Il pane come dono della terra, come frutto del lavoro di tanti. Il pane frutto del sacrificio di Cristo che, lasciandosi spezzare, diventa un dono da condividere. E’ stato questo il tema portante della 17esima Giornata per la custodia del creato che, nel nostro territorio, è stata celebrata oggi pomeriggio nella nuova sede didattica dell’Engim Marani.
Un momento di preghiera e di riflessione dalle diocesi di Ravenna-Cervia e Faenza-Modigliana e dalla Fondazione Engim, in collaborazione con Coldiretti Ravenna e Comando Gruppo Carabinieri Forestale di Ravenna. Un sentito momento di ringraziamento per quanto ancora la terra sa produrre, grazie al lavoro di tutta la società, guidato dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia monsignor Ghizzoni, accompagnato dal vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, dai diaconi Luciano Di Buò e Edo Miserocchi, dai rappresentanti della chiesa ortodossa, padre Daniele e padre Alexei.
Quante cose sa dirci un pezzo di pane. Basta saperlo ascoltare. Purtroppo il pane ci sembra scontato: lo troviamo ogni giorno sulla nostra tavola e lo mangiamo senza pensarci, quasi meccanicamente, senza badarci. Quel pane “per il quale Gesù ha avuto un’attenzione speciale – ha ricordato monsignor Ghizzoni nella sua omelia -. I Vangeli riportano una o due moltiplicazioni dei pani e ina di queste si dice chiaramente che Gesù ha compiuto non un gesto magico, ma che prese il pane, rese grazie, lo diede ai discepoli e lo spezza e nello spezzare fa sì che ci sia pane per tutti”.
“Il pane quotidiano, necessario, viene da Dio e ce lo fa dire al plurale come tutto il Padre Nostro. Gesù ci insegna a pregare al plurale, col noi, vuole che sia la comunità a pregare e non semplicemente l’individuo che cerca di sopravvivere e di avere il necessario per sé. Gesù ci ha insegnato a pregare come fratelli, perché la prima parola è padre e il noi non è il noi di un’aggregazione spontanea, di gente che simpatizza o che condivide semplicemente un obiettivo, è un noi di persone che riconoscono tutte insieme il medesimo padre e quindi necessariamente sono indotti a considerarsi fratelli. Quando noi preghiamo il padre nostro – ha poi aggiunto – e chiediamo il pane quotidiano, il pane essenziale, necessario per vivere, noi diamo voce a tutti i nostri fratelli e sorelle sparsi in ogni parte del mondo”.
Tre i momenti simbolici nel corso della cerimonia: la consegna di un pezzo di pane, l’esposizione davanti al celebrante di un pannello che riporta il simbolo del roveto ardente come segno dell’intenzione della comunità di togliersi simbolicamente i sandali in riconoscimento della terra come Santa terra, e la consegna al tavolo dei celebranti di un vasetto pieno di terra nel quale vengono piantati semi.
Accompagnato dai canti del coro di San Biagio, guidato dal maestro Migliavacca, il momento di preghiera e riflessione si è concluso con i saluti istituzionali di monsignor Toso, di padre Antonio Lucente, presidente della Fondazione Engim, che ha ricordato come la Fondazione abbia “deciso di strutturare percorsi formativi per operatori agricoli, inserendosi nella sfida che la Chiesa offre ai giovani di riscattare il loro presente e il loro futuro”, di padre Daniele, di Anna Mazzini, comandante dei Carabinieri del Gruppo Nucleo Forestale di Ravenna, che ha ricordato i tanti impegni e compiti che il Nucleo Forestale porta avanti nella sua missione di difesa e tutela dell’ambiente e degli animali, e di Nicola Dalmonte, presidente di Coldiretti Ravenna. Quest’ultimo ha messo in guardia da due minacce: da un lato “il rischio di perdere la principale fonte di sostentamento, che è il pane” e dall’altro quella “della dieta sintetica a cui i potenti della terra vogliono spingere. Con Coldiretti stiamo cercando di portare a conoscenza di tutti il peso di queste minacce e di combatterle”. Per il Comune di Ravenna ha portato i saluti l’assessore Livia Molducci.