Un cambio di stile che trova le sue radici nell’Eucaristia. Così si è concluso il 31 luglio scorso, con la Messa celebrata dall’arcivescovo Lorenzo e dal vescovo di Faenza-Modigliana Mario Toso a Santa Teresa, Creattivo, il camp per giovani sui temi della sostenibilità e dei nuovi stili di vita organizzato dalla Caritas e dalla Pastorale Sociale e del Lavoro assieme a tante realtà del territorio. Una quindicina di giovani (e altrettanti dell’organizzazione) per 4 giorni hanno riflettuto, condiviso esperienze, giocato, esplorato best practices del territorio, pensato e progettato un’attenzione al Creato e alla casa comune che certamente avevano già dentro che che non può che essere cresciuta in questi giorni.
Una piccola luce per la nostra diocesi e per il territorio, così l’ha definita il diacono Luciano di Buò al termine della Messa, “che abbiamo acceso e che vorremmo far crescere”, anzitutto a partire dalla Giornata del creato, in programma il 23 settembre.
Ma le radici di questo cambiamento, come ha sottolineato monsignor Mario Toso nell’omelia, stanno appunto nell’Eucaristia: “se siamo risorti con Cristo, ci siamo svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e abbiamo rivestito l’uomo nuovo”. Un passo da fare ogni giorno, alla luce della Parola e della Messa.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del vescovo Mario Toso a conclusione della prima edizione di Creattivo
Cara Eccellenza, sig. arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, caro diacono Luciano di Buò, cari fratelli e sorelle, cari giovani partecipanti al CreAttivo. Nuovi stili per il Creato, in questi giorni abbiamo riflettuto sull’urgenza del cambio dei nostri stili di vita per assumerne di nuovi – san Paolo nella lettera ai Colossesi ci ha ricordato che, se siamo risorti con Cristo, ci siamo svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e abbiamo rivestito l’uomo nuovo (cf Col 3,1-5.9-11). Abbiamo riflettuto anche sulla necessaria intensificazione delle buone pratiche in vista dell’obiettivo di coltivare il creato e di rimediare ai danni subiti dalla nostra casa comune.
Celebrando l’Eucaristia non ci poniamo ai margini del grande impegno personale e comunitario richiestoci dall’ecologia integrale. Ci collochiamo al centro della sua scaturigine. Infatti, il memoriale dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, è per noi il «luogo» ove partecipiamo più intensamente alla «nuova creazione», iniziata da Cristo con la sua incarnazione. Vivendo il mistero della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo, di cui facciamo memoria nell’Eucaristia, ci uniamo alla grande opera della creazione continua che il Risorto compie nella storia dell’umanità e dell’universo. L’Eucaristia è il centro della rigenerazione del creato ferito e dilapidato. È causa della sua rinascita, come della rigenerazione dell’uomo.
Nell’Eucarestia, ove Cristo si dona totalmente per amore del Padre e dell’uomo, ponendoci in comunione con Dio e tra di noi, ci autotrascendiamo, superiamo i nostri individualismi egoistici, infrangiamo l’isolamento delle nostre coscienze e la loro autoreferenzialità. Veniamo aperti, attraverso la comunione con Dio Trinità, alla condivisione, alla cura per gli altri e per l’ambiente. La coscienza di essere uniti all’opera di rinnovamento di Cristo si traduce in nuove relazioni ed abitudini, in nuove scelte e stili di vita, in una rete mondiale di popoli e movimenti ecologici. Risveglia una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, per la gioiosa celebrazione della vita (cf Laudato sì , n. 207).
Più precisamente, l’Eucaristia ci fa compiere un salto verso il Mistero. E così, dall’immersione in Dio Trinità, sgorga l’etica ecologica – un’etica di condivisione e di responsabilità sociale -, di cui abbiamo urgente bisogno. Non solo ci offre informazioni importanti sul rapporto tra la persona, i popoli e il creato, che è stato dato da Dio a tutti gli uomini, non a pochi. Non solo ci dice, rispetto ad ecologismi immanentisti, l’eccedenza della persona sulla natura, ma ci ricorda anche i legami invisibili di solidarietà che ci uniscono in una sorta di famiglia universale. Inoltre, ci fornisce i mezzi culturali per superare i «miti» della modernità basati sulla ragione strumentale ed utilitarista, su un antropocentrismo piegato verso il consumismo e la tecnocrazia. Ci aiuta a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio.
L’Eucaristia che celebriamo, e che guarisce i nostri occhi avidi, le relazioni che strumentalizzano e devastano il pianeta, ci sospinge verso uno stupore contemplativo, verso una spiritualità che alimenta la passione per la cura del creato. Ci fa vivere una mistica che anima, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria. Sollecita una conversione ecologica, implicante l’assunzione di nuove scelte, di nuovi atteggiamenti e stili di vita, di piccoli gesti di cura reciproca. Incrementa l’amore per la società e il bene comune.
Per l’esperienza cristiana, tutte le relazioni umane, tutte le istituzioni, tutte le creature dell’universo materiale trovano il loro senso nel Verbo incarnato. E ciò perché il Figlio di Dio ha incorporato nella sua persona sia l’umano e le relazioni interpersonali e comunitarie, sia la materia e la corporeità. In Cristo incarnato, morto e risorto, si ha il risanamento delle relazioni dell’uomo con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo.
Le persone, risanate nel loro essere relazionale e comunitario, contribuiscono al rinnovamento del creato mediante molteplici percorsi ed apporti, quali: il cambio del modello di sviluppo globale (non solo economico e tecnologico), la diversificazione produttiva con minore impatto ambientale, una finanza a servizio dell’ecologia integrale, un’economia circolare (o del riciclaggio), la transizione dalle energie fossili alle energie rinnovabili, politiche relative ai cambiamenti climatici e alla protezione dell’ambiente; movimenti ecologici dal basso, capaci di influenzare la politica in ordine alla riforma delle istituzioni pubbliche, di coordinarle e di dotarle di buone pratiche (cf LS nn. 179-183); movimenti di consumatori e stili di vita che intaccano i profitti delle imprese e le obbligano a produrre in altro modo; cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso (cf LS n. 179); la conversione, l’educazione e la cittadinanza «ecologiche», implicanti la riduzione del consumo dell’acqua, la differenziazione dei rifiuti, la cura degli altri esseri viventi, il risparmio della luce e dell’energia; in particolare una spiritualità avente il suo perno nella domenica, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata. Il giorno della domenica annuncia e celebra la festa della vittoria della vita sulla morte, come anche il riposo eterno dell’umanità in Dio. Diffonde la sua luce sull’intera settimana ed incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri.
Quanto detto sin qui ha elencato un insieme di scelte, di atteggiamenti e di stili di vita che rappresentano il nostro contributo alla rigenerazione di tutte le cose in Cristo, che san Paolo descrive come un parto (cf Romani 8,22), doloroso, ma necessario, che dà alla luce cieli nuovi e terra nuova. L’Eucaristia che ci fa partecipare alla redenzione integrale di Cristo, una redenzione di tutto l’uomo e di tutto il creato ci ricorda la nostra vocazione di annuncio del Vangelo all’umanità e alla creazione.
Il Vangelo da proclamare è la vita e la persona di Gesù, colui che ha vissuto in pienezza la presenza di Dio in lui come “essere per la vita”, essere dono di sé fino alla fine, fino al compimento, in un amore che neanche la morte può vincere.
+ Mario Toso