L’Eucaristia che celebriamo è per i migranti defunti, ricordando in particolare il naufragio del 3 ottobre del 2013 a poche decine di metri da Lampedusa che causò la morte di 368 innocenti. Con questa santa Messa li affidiamo a Gesù Cristo, venuto su questa terra per dare a tutti pienezza di umanità e di figliolanza divina. Nell’Eucaristia, che fa memoria della sua incarnazione, morte e risurrezione, Gesù Cristo si pone come principio di unità e di fraternità tra i popoli. Offre a tutti un cuore da figli, per essere figli in Lui, primogenito del Padre. Con la sua incarnazione, morte e risurrezione, si unisce ad ogni persona, diventa una cosa sola con essa, accoglie nel suo abbraccio universale tutti i vivi e i defunti, credenti e non credenti. E così nessuno rimane abbandonato, prigioniero dell’oblio, stretto invincibilmente nelle mani gelide della morte.
Con la sua morte e con la sua discesa negli Inferi, già prima di risorgere, raggiunge i defunti del passato, come Adamo ed Eva, e li conduce in paradiso, a godere la piena comunione con Dio.
Gesù compie per tutti i migranti defunti quell’atto redentivo che ha celebrato come Sommo Sacerdote più di duemila anni fa, raggiungendo i nostri progenitori. Con la sua morte e risurrezione di Uomo-Dio va fino agli ultimi confini del tempo e ai primordi dell’umanità. Va ovunque, nel passato, in profondità, sino ai perduti di tutti i tempi. Li afferra come esseri che non sono arrivati alla meta della loro vita, ossia alla comunione piena con Dio.
L’anima di ogni uomo è creata immortale e destinata a vivere nell’amore e nell’abbraccio di Dio Padre. Ma la forza dell’anima creata non basta per elevarsi verso Dio. Non ha ali che la possano portare sino alla casa di Dio. Eppure, nient’altro può appagare l’uomo eternamente, se non l’essere con Dio totalmente. Un’eternità senza questa unione sarebbe una condanna. Solo il Cristo che discende nella morte di tutti può portare su fino all’unione con Dio. Egli prende ogni uomo sulle sue spalle e lo porta a casa. Aggrappato a Cristo ogni uomo vive eternamente.
L’efficacia della redenzione di Cristo, come detto, trascende tutti i tempi: passato, presente e futuro. Cristo che discende nella morte e risorge la vince, pone un atto di redenzione sovratemporale, che va al passato, riguarda il presente ma anche il futuro. Suo è il tempo e sua è la Vita degli uomini di tutti i tempi. Qualora ogni uomo muore, compreso il migrante, incontra il Pastore dagli occhi grandi che, se vuole, lo prende per mano, come prese per mano Adamo ed Eva – umanità del passato -, e lo guida avanti, in alto. Egli accompagna al varco da Lui aperto, verso Dio. Ciò è parte essenziale della sua missione di Redentore universale. Egli apre la porta della casa del Padre a tutti gli uomini, a tutte le donne, a tutti i bambini periti tragicamente nel Mediterraneo, non esclusi quelli che non hanno fatto a tempo a vedere la luce.
Rut trovò solidarietà in terra straniera. Cristo offre la sua solidarietà in ogni luogo, in ogni tempo, nelle stesse profondità del mare. Viviamo una solidarietà che fa vivere tutti, tutti i giorni. Attingiamola da questa Eucarestia, che offre cibo e bevanda di salvezza. Partecipando all’Amore pieno di verità, che è Cristo, impariamo ad amare nella verità tutti i migranti costretti a lasciare la loro casa e il loro Paese. Amiamo secondo verità, secondo la verità dei diritti e dei doveri dei migranti, secondo la verità dei diritti e dei doveri dei cittadini dei Paesi ospitanti. Come cittadini, movimenti e popoli prodighiamoci secondo amore e verità affinché sia realizzato il diritto a non emigrare, ossia affinché siano vinte le guerre, i neocolonialismi, il land grabbing, gli inquinamenti, le migrazioni bibliche a motivo del degrado ambientale, della povertà di acqua.
Lo Spirito d’amore di Dio Padre e del Figlio ci sostenga nel desiderare e nel conseguire pienezza di vita per tutti, secondo giustizia e le esigenze dei figli di Dio.
+ Mario Toso