Il giorno della Natività della Vergine Maria non è un compleanno come tanti altri. Celebrando il compleanno di Maria santissima non parliamo di Lei semplicemente, come nei nostri compleanni, nei quali siamo solo noi al centro dei festeggiamenti. Nella festa della Natività della Madre di Dio onoriamo anche la venuta di Dio tra gli uomini. Il significato pieno della festa odierna, cioè della nascita di Maria, comprende l’incarnazione del Verbo, rimanda ad essa. Infatti, Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre di Dio, di Gesù Cristo. Dal primo momento della sua vita, dunque, Lei ci appare una vita non solo per se stessa, ma un’esistenza per Dio, totalmente per Lui. Sin dalla sua nascita, con la totalità della sua persona, è un messaggio vivo di Dio per noi. Di fronte alla Natività di Maria siamo invitati ad interrogarci: anche noi, come Maria, siamo una vita per Dio, a servizio della sua incarnazione? Lo siamo con tutto il nostro essere, totalmente? San Giovanni Paolo II aveva scelto come motto del suo pontificato queste parole: Totus tuus, ponendole in uno stemma ove campeggia la croce. La nostra vita – domandiamoci, allora – è una vita che, come ci ha insegnato il santo papa polacco, è totalmente per Dio, nel segno di Dio e di Cristo crocifisso? Cosa vuol dire? Vuol dire: essere totalmente di Dio con lo stesso amore di Gesù, sino ad abbracciare la croce, morendo per amore di Dio, facendo della nostra esistenza un dono, costi quel che costi. Maria, con la sua disponibilità alla volontà di Dio ha messo, ha consegnato la propria vita nelle mani di Dio. Facciamo così anche noi? Siamo solo suoi o apparteniamo prima di tutto ad altri, come forse diamo spesso da vedere? Dio lo amiamo per ultimo, dopo il successo, i soldi, i nostri interessi politici ed economici, o per primo? Siamo per Dio, completamente a sua disposizione, per donare al mondo Dio: nella famiglia, nella scuola, nel mondo del lavoro? È questo il primo grande messaggio della Natività della Madonna. Maria, nasce per essere la “porta” per la quale Dio entra nel mondo. Non solo. Diventa “dimora”del Signore, “casa vivente”, dove ha abitato realmente il Creatore e Redentore del mondo. Maria offre la sua carne perché il Figlio di Dio diventi uno di noi, come noi. Qui ci viene in mente la parola con la quale secondo la Lettera agli Ebrei, Cristo ha iniziato la sua vita umana dicendo al Padre: “Non hai voluto né sacrifici né offerta, un corpo invece mi hai preparato […]. Allora io ho detto: ecco, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà” (Ebr 10, 5-7). Maria, di fronte all’angelo che le annuncia l’incarnazione, riconosce di essere un «corpo» o, meglio, un’esistenza preparata per accogliere il Figlio di Dio e afferma, «ecco, sono la serva del Signore. Si compia in me la sua parola». In Maria, l’umanità si offre per accogliere il Figlio di Dio. In Lei si toccano, anzi si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa “casa vivente” del Signore, “tempio” dove abita l’Altissimo.Anche qui, chiediamoci: mettiamo a disposizione la nostra «carne», ossia noi stessi, per diventare umanità unita a Dio? In noi si realizza l’unione tra Dio e la nostra vita, tra la fede e la vita quotidiana? Le nostre scelte sociali, economiche, politiche specie su temi importanti (famiglia, matrimonio, educazione, morte, nuove tecnologie, lavoro, salvaguardia del creato) ignorano la presenza di Dio in noi? Abbiamo, tutti i giorni, l’ambizione o, meglio, il desiderio di essere «casa vivente del Signore», ove Dio dimora, al punto che la nostra vita irradia, mostra agli altri che viviamo, come afferma san Paolo, Gesù Cristo? Uniti a Cristo, evangelizziamo anche con una vita retta, onesta, dedita alla coltivazione del bene comune e di un’ecologia integrale?
In breve, dobbiamo domandarci se siamo realmente aperti anche noi al Signore, se vogliamo offrirgli la nostra vita perché sia una dimora per lui; oppure se abbiamo un po’ di paura della presenza del Signore, se abbiamo paura che essa possa limitare la nostra libertà, se vogliamo forse riservarci una parte della nostra vita che vorremmo appartenesse solo a noi e non fosse conosciuta da Dio, che non dovrebbe avvicinarsi ad essa.
Cari fratelli e sorelle, la festa della Natività di Maria ci sospinge a vedere la nostra vita come un qualcosa che non è fine a se stessa, bensì per Dio, per gli altri. Diventando: umanità che accoglie Dio che viene a vivere con noi; umanità che si lascia abitare da Lui per essere divinizzata. Chiediamo a Maria di avere la sua fede solida e cristallina. Come Lei magnifichiamo il Signore per le meraviglie che è venuto a compiere tra noi, per noi. Riconosciamo in Lei la nostra vocazione e missione, come singoli, associazioni, popolo di Dio, come scuola cattolica, come Oratorio o Centro giovanile, qui a Fusignano. Nella santa Messa celebriamo l’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo. Mentre lo facciamo ricordiamo la Natività di Maria e la sua piena associazione al mistero della redenzione.
+ Mario Toso