che hanno lavorato utilizzando lo “Strumento” per approfondire l’ascolto in uno dei quattro “cantieri”. Sono arrivate più di 40 sintesi: oltre una decina di gruppi hanno scelto il cantiere dell’annuncio e altrettanti quello delle relazioni, 4 il cantiere liturgia e 3 il cantiere ministeri; alcuni gruppi invece non hanno affrontato un cantiere specifico. In merito al tentativo di allargamento dell’ascolto, invece, la risposta alle cartoline e al questionario online non è stata numerosa.

Il termine per consegnare il materiale dei gruppi era stato fissato al 13 maggio. Solo tre giorni dopo, il 16 maggio 2023, l’alluvione ha segnato in modo indelebile tutto il territorio della Diocesi. È stato colpito un gran numero di persone che durante la notte ha perso la propria casa, le proprie cose, le proprie sicurezze, il proprio lavoro. L’alluvione ha lasciato le nostre città ricoperte di fango, ha riempito le strade di cumuli di mobili, elettrodomestici e rifiuti, con i mezzi dell’esercito e della protezione civile impegnati in tante richieste di soccorso. Le comunità della collina sono state isolate; frane e smottamenti hanno reso irraggiungibili alcune frazioni; un territorio ampissimo ha cambiato morfologia e risulta irriconoscibile. Anche le coltivazioni agricole e molte attività imprenditoriali ed economiche sono state duramente colpite, mettendo in crisi un’intera filiera produttiva. In questa situazione sono molte le persone senza una sistemazione stabile e una prospettiva di sicurezza per il futuro.

Ma insieme a tutto questo, subito dopo l’alluvione, le persone distrutte e smarrite hanno mantenuto una ferma dignità ed hanno saputo reagire con solidarietà: le forze dell’ordine e numerosissimi volontari hanno iniziato subito ad aiutare mettendosi al fianco delle persone più colpite.

La Diocesi stessa è diventata un grande “cantiere”!

Come equipe non possiamo non ascoltare ciò che è successo, che ha cambiato radicalmente e in profondità la vita di migliaia di persone.

Avevamo programmato un lavoro sinodale con i moderatori e i segretari dei gruppi, per elaborare insieme questa sintesi ma, date le circostanze legate all’emergenza, questo non è stato possibile.

 

2 – Temi approfonditi

 

RELAZIONI, GIUDIZI, ABITUDINE, OBIETTIVO

In questi due anni, rimane dominante il tema delle relazioni e il desiderio che la Chiesa sia aperta e casa accogliente. Le persone vorrebbero una Chiesa che ascolta, non indaffarata e presa da altre cose. Nel nostro essere parte della Chiesa ci aspettiamo che siano gli altri ad invitarci quando invece dovremmo essere noi stessi ad aprirci a Dio e andare incontro ai fratelli.

Spesso si percepisce una Chiesa che giudica, che esclude le persone ed emette giudizi (non vengono accettate le prese di posizione rispetto alle questioni più dibattute).

Si vive la fede da soli, si vive con abitudine e autoreferenzialità il far parte della Chiesa. In particolare, i giovani non si sentono rappresentati.

Dove però si è provato ad uscire dal proprio gruppo sinodale, dalla propria parrocchia e Chiesa, si è sperimentata l’unità con altri, ed è stata una bella testimonianza. Legato a questo tema, più voci chiedono la formulazione di un obiettivo comune, un punto di incontro condiviso, verso il quale orientare le forze e le azioni, come modalità per sviluppare un’azione comunitaria.

Riscoprire quei gesti di attenzione che sono alla base della relazione, per aprirci all’altro, per fare spazio, entrare in dialogo e per divenire davvero popolo e comunità. Forse la pastorale potrebbe ripartire da ciascuno di noi, nel nostro servizio, e incontrando i vicini di casa, quelli che sono soli, addolorati e bisognosi, può costruire/consolidare le relazioni umane.

Gentile, benevolo, sorridente: è il volto della Chiesa, il volto che desideriamo avere tutti noi.

Diventare Chiesa / Parrocchia accogliente: attenta a chi è fuori e lontano, che ascolta e consola le persone anziane, sole ed emarginate, i più deboli, gli ultimi per sentirsi tutti a casa, sentirsi famiglia (essere come il buon samaritano).

Unità pastorali e Consigli Pastorali esprimano davvero quel cuore aperto che cerca l’unione e la comunione, che rappresenta tutta la comunità, che si prende cura di tutti e degli ultimi.

Senza relazione non c’è annuncio del Dio misericordioso.

 

GESÙ, PAROLA, RISCOPERTA

Emerge il desiderio di una Chiesa che sia esperienza di Gesù Cristo. Serve tornare alla sorgente per riprendere vita, ritrovare il silenzio nel quale incontrarLo. Anche nel frullatore delle nostre giornate così frenetiche, dobbiamo riconoscere che “di una cosa sola c’è bisogno”: desideriamo che al centro della nostra vita ci sia anzitutto l’esperienza profonda dell’incontro con Cristo e in Lui la cosciente percezione della misericordia del Padre, che attraverso di noi e in noi realizza qualcosa di grande e di bello. Molti esprimono il desiderio che il punto di partenza del nostro essere Chiesa e del nostro stare insieme sia la Parola.

Raccogliamo la pesantezza del mantenere impegni nell’esperienza ecclesiale: siamo assorbiti dalle cose da fare (servizi, appuntamenti, iniziative, parole, …), mentre il cambiamento si innesca anzitutto nella coscienza che lo Spirito vive in noi. Se ci lasciamo condurre da Lui possiamo riscoprire che ciò che facciamo può diventare la manifestazione e il segno di Dio. Non si tratta di aggiungere ma di riscoprire l’esperienza quotidiana come straordinaria: impregnare di vangelo i gesti, le fatiche, la vita di ogni giorno e trasformare così l’ordinario in un sentiero di fede.

Percepiamo che realizzare il “cammino sinodale” non è progettare un cammino parallelo o una strada diversa, ma camminare lì dove già siamo in modo “nuovo”: quindi non tanto proporre iniziative nuove, ma “fare nuove” le attività che già viviamo, così che diventino occasioni per incontrare il Signore, sostenuti dalla Parola e aperti all’ascolto nell’incontro con l’altro.

Partendo dall’esperienza spirituale, anche la fatica è superata dalla gioia di poterla condividere. Questi anni diventano il tempo nel quale sperimentare la bellezza dell’incontro con il Signore, la gioia nel riscoprirci discepoli per aver camminato insieme a Lui.

Rispondere al desiderio di ciascuno di ripartire dalla Parola. Ogni gruppo in ciascuna occasione e circostanza di ritrovo fra le persone e in parrocchia, può trovare la modalità in cui mettersi anzitutto in ascolto della Parola di Dio: potranno essere l’ascolto della Scrittura, momenti di silenzio, adorazione eucaristica, lectio divina, ritiri spirituali, sacramento della penitenza, tempi, esperienze, eventi forti di spiritualità, nei quali alimentare il nostro servizio.

Adottare la conversazione spirituale per aiutarci, laici e preti, nel parlare, trasmettere, condividere, camminare insieme…

 

COMPRENSIONE, DOMENICA, OMELIA

Emerge la richiesta di una maggiore comprensione e una maggiore formazione alla liturgia. La domenica come celebrazione dell’Eucarestia è la forma più evidente e più semplice del nostro stare insieme.

Si chiedono cambiamenti molto concreti (omelia, preghiera dei fedeli) e si desidera familiarizzare con la grammatica del rito e dei simboli. Abbiamo perso la capacità di decifrare questo linguaggio particolare, per cui il rito rimane qualcosa di distante da noi. L’omelia è la questione che genera più interrogativi e sul quale si concentra l’attenzione maggiore: la si vorrebbe declinata sulla vita concreta e reale. Si riconosce che è prioritario curare la celebrazione dell’Eucarestia anche se è frequentata da pochi. La Liturgia delle Ore è poco conosciuta.

    

Evitare di affidarsi solo alle intenzioni di Preghiera dei Fedeli del foglietto proponendo di formularle con la partecipazione di tutti, curare il canto, omelia adatta all’assemblea, sono alcuni esempi…

Una proposta è di vivere veramente la domenica come Giorno del Signore, invitando la comunità e le famiglie a vivere momenti di fraternità (servizio dell’accoglienza, raccolta intenzioni di preghiera, preparazione all’ascolto della Parola e alla Messa, pranzo condiviso…), cammini di formazione e catechesi, con al centro la celebrazione dell’Eucarestia.

 

 

ADULTI, CATECHESI, FORMAZIONE, MINISTERI

Il tema che in questo secondo anno è emerso in modo distinto è quello degli adulti, fotografati spesso come testimoni di fede poco credibili nei confronti dei giovani, disinteressati verso le fragilità, incapaci di vivere spiritualmente l’ordinario.

Se da un lato è difficile suscitare il desiderio di formazione, dall’altro c’è richiesta di itinerari di catechesi pensati proprio per loro, adeguati alla vita reale, che aiutino a crescere nella vita spirituale e a essere testimoni nella società.

Adulti e famiglie riconoscono la fatica di trasmettere la fede ed emerge che la catechesi stessa potrebbe essere ripensata a partire dal loro coinvolgimento nei percorsi dei ragazzi.

È necessario anche riscoprire il sacramento del Battesimo che realmente rende tutti re, sacerdoti e profeti, per vivere con gratuità e generosità il proprio ministero a servizio del regno di Dio, ciascuno secondo la propria vocazione (condizione, professione, età, stato di vita, servizio, capacità, passione…).

Serve puntare su percorsi intergenerazionali per aiutare a crescere nella fede. Catechesi non per età ma per progetti.

Formazione: modalità nuove, esperienze forti, momenti di aggregazione, uscite, testimonianze, incontri informali, approfondimenti su temi di frontiera, pastorale sociale, non fermandosi alle questioni che creano scandalo. Formazione alla ministerialità (non per creare nuovi ministeri ma vivere appieno la propria vocazione). Percorsi stabili, consistenti, riconosciuti, in cui si dia spessore (teologico, biblico, comunicativo, psicologico e spirituale) al percorso personale di formazione.

Catechesi, partendo da coloro che sono impegnati in un servizio per arrivare ai genitori dei bambini del catechismo.

    

 

CIASCUNO DONO PER TUTTI

«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6,9)

Questa domanda dell’apostolo Andrea al Signore è l’interrogativo che sintetizza il percorso della Chiesa di Faenza-Modigliana in questi due anni di ascolto del popolo di Dio.

C’è una grande folla che ha fame, un bisogno fondamentale che non può essere ignorato e i mezzi a disposizione sembrano insignificanti. Sentiamo la consapevolezza di essere una Chiesa fragile, appesantita da tante realtà, chiamata a sollevarsi affidandosi totalmente al Signore che non ci abbandona.

A partire dall’ascolto di tante persone e avendo negli occhi la testimonianza di quanto sperimentato in questi giorni difficili (la dignità degli alluvionati, i numerosi volontari, la premura di essere accanto a chi è nel bisogno, la vicinanza nella preghiera, etc…), possiamo affermare che se ci apriamo davvero, se mettiamo tutto quel poco che siamo e abbiamo nelle mani amorevoli di Dio, allora Lui saprà donare quanto basta affinché tutti siano saziati e “perché nulla vada perduto” (Gv 6, 12).

Solo Lui può dare pienezza alla vita dell’uomo.

Non possiamo aspettare che siano gli altri a dover cambiare: la Parola ci interpella in prima persona. È quanto emerso dall’Assemblea diocesana: finché ciascuno di noi non risponde offrendo con slancio i propri pani e pesci, non si realizza la Chiesa in cammino, promessa di comunione e di vita nuova per il mondo intero.

 

 

20 giugno 2023