Una grande festa per tutta la comunità. Don Marco Donati, è il nuovo parroco di San Savino e Pieve Ponte di Faenza. L’ingresso è stato celebrato il 5 novembre scorso nella messa presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso, di cui riportiamo l’omelia.
L’omelia del vescovo
Cari fratelli e sorelle, viviamo un momento particolare di gioia perché le vostre comunità parrocchiali di san Savino e di san Procolo alla Pieve Ponte ricevono il loro nuovo parroco nella persona del presbitero don Marco Donati. Non si tratta di un momento formale, che tocca in maniera estrinseca la vita dei credenti. Il nuovo parroco è colui che nella parrocchia affidatagli dal vescovo, con lo stesso vescovo è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, coadiuvato da altri presbiteri, diaconi e dall’apporto dei fedeli laici. Mentre rende presente e operante Gesù Cristo nella santa Chiesa, coordina Le attività parrocchiali a servizio del compito primario dell’evangelizzazione. Per mezzo della sua sollecitudine pastorale i fedeli rinascono dall’acqua e dallo Spirito per formare un’unica famiglia, riunita nell’ascolto della Parola, nella celebrazione dell’Eucaristia. L’esperienza della comunità cristiana trova nella frazione del pane il dato costitutivo della sua identità, il dinamismo d’amore della sua missione nel tempo. L’Eucaristia fa la Chiesa, la rende comunione-comunità, la costituisce popolo missionario nel mondo. Come ci ha detto l’odierna pagina evangelica (cf Lc 20, 27-38) si tratta di un popolo che vive in Dio, il Dio dei viventi, ossia Colui a cui appartiene la vita di tutti. Cristo, vincendo la morte, ci rende partecipi della vita del Padre, vita eterna e piena, e ci pone in cammino verso di Lui.
Caro don Marco, come Cristo, sii in mezzo al tuo popolo per animarlo e rincuorarlo nel gettare le reti, per costruire il Regno di Dio. Sii davanti ad esso per condurlo ad abitare nella città trascendente e gloriosa. Come ho avuto modo di scrivere nella Nota pastorale di quest’anno, ogni comunità ecclesiale deve fare qualcosa per costruire il Regno di Dio. Come Gesù, caro don Marco, invita i credenti, alle volte scoraggiati e delusi dalla pesca infruttuosa, a rientrare in sé stessi, a riconoscere la propria debolezza ed a riprendere con coraggio il lavoro apostolico, non confidando tanto su progetti umani e personali, bensì sul progetto di Dio: un progetto aperto a tutti, non solo ad un «piccolo gregge», a gruppi ristretti. La tua incipiente esperienza di parroco sarà supportata da comunità vive e ricche di iniziative pastorali, formative, grazie a famiglie, catechisti, educatori, grazie all’AC e all’ACR, agli scout dell’Agesci. Le tue parrocchie sono state abituate ad essere aperte al territorio, case tra le case, famiglie nelle famiglie, servizio d’amore cristiano nei luoghi della vita, del lavoro, della formazione, della sofferenza, della cura degli anziani. Basti pensare alla casa del Sole, ai Tigli, al Fontanone. Non vanno dimenticati in particolare i soggetti con cui hanno interagito, e cioè il Centro di Aiuto alla vita, la Casa-famiglia del papa Giovanni XXIII, il Seminario.
Sostenuto dalla preghiera della comunità dell’Ara Crucis, dall’aiuto pastorale di don Gianni e del diacono Danilo, dalla collaborazione del Consiglio pastorale e degli affari economici, potrai incrementare gli aspetti positivi delle tue comunità.
Le parrocchie potranno essere ancor di più scuola di preghiera, luogo ove si cresce nell’amicizia col Signore, nell’accoglienza del suo perdono. Il fatto che i bambini e i ragazzi vengano sì numerosi al catechismo, ma meno alla santa Messa, ti solleciterà a riscoprire, con le famiglie, la centralità della frazione del pane: con essa cresce la comunione tra le varie componenti ecclesiali, il senso missionario, lo slancio caritativo verso i più poveri.
La preghiera per le vocazioni era un pilastro dell’attività pastorale di don Romano, parroco dal 1977 sino al 2003. Lo rimane ancora oggi, a fronte della rilevante scarsità degli operai per la vigna del Signore. La presenza del gruppo liturgico e di tanti ministeri anche istituiti potrà imprimere un ulteriore impulso alla vita sacramentale, alla vita di contemplazione che tutti sono chiamati a praticare mentre si opera nei molteplici impegni. I giovani adulti, gli adulti, le famiglie, gli anziani hanno sempre bisogno di una formazione permanente.
Le diverse espressioni delle parrocchie, i diversi gruppi, le aggregazioni e le associazioni, con il tuo aiuto, potranno ancora di più gareggiare nello stimarsi a vicenda e a fare delle stesse parrocchie una casa e scuola di comunione.
Per il servizio alla comunione sono da potenziare gli organismi di partecipazione, incrementando la rotazione degli incarichi, educando alla corresponsabilità. La comunione andrà coltivata, in particolare, nella sua articolazione con l’unità pastorale e, su più vasto raggio, con la pastorale cittadina, oltre che diocesana, investendo sistematicamente nella formazione cristiana e spirituale dei giovani universitari e dei lavoratori, nonché dei numerosi professionisti di cui la città di Faenza è piena. Un aspetto oggi imprescindibile, curato da don Luca tuo predecessore, che qui ringrazio, è stato l’incontro con i cristiani di altre confessioni, in particolare con padre Mihail e la sua comunità moldava di san Savino, senza scordare l’attenzione e il dialogo con tante persone mussulmane e i credenti di altre religioni. La presenza dei credenti non sia presenza insipida nella società, bensì lievito potente di una nuova umanità, di una cultura aperta al trascendente.
La realtà che avrai difronte non è semplice, bensì complessa. Le parrocchie sono oggi, all’interno del cammino sinodale, chiamate a ripensarsi in chiave missionaria, a intensificare i rapporti e le collaborazioni con gli uomini e le donne di buona volontà che abitano i quartieri, a rispondere a urgenze educative sempre più evidenti tra i ragazzi e i giovani che né vanno a scuola né vanno a lavorare, esponendosi a vari rischi. L’aiuto del Signore, l’aiuto di don Bosco che tu conosci bene, il sorriso dei bimbi, la tenerezza e la dolcezza degli anziani ti apriranno il cuore alla speranza. Faranno scendere su di te la benedizione di Dio. I poveri e i più deboli ti faranno comprendere più profondamente e più concretamente che sei in mezzo al tuo popolo per servire più che per essere servito.
+ Mario Toso
Foto Morena Sansoni