Sette lenti per leggere il mandato dei nuovi incaricati

Con il passare degli anni, è normale che la vista cali ed è capitato, alla maggior parte di noi, di aver fatto l’esperienza di andare a fare una visita dall’ottico perché vengano scelte le lenti idonee a correggere i nostri difetti e a compensare i nostri deficit visivi. In quegli occhiali che ci fanno indossare, piuttosto ingombranti e simpatici, vengono progressivamente e gradualmente inserite alcune lenti perché la nostra vista sia finalmente chiara e nitida. Certamente abbiamo fatto anche l’esperienza che, senza alcune lenti, non si riesce a percepire nitidamente le lettere, i colori e, alcune volte, non si vede proprio nulla.

Per leggere nitidamente le nomine degli incaricati e officiali della Curia è necessario indossare progressivamente alcune lenti.

Lente neutra: l’umanità. I curiali, sono uomini e donne, giovani e anziani, sposi, celibi, nubili, consacrati e ministri, madri, padri e nonni, malati e sani. Se non indossiamo questa prima lente potremmo vedere chi viene chiamato come uno che, non sapendo cosa fare e non sapendo nulla della vita, si sia autocandidato per questi incarichi.

Prima lente: la diaconia. Gesù Cristo è il Signore ed ha realizzato la missione del Padre attraverso il servizio, donando la sua vita. Noi che siamo uniti a Lui possiamo essere trasparenti se viviamo ciò che ci è chiesto e ciò che siamo, solamente come servi/diaconi. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe venire visto solo come uno che riveste un ruolo di presunto potere e non uno che mette in gioco se stesso.

Seconda lente: l’annuncio e l’attuazione. Il servizio che ci viene proposto è quello di annunciare con le parole e con i fatti la Sua presenza d’amore che si attua nella celebrazione liturgica in particolare l’Eucarestia. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto solo come uno che fa vedere sé stesso, le sue capacità di azione e di attrazione.

Terza lente: il mandato. Ogni servo viene chiamato perché sia segno di Colui che lo manda. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto solo come uno che dice solo cose umane, anche sensate, ma che non aprono a Dio.

Quarta lente: la sinodalità. Camminare insieme non è soltanto un metodo, ma il modo in cui il Signore si fa presente in mezzo a noi, da sempre. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto come un battitore solitario, che non ascolta, che non chiede e che si pensa addirittura più efficiente ed efficace muovendosi da solo.

Quinta lente: la formazione. Ogni servizio non è solamente compensativo di una mancanza, ma azione costruttiva per la crescita di tutta la persona secondo la forma di Gesù Cristo, l’uomo nuovo. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto solo come uno che mantiene ed accarezza l’esistente senza nessuna profezia e senza cura per chi verrà dopo di lui.

Sesta lente: la corresponsabilità. Non c’è corresponsabilità senza responsabilità. Chi viene chiamato porta insieme ad altri la bellezza e il peso del servizio agli altri. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto solo come un collaboratore ed un esecutore.

Settima lente: l’autorità. Come ci “racconta” la parola stessa, chi viene chiamato ha sempre una peculiare vocazione a prendersi cura della crescita degli altri. Senza questa lente, chi viene chiamato, potrebbe essere visto solo come un autoritario o come uno che si disinteressa totalmente degli altri.

Questi nostri fratelli e sorelle sono stati chiamati dal Vescovo perché la nostra Chiesa continui la sua missione di annuncio, celebrazione e carità e, solo se indossiamo “le lenti” giuste, possiamo comprendere la preziosità del servizio che svolgono.

Ora è il momento di indossare una bella montatura: la gratitudine di tutta la nostra Chiesa a chi ha detto di “si” a questo non semplice, ma entusiasmante servizio di corresponsabilità e autorità nella Chiesa per annunciare ancora Gesù.

Alla fine, la lente definitiva che le compone tutte è l’amore concreto per il Signore.

don Michele Morandi