Insieme ad alcuni rappresentati delle comunità cristiane di Faenza avremmo desiderato incontrarci presso il convento di San Francesco, che raccoglie ora l’eredità decennale di incontri ecumenici promossi dalle Clarisse, ma siamo riusciti solo online, tuttavia è stato un bel momento fraterno.
Quest’anno a causa della pandemia non saranno possibili incontri conviviali, ma la preghiera rimane con alcunecelebrazioni in presenza, rispettando i protocolli di sicurezza che permettono a tutte le comunità religiose di continuare il culto e di contribuire anche con esso al bene di tutti.
Abbiamo voluto proporre anche una preghiera domesticaonline(15 minuti) che sarà animata da alcune famiglie delle diverse comunità cristiane seguendo il testo del sussidio dell’ottavario, che quest’anno è stato preparato dalla Comunità monastica di Grandchamp (vedi riquadro n. 1)
Il tema scelto dalla Commissione Internazionale del Pontificio Consiglio dell’Unità dei Cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, tratto dal Vangelo di Giovanni 15,1-17 è: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”.
Credo sia molto significativo che la settimana sia preceduta in Italia da una giornata per il dialogo ebraico cristianoche ci fa leggere insieme le Scritture fra cristiani di confessioni diverse e ebrei. Sarà così anche per noi il 16 gennaio (vedi locandina).
Anche la Domenica della Parola di Dio– il 24 gennaio – si colloca in un periodo dell’anno che invita a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani: “Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida” (Papa Francesco, Motu proprio Aperuit Illis).
Una nota della Congregazione per il culto divino del 17 dicembre ci invita seguire l’esempio di san Girolamo per il grande amore che egli ha nutrito per la Parola di Dio. Come ha ricordato recentemente Papa Francesco, egli fu un «infaticabile studioso, traduttore, esegeta, profondo conoscitore e appassionato divulgatore della Sacra Scrittura. […] Mettendosi in ascolto, Girolamo trova se stesso, il volto di Dio e quello dei fratelli, e affina la sua predilezione per la vita comunitaria». (Lettera apostolica Scripturae sacrae affectus, nel XVI centenario della morte di san Girolamo, 30 settembre 2020).
Infine ricordo che è stato presentato recentemente il nuovo documento del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Il Vescovo e l’unità dei cristiani: vademecum ecumenico. (riquadro n. 2)
Don Mirko Santandrea
Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto
Il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021 è stato preparato dalla Comunità monastica di Grandchamp. Il tema scelto è: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”(Gv 15, 5-9) ed esprime la vocazione alla preghiera, alla riconciliazione e all’unità della Chiesa e del genere umano che caratterizza la Comunità di Grandchamp.
Negli anni‘30 alcune donne di tradizione riformata della Svizzera di lingua francese, appartenenti ad un gruppo conosciuto come le Dames de Morges, riscoprirono l’importanza del silenzio nell’ascolto della parola di Dio e, allo stesso tempo, ripresero la prassi dei ritiri spirituali per nutrire la vita di fede, sull’esempio di Cristo, che si ritirava nei luoghi deserti per pregare.
Queste donne furono presto raggiunte da altre, che presero a frequentare regolarmente i ritiri spirituali a Grandchamp, un piccolo villaggio nei pressi del lago di Neuchâtel, in Svizzera. Fu dunque necessario provvedere a una presenza stabile che offrisse preghiera e accoglienza al crescente numero di ospiti e di persone desiderose di ritirarsi in preghiera.
Le prime suore sperimentarono il dolore della divisione tra le chiese cristiane. Ma in questo loro travaglio furono sostenute dall’amicizia con il padre Paul Couturier, uno dei pionieri della celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e tale preghiera fu, perciò, fin dal principio, il cuore della vita della Comunità. Un altro importante incontro fu quello con Roger Schutz, il futuro fratel Roger di Taizé, che visitò Grandchamp nel 1940. La sua stessa ricerca fu incoraggiata da quella delle suore con cui egli fu in contatto sviluppando, negli anni, un legame di comunione, che si approfondì nel 1953,quando la Comunità di Grandchamp adottò la Regola di Taizé e il suo Ufficio all’indomani della sua pubblicazione.
Ben presto, insieme ai Fratelli di Taizé e alle Piccole Sorelle di Gesù, anche le suore di Grandchamp si sentirono chiamate a estendere la loro semplice presenza di preghiera e di amichevole vicinanza in piccole comunità, spesso in aree sfortunate, soprattutto in Algeria, Israele, Libano e tra le classi lavoratrici di vari paesi europei. Il profondo legame stabilito con la gente e le chiese del posto permise loro di scoprire la diversità dei riti liturgici nella Chiesa universale e le aprì all’incontro con le altre religioni.
Oggi la Comunità conta cinquanta membri, tutte donne di diversa età, tradizione ecclesiale, paese e continente: in questa loro diversità, le suore sono una parabola vivente di comunione. Fedeli alla vita di preghiera, alla vita comunitaria e all’accoglienza dei visitatori, le suore condividono la grazia della vita monastica con gli ospiti e con i volontari che si recano a Grandchamp per trascorrervi un periodo di ritiro e di silenzio, di ricerca di guarigione e di significato.
Il Vescovo e l’unità dei cristiani: vademecum ecumenico
Il documento si articola in due parti. La prima parte, intitolata “La promozione dell’ecumenismo nella Chiesa cattolica”, espone ciò che viene richiesto alla Chiesa cattolica nell’adempimento della sua missione ecumenica. Infatti, come afferma il Vademecum “La ricerca dell’unità è innanzitutto una sfida per i cattolici” (6). In questa prima parte il Vademecum prende dunque in considerazione le strutture e le persone attive in campo ecumenico a livello diocesano e nazionale, la formazione ecumenica e l’uso dei mass media diocesani.
La seconda parte, intitolata “Le relazioni della Chiesa cattolica con gli altri cristiani”, esamina quattro modi in cui la Chiesa cattolica interagisce con altre comunità cristiane.
Il primo modoè quello dell’ecumenismo spirituale, che, come dice il Concilio, è l’“anima del movimento ecumenico”(UR §8). Il Vademecum sottolinea in particolare l’importanza delle Sacre Scritture (20), dell’“ecumenismo dei santi” (22), della purificazione della memoria (24).
Il secondo modoè il dialogo della carità, che si occupa della promozione di una “cultura dell’incontro” a livello di contatti e di collaborazione quotidiani, alimentando e approfondendo la relazione che già unisce i cristiani in virtù del battesimo.
Il terzo modoè il dialogo della verità, che si riferisce alla ricerca della verità di Dio che i cattolici intraprendono insieme ad altri cristiani attraverso il dialogo teologico.
Il quarto modoè il dialogo della vita. Con questa espressione si designano occasioni di scambio e di collaborazione con altri cristiani in tre campi principali: la cura pastorale, la testimonianza al mondo e la cultura.