Ci sono temi che, nella vita personale, sociale ed ecclesiale, spesso si impongono per la loro serietà e gravità. Le reazioni possono essere di paura, di insabbiamento, di giustizialismo di vendetta. Questi atteggiamenti non mirano ad affrontare profondamente e a lungo termine le questioni, anzi… La vera sfida è quella di fare di ogni evento un’occasione per crescere e formarci. L’impegno nella Chiesa per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, si muove su un duplice fronte: quello dell’affiancamento e cura di chi è stato ferito da qualche forma di abuso, ma soprattutto quello della prevenzione.
Affiancamento, prevenzione e formazione di tutta la comunità diocesana
Non esiste prevenzione più efficace che la formazione di quanti, in un ruolo più o meno costituito ufficialmente, si pongono in relazione con altri. Il nostro porci in relazione con gli altri, come discepoli di Gesù Cristo, ha un nome preciso si chiama “servizio”. Il servizio è il punto di partenza e di arrivo di ogni relazione autenticamente educativa e formativa. Essere servi, significa essere totalmente protesi all’altro, vederlo in senso profondo, cioè essere capaci di riconoscere la sua unicità e la sua verità. Essere servi, significa rinunciare a ogni forma di “potere” sull’altro, ed essere attivi affinché l’altro raggiunga la sua vocazione la sua libertà fino al punto da renderci “inutili” e capaci di accettare che l’altro con la sua vita ci dica: “tu non mi basti”.
Il servizio ha poi come seconda caratteristica quello di essere a nome di qualcuno. Il nostro servizio è ecclesiale: noi portiamo sempre non solo noi stessi, ma un “noi” che ci precede, e conduciamo a un “noi” che seguirà noi stessi. Se analizzassimo profondamente i disagi relazionali che giungono anche all’abuso, ci accorgeremmo, a uno sguardo piuttosto immediato, che al di la di patologie più gravi e complesse, esiste una immaturità umana e spirituale che porta, chi è posto in una qualche forma anche molto abbozzata di autorità, a non riuscire a vedere l’altro ma solo se stesso, e a percepirsi come punto di arrivo e di partenza e non mediazione di un “noi-Chiesa”, un “noi-famiglia” un “noi-società”.
Se esiste una autorità (augere=crescere) serve per far crescere l’altro, attraverso un magistero (magis-ter = tre volte grande) che è anche sempre un ministero (minus-ter = tre volte piccolo).
Su questi temi la nostra Chiesa di Faenza-Modigliana, propone un corso obbligatorio a tutti i catechisti ed educatori che potrete trovare a questo link.
Il 19 novembre la Giornata di preghiera per le vittime di abusi
Ci troveremo poi a pregare insieme domenica 19 novembre alle 19 in seminario a Faenza (ingresso da via Insorti 56) per chiedere al Signore il dono del Suo Spirito, perché si formino in noi gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo, il quale pur essendo di natura divina, svuotò se stesso assumendo la condizione di Servo. (Cf Fil 2)
L’equipe diocesana tutela minori