Quest’anno la giornata per il dialogo ebraico cristiano è caratterizzata dal testo profetico di Ezechiele con la scelta da parte della Commissione Episcopale della CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo e dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia di una pagina celebre sulla resurrezione al cap. 37. Nel sussidio della giornata si evidenzia che “l’immagine di Dio che traspare dal testo è quella del Creatore, come quella del racconto della creazione dove dona l’alito che fa vivere (cfr Gen 2). Forte di questa certezza il profeta può guardare al futuro: Dio ha creato e Dio creerà di nuovo. Emerge la presenza dello spirito di Dio capace di far rinascere, di far “ripartire”, di creare vita là dove c’era solo caos e morte. Il profeta attesta una fede che va oltre l’esperienza concreta e che si radica nel momento delle origini, completamente indisponibile all’uomo, ma comunque abitato dalla presenza efficace di Dio che interviene grazie al suo Spirito.”
In questa luce i vescovi ricordano le parole del Concilio: “La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano quando essa difende la dignità della vocazione umana, e così ridona la speranza a quanti ormai non osano più credere alla grandezza del loro destino. Il suo messaggio non toglie alcunché all’uomo, infonde invece luce, vita e libertà per il suo progresso” (GS 21). Siamo destinati ad un compimento. Come credenti desideriamo collaborare con tutti coloro che, seguendo le “aspirazioni più segrete”, contribuiscono a far nascere un mondo nuovo. Come credenti desideriamo offrire il nostro servizio a tutti per far sbocciare il Regno, rigenerando speranza, fiducia e coraggio.”
I rabbini ricordano che “in epoca moderna, con l’avvio del ritorno degli ebrei in terra d’Israele, questa pagina del profeta Ezechiele è stata letta in una prospettiva molto concreta di richiamo alla rinascita nazionale, e un’eco di questo approccio lo troviamo nelle parole del testo poetico, successivamente divenuto l’inno nazionale dello Stato d’Israele, composto nel 1877 da Naftali Herz Imber, che, con chiaro riferimento alle parole di Ezechiele dice, nella versione originale, “Non è ancora perduta la nostra speranza di tornare alla terra dei nostri padri”. Dopo la tragedia della Shoà, questo passo profetico di Ezechiele si è mostrato di un’attualità drammatica, non era più necessario ricercare alcun senso allegorico alla descrizione delle ossa rinsecchite, la cui visione era apparsa agli occhi del mondo in tutta la sua sconvolgente realtà, mentre le schiere dei risorti, descritti dal profeta, richiamano tutti i superstiti della Shoà che hanno cercato una nuova vita nel rinato stato ebraico.”
Nella città di Faenza questa giornata è anche quest’anno la prima di varie iniziative per il giorno della memoria e offrirà il 18 gennaio alle 18 nella chiesa di san Francesco l’intervento di Miriam Camerini, regista teatrale ed esperta di ebraismo, insieme al pastore valdese di Rimini Alessandro Esposito.
Viviamo mesi drammatici di guerra e di violenza per tutti gli abitanti di quella terra che in molti chiamiamo santa, l’esercizio del dialogo possa aiutare tutti i figli di Abramo e tutti gli uomini di buona volontà a far rinascere possibilità di convivenza pacifica in quei luoghi.
Il giorno seguente, 19 gennaio, sarà sempre Miriam Camerini a offrire la possibilità di comprendere meglio il senso dello shabbat con una cena performance presso l’Istituto Alberghiero di Riolo Terme (prenotazione necessaria qui https://forms.gle/GobReKDap523Vfmt8 ), occasione di dialogo e di conoscenza per gli studenti coinvolti e per quanti vorranno raccogliere l’invito.