Cari fratelli e sorelle, nel contesto della liturgia della 33.a domenica inauguriamo il Centro diurno «La Tenda». Si tratta di un Centro di accoglienza ove le persone anziane o adulte sole, indigenti e/o senza fissa dimora possano trascorrere la giornata al caldo, condividendo alcune ore del giorno o anche tutta la giornata, partecipando a varie attività relazionali ed educative. Caritas e Comunità papa Giovanni XXIII si sono messe a disposizione per realizzare questo servizio, in collaborazione con i Servizi sociali della Romagna Faentina, Farsi prossimo e la Fondazione Pro Solidaritate. Durante questa celebrazione dell’Eucaristia, che precede la Benedizione dei locali e dei servizi, siamo sollecitati a riflettere sul significato di un’iniziativa che intercetta i bisogni di un numero crescente di persone e intende rispondere ad essi, in vista di un’esistenza più dignitosa.
Il brano del Vangelo di san Luca esordisce così: «In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”» (Lc 21,5-6). Cosa può dire a noi l’accenno alla distruzione del tempio di Gerusalemme, che era stato costruito come casa del Signore? Ci ricorda il tempo in cui il popolo di Israele discuteva per decidere di costruire per il Signore una casa degna di Lui, mentre era ospitato in una tenda. E ci ricorda anche che il Signore Gesù venne ad abitare con noi, mediante l’incarnazione, ponendo la sua tenda in mezzo al suo popolo. Si tratta di una tenda non come tutte le altre, ossia di una tenda che non è tessuta da mani d’uomo. La tenda che egli assume per vivere in mezzo a noi è l’umanità, intessuta nel grembo di Maria Vergine ad opera dello Spirito santo. Cristo assume la nostra condizione umana, diventa uno di noi, per vivere e camminare con noi. Assumendo la nostra umanità, il Figlio di Dio, che vince la morte e risorge, ci consente di condividere un destino di pienezza di vita e di immortalità. Il corpo glorioso di Cristo, in cui vive il «noi» della nostra comunità, è il nuovo tempio che ci è offerto per vivere in Lui il culto a Dio, il nostro «sacrificio» di amore. In tale tenda, siamo chiamati a vivere, con perseveranza e senza paura, rispetto ad ogni calamità e alla distruzione di ogni tempio fatto dall’uomo con pietre. Tutto in questo mondo passa. Il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa maestosa chiesa dedicata a san Domenico passa. Ciò che rimane e resta sempre, come ricchezze che non svaniscono, sono: il Signore Gesù, che è il tempio indistruttibile e il prossimo. Bella, dunque, l’immagine adottata per indicare il Centro di Accoglienza diurno: La Tenda, una tenda che rimanda ad un oltre, ossia a Cristo fattosi carne, unico Corpo nel quale noi tutti siamo e viviamo. Accogliere le persone bisognose nel Centro che si chiama Tenda significa, in definitiva, offrire ad esse, la nostra umanità, che grazie a Cristo, diviene tenda accogliente. Diventa tenda-che-accoglie vivendo nella Tenda, che è stata piantata in mezzo a noi dal Figlio, Uomo-Dio. Questa prospettiva dona uno spessore particolare all’accoglienza che si opererà nel Centro qui attiguo. Si è chiamati a essere e a farsi tenda, che accoglie la stessa «carne» di Cristo, e che nei deserti della vita, presenti anche in questa città, offre il caldo conforto di un’umanità, la nostra, vivente lo stesso amore consolante e rinfrancante di Gesù Cristo che serve.
Cari Responsabili, volontari, operatori, non dimenticate mai, allora, che ciò che farete a ognuno di coloro che accoglierete sarà fatto a Cristo stesso. Questa certezza sosterrà le vostre fatiche e il vostro dono d’amore, pieno di professionalità, attento alla persona di ognuno. Voi sarete le mani e il cuore di Cristo, ma anche le mani e il cuore del vostro Vescovo, della vostra Chiesa. Grazie!
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana