«L’8 dicembre 1854 papa Pio IX lesse il testo della bolla con cui definiva solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione. Forse a questa definizione, punto di arrivo di un lungo percorso, aveva collaborato anche la Diocesi di Faenza».
Questa la tesi da cui parte la ricerca di Luisa Renzi Donati nel suo ultimo libro. Un cammino tra arte, storia e devozione: “L’Immacolata della chiesa di San Francesco a Faenza” è pubblicato dalla Tipografia Faentina con il contributo della Diocesi di Faenza-Modigliana.
Il libro approfondisce gli aspetti salienti della tesi di laurea in Storia dell’arte che l’autrice ha presentato all’Università di Bologna, relatore il prof. Daniele Benati. Dalla diffusione del culto mariano all’analisi dell’iconografia della Vergine fino ai dipinti e targhe devozionali, le 167 pagine del libro conducono il lettore in un viaggio che sarà approfondito sabato 4 dicembre alla 18.30 proprio alla chiesa di San Francesco. All’evento, oltre all’autrice e al vescovo monsignor Mario Toso, interverrà anche la professoressa Marcella Vitali.
La presentazione del vescovo Mario
«In questa sua ultima opera Luisa Renzi Donati ha inteso approfondire il rapporto tra arte e fede in un momento di grave crisi sanitaria, sociale ed economica – commenta il vescovo Mario Toso, promotore della pubblicazione -. Lo ha fatto partendo da un’immagine mariana, quella dell’Immacolata di San Francesco in Faenza, tra le più antiche e venerate nella nostra Diocesi, a cui ci si è rivolti nel corso dei secoli nei momenti di avversità, soprattutto per i bisogni della campagna, e ha posto in stretta correlazione fede, purezza e bellezza, che insieme possono condurre a un profondo rinnovamento spirituale».
«Nelle vicende della nostra Chiesa che vive in Faenza-Modigliana, come bene ci illustra l’autrice, è possibile riconoscere una piena corresponsione a quel crescendo di devozione e pietà che ha condotto alla definizione del dogma mariano – prosegue il vescovo -. L’autrice prende in esame l’Immacolata di San Francesco, l’antica icona risalente a quei tempi tardomedievali in cui il culto iniziava a diffondersi e che le monache Clarisse di Faenza, prime proprietarie, affidarono ai loro confratelli francescani».
La Vergine «della tenerezza»
La Madonna che i faentini venerano da circa cinquecento anni con il nome di Concezione nella chiesa dei francescani è un’icona antica, che secondo la tradizione sarebbe stata trovata in una legnaia del convento delle clarisse. Raffigura la Madonna che stringe a sé il Bimbo Gesù e accosta la sua guancia a quella di Lui secondo la tipologia bizantina molto diffusa della Vergine Glicofilusa o «della tenerezza», che esprime l’intensità del rapporto affettuoso tra la madre e il figlio.
«L’Immacolata di San Francesco, pur essendo rimasta inalterata nella composizione, come dimostrano le analisi compiute, ha subito molti restauri e ridipinture, destino comune alle immagini oggetto di grande devozione nel corso dei secoli – prosegue il vescovo nella presentazione -. Per più di due secoli furono i membri della Confraternita dell’Immacolata a prendersi cura della venerata immagine, a promuoverne il culto e a impegnarsi a celebrare la festa dell’8 dicembre con grande solennità.
I confratelli costituirono gradualmente a proprie spese un tesoro di suppellettili liturgiche, andato in gran parte disperso. Dai registri che li riguardano, conservati nell’Archivio di Stato di Faenza, traspare un grande amore alla Madre di Dio e una fiducia certa nella sua protezione.
Il ruolo della Chiesa faentina
«Anche la Chiesa faentina si unì al coro di inviti rivolti al pontefice nel corso del XIX secolo affinché decretasse il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria – sottolinea il vescovo -. Monsignor Giovanni Maria Mastai Ferretti ereditò dalla madre e dalla famiglia una devozione mariana, semplice, ma profonda che conservò negli anni.
In qualità di “Cardinale Protettore” del Collegio Emiliani di Fognano, prima di ascendere al soglio pontificio con il nome di Pio IX, ebbe modo di conoscere e stimare profondamente suor Rosa Teresa Brenti, fondatrice e priora di quella Congregazione. La religiosa gli inviò una lettera da Fognano, datata 28 marzo 1848, in cui chiedeva al Papa di “vedere riconosciuto dalla Chiesa tutta Cattolica, come articolo di fede, il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima come verità indubitata”».
«Con la pubblicazione di questo volume– conclude monsignor Toso – si intende contribuire a promuovere la devozione mariana, da sempre fortissima a Faenza, che ci è stata trasmessa di generazione in generazione e che è nostro dovere trasmettere alle future, con l’incrollabile fiducia che Maria non abbandona i suoi figli e che con la sua materna protezione si affronta e si supera ogni difficoltà».